Skip to main content

Ad un anno dalla firma dell’accordo tra Tunisia e Unione Europea, l’istituzione ufficiale di una Regione Tunisina di Ricerca e Soccorso (SRR) in mare (avvenuta a metà giugno) solleva diverse preoccupazioni. Per l’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO), una Regione di Ricerca e Soccorso è “un’area di dimensioni stabilite legata a un centro di coordinamento delle operazioni di soccorso in cui vengono forniti servizi di ricerca e soccorso.” Ciò significa che lo stato competente per quell’area è responsabile di coordinare le attività di ricerca e soccorso svolte da diversi attoriincluse le ONGche operano in acque internazionali. In particolare, SOS MEDITERRANEE teme che l’ampliamento della SRR tunisina possa risultare in un aumento delle intercettazioni di naufraghi in fuga dalle coste nordafricane, che quindi sarebbero riportati in Tunisia dalla Guardia Costiera nazionale, anche se il Paese non è riconosciuto come luogo di barco sicuro (POS, Place of Safety).  

La caccia all’uomo”: razzismo istituzionalizzato e xenofobia nel paese 

L’istituzione di una propria zona di competenza per le operazioni di ricerca e soccorso (zona SAR) arriva in un momento in cui diversi report di organizzazioni internazionali per i diritti umani e la stampa descrivono il progressivo deterioramento dei diritti e delle libertà civili in Tunisia, sia per i migranti che per i cittadini. Le persone provenienti dall’Africa Subsahariana sono oggetto di discriminazioni da quando, a partire dall’anno scorso a febbraio il presidente tunisino Saied ha attaccato “le orde di migranti illegali” accusandole di essere parte di un “piano criminale per modificare la composizione demografica [della Tunisia],” rompendo con la sua “affiliazione arabo-islamica”. Da questo annuncio in poi il numero di richieste per il rimpatrio volontario è cresciuto in maniera significativa, così come il numero delle partenze via mare. 

Violenze fisiche, furti, discriminazioni, l’allontanamento forzato nel deserto, gli arresti   arbitrari e i pericoli in mare sono tutti qualificati come atti di maltrattamento e tortura. Le persone che si spostano in Tunisia possono esercitare le proprie libertà fondamentali solo in maniera molto limitata e sono regolarmente vittime di persecuzioni supportate da un’ondata di xenofobia e discriminazione istituzionalizzate. Idrissou*, un giovane del Benin che è stato salvato dai team della Ocean Viking lo scorso agosto, ha parlato di una vera e propria “caccia all’uomo” in Tunisia nei confronti delle “persone nere di origine africana”, che quindi l’ha portato a lasciare il paese. 

Più di recente, venerdì 3 maggio 2024 prima dell’alba, le forze di sicurezza tunisine hanno cacciato centinaia di migranti e rifugiati, tra cui bambini, donne incinte e richiedenti asilo registrati presso UNHCR, che erano accampati in un parco pubblico nei pressi degli uffici di OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) e UNHCR a Tunisi. Hanno utilizzato gas lacrimogeni e taser contro i migranti, prendendo a calci e colpendo con i manganelli anche i bambini. Tre giorni dopo, nel suo appello al consiglio di sicurezza, il Presidente Saied ha riferito che le forze di sicurezza tunisine avevano riportato con la forza 400 persone al confine con la Libia, in un evidente atto di deportazione collettiva illegale. 

Abbiamo visto corpi galleggiare nell’acqua”: comportamenti violenti e pericolosi della Guardia Costiera Tunisina in mare

Contemporaneamente, sono stati segnalati comportamenti violenti e aggressivi in mare da parte della Guardia Costiera Tunisina, principalmente da parte della Guardia Nazionale, che hanno messo in pericolo la vita dei migranti in mareUn report redatto da Alarm Phone a giugno 2024, documenta con precisione le pratiche illegali e violente della Guardia Costiera Nazionale Tunisina nel Mediterraneo centrale. 

Diversi migranti, rifugiati e cittadini tunisini salvati in mare da ONG impegnate in operazioni SAR hanno denunciato gli abusi e le violenze subiti durante le intercettazioni, nonché la totale assenza di un meccanismo di soccorso delle imbarcazioni in difficoltà in mare. Alcuni dei sopravvissuti salvati dai team della Ocean Viking ad agosto 2023 hanno detto al nostro equipaggio che avevano assistito a naufragi e avevano visto corpi galleggiare in mare sia vicino alla spiaggia sia più avanti durante la traversata. Hanno riferito di avere visto pesci nutrirsi delle salme. Altri hanno raccontato di essere stati intercettati dalla Guardia Costiera Tunisina, oppure di essere stati avvicinati da pescatori che eseguivano manovre pericolose per rubare il motore dell’imbarcazione su cui cercavano di fuggire. 

Rischi e preoccupazioni associate all’istituzione di una Regione tunisina di Ricerca e Soccorso 

Il riconoscimento ufficiale di una Regione Tunisina di Ricerca e Soccorso comporta un ampliamento dell’area geografica sotto la giurisdizione della Guardia Costiera Tunisina, che ora può operare in una zona marittima più estesa rispetto al passato. In particolare, la nuova zona SAR tunisina travalica i confini della regione dove la Guardia Costiera operava già informalmente, sovrapponendosi parzialmente alle regioni SAR maltese e libica, e arrivando a confinare con quella italiana. 

Quindi, ci si può aspettare che adesso la Guardia Costiera Tunisina opererà in aree della tratta tunisina che prima erano sotto la giurisdizione delle autorità italiane. “Temiamo che l’ampliamento della SAR tunisina possa portare un numero maggiore di intercettazioni di naufraghi che fuggono [dalle coste nordafricane] e che poi vengono riportati in Tunisia—che non è un porto sicuro (POS)—dalla guardia costiera tunisina.” Spiega Soazic Dupuy, direttrice delle operazioni di SOS MEDITERRANEE.La sovrapposizione di regioni SAR potrebbe anche complicare ulteriormente il coordinamento tra diversi stati costieri, portando a una minore prontezza in caso di pericolo in mare.” 

Gli sfollamenti forzati e il crescente numero di intercettazioni denotato il mancato rispetto del principio di non respingimento sancito dal diritto umanitario internazionale, in quanto si applica a tutte le forme di espulsione, indipendentemente dalla nazionalità o dallo status migratorio del soggetto. 

In Tunisia, lasciare il paese illegalmente è reato, cosa che contraddice di per sé il diritto di fare richiesta di asilo in caso di timore di persecuzione. Questa legge criminalizza i cittadini e le cittadine tunisini/e che fanno richiesta di asilo quando ritornano nel loro paese. 

 

*I nomi sono stati modificati per garantire la privacy

 

Foto: Stefano Belacchi/SOS MEDITERRANEE