Quadro giuridico
Dall’inizio delle operazioni nel 2016, SOS MEDITERRANEE si è sempre impegnata a rispettare l’insieme delle convenzioni internazionali che definiscono gli obblighi del soccorso in mare. Il diritto marittimo sancisce l’obbligo dei capitani di prestare assistenza a qualsiasi persona in difficoltà in mare, come pure l’incondizionalità del salvataggio, il rispetto della dignità delle/i sopravvissute/i e l’obbligo per le autorità marittime di coordinare le operazioni di soccorso in mare e di assegnare un luogo sicuro di sbarco alle persone superstiti nel più breve lasso di tempo.
Questo quadro giuridico è stabilito nelle convenzioni internazionali che definiscono gli obblighi di salvataggio in mare e di non respingimento dei rifugiati.
- Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare (SOLAS) – Londra (1974)
- Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo (SAR) – Amburgo
- Convenzione delle nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) – Montego Bay (1982)
- Linee guida sul trattamento delle persone soccorse in mare – risoluzione IMO MSC 167(78) (2004)
- Convenzione relativa allo status dei rifugiati (Convenzione di Ginevra) 1951
Tutte le azioni di SOS MEDITERRANEE in mare rispettano il diritto internazionale di riferimento.
Ricerca e soccorso in mare: un obbligo giuridico internazionale per gli Stati e i capitani delle navi
Il salvataggio in mare: una tradizione e un obbligo marittimo antico
Le nostre operazioni in mare si basano sul diritto marittimo e sulle convenzioni internazionali (come SOLAS 1974, SAR 1979, UNCLOS 1982). La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 10 novembre 1982 stabilisce che: “Ogni Stato richiede al capitano di una nave che batta la sua bandiera, nella misura in cui può farlo senza grave pericolo per la nave, l’equipaggio o i passeggeri: (a) di prestare assistenza a qualsiasi persona trovata in mare in pericolo di scomparire” (Articolo 98 (1)). L’obbligo di prestare soccorso in mare a chiunque si trovi in pericolo è generalmente riconosciuto come norma consuetudinaria e ricade in capo a qualunque Stato, e comandante, che possa effettivamente prestare soccorso.
Durante le nostre operazioni in mare, SOS MEDITERRANEE cerca sempre attivamente il coordinamento con tutte con le autorità marittime competenti, informandole ad ogni passo di un’azione di ricerca e soccorso.
Coordinamento delle operazioni di ricerca e soccorso: un obbligo legale dimenticato nel Mediterraneo centrale.
I centri di coordinamento per i soccorsi marittimi sono responsabili di determinare con chi dobbiamo cooperare durante un’operazione di soccorso. Indicano anche se e quando trasferire le persone soccorse da altre navi e infine in quale porto sbarcarle. Dal 2018, a seguito dell’istituzione della Regione di ricerca e soccorso libica sotto la responsabilità del centro di coordinamento per i soccorsi di Tripoli, nelle acque internazionali, SOS MEDITERRANEE si trova di fronte a una crescente mancanza di coordinamento e condivisione di informazioni da parte delle autorità marittime.
Poiché il Centro di coordinamento per i soccorsi libico (JRCC), ufficialmente responsabile del coordinamento delle operazioni di ricerca e soccorso nella Regione di ricerca e soccorso (SRR) libica, non risponde alle richieste di coordinamento delle ONG, il ponte della Ocean Viking tiene informate sulle sue operazioni tutte le autorità marittime in grado di aiutare: le autorità italiane e maltesi.
La Ocean Viking partecipa a operazioni di ricerca e soccorso non solo nella Regione di ricerca e soccorso libica, ma anche in tutto il Mediterraneo centrale, di cui una parte dipende dalle regioni di ricerca e soccorso italiana e maltese. Anche se il coordinamento è mancato negli ultimi anni, ci sono ancora casi rari in cui la Ocean Viking riceve istruzioni dalle autorità marittime, compresa la guardia costiera italiana, di intervenire in una ricerca o di dirigersi verso un caso di emergenza.
Nessuna discriminazione nel soccorso in mare
Come stabilito dalla Convenzione SOLAS, l’obbligo di prestare assistenza alle persone in pericolo “si applica indipendentemente dalla nazionalità o dallo stato di tali persone o dalle circostanze in cui si trovano” (Regola 33 della Convenzione SOLAS, 1974 (adottata il 20 maggio 2004)). Di conseguenza, SOS MEDITERRANEE soccorre le persone in pericolo in mare perché è un obbligo giuridico oltre che un imperativo morale. Trattare i naufraghi con dignità, umanità e permettere loro di sbarcare il prima possibile in un luogo sicuro, sono solo alcuni dei punti salienti che caratterizzano la normativa sul soccorso in mare: tra gli altri principi, troviamo l’obbligo di soccorso incondizionato e senza indugio e quello di assistenza senza discriminazioni, indipendentemente da nazionalità, status o circostanze.
Designare rapidamente un luogo sicuro per i sopravvissuti: un obbligo per gli Stati costieri
Secondo le convenzioni marittime, un soccorso è completato solo quando i sopravvissuti sono sbarcati in un luogo sicuro (SOLAS / capitolo 5 / regola 33). La Convenzione SOLAS del 1974 e gli emendamenti alla Convenzione SAR del 2004 stabiliscono che “in ogni caso”, un luogo sicuro deve essere “fornito entro un periodo ragionevole”. Inoltre, la “cooperazione e il coordinamento” tra i governi contraenti sono prescritti per garantire “che i sopravvissuti assistiti siano sbarcati” dalla nave che li assiste e portati in un luogo sicuro “.
La Libia non può essere considerata un luogo sicuro
Un luogo sicuro è definito come “un luogo in cui la sicurezza della vita dei sopravvissuti non è più minacciata e in cui possono essere soddisfatte le loro necessità umane fondamentali (come cibo, riparo e cure mediche) … ” (Appendice alla Convenzione SAR del 1979, 1.3.2.). Questi criteri richiesti per un luogo sicuro non sono rispettati in Libia. Diversi rapporti di Human Rights Watch, della Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia e dell’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani dimostrano che i “migranti” e i “rifugiati” sono esposti a violazioni dei diritti umani su vasta scala in Libia, tra cui detenzione arbitraria, tortura, lavoro forzato e sfruttamento sessuale. Inoltre, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) continua a sostenere che la Libia non può essere considerata un luogo sicuro per lo sbarco dopo un soccorso in mare.
Le intercettazioni e i respingimenti dei naufraghi in fuga dalla Libia sono illegali
La Convenzione di Ginevra del 1951, all’articolo 33, delinea il concetto giuridico di non respingimento, che impone il divieto di espulsione e di rinvio al confine di un rifugiato da parte di uno Stato. Quest’ultimo, infatti, non può respingere in nessun modo un rifugiato o presunto tale verso territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a causa della sua etnia, religione, cittadinanza, appartenenza ad un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche.
Le intercettazioni e i respingimenti verso la Libia, che non può considerarsi un luogo sicuro, effettuati dalla guardia costiera libica sono dunque illegali secondo quanto previsto dal diritto internazionale umanitario.
Umanità e dignità alla base del soccorso in mare
A bordo della nave, dopo un salvataggio, la dignità dei sopravvissuti e le loro esigenze immediate devono essere rispettate: come sancito dal regolamento Ue n° 656/2014, e dalla Direttiva IMO MSC 167(78), tutti i naufraghi devono essere trattati con umanità e rispetto ed i loro bisogni soddisfatti.
I principi del diritto internazionale: umanità e dignità alla base del soccorso in mare
A bordo della nave, dopo un salvataggio, la dignità dei sopravvissuti e le loro esigenze immediate devono essere rispettate: come sancito dal regolamento Ue n° 656/2014, e dalla Direttiva IMO MSC 167(78), tutti i naufraghi devono essere trattati con umanità e rispetto ed i loro bisogni soddisfatti.
#1
Obbligo di prestare assitenza
I capitani e gli Stati hanno l’obbligo di prestare assistenza senza indugio a chiunque si trovi in difficoltà in mare
#4
Soccorso incondizionato
L’obbligo di assistenza si applica indipendentemente dalla nazionalità e dallo status delle persone in pericolo, o dalle circostanze in cui si trovano
#2
Umanità
A bordo della nave, dopo un salvataggio, la dignità dei sopravvissuti deve essere rispettata e i loro bisogni immediati soddisfatti
#5
Sbarco rapido
I sopravvissuti devono essere sbarcati in un luogo dove la loro sicurezza non è più a rischio, non appena ragionevolmente possibile, e con una deviazione minima rispetto al percorso inizialmente previsto dalla nave
#3
Luogo sicuro
“Un luogo in cui le operazioni di salvataggio sono considerate terminate. È anche un luogo dove la vita dei sopravvissuti non è più minacciata e dove. i loro bisogni fondamentali possano essere soddisfatti (cibo, alloggio e cure mediche)”
#6
Libertà di navigazione nelle acque internazionali
Le navi di ogni Stato hanno il diritto di navigare in alto mare
La cooperazione tra Stati
La Convenzione SAR e la Convenzione SOLAS impongono agli Stati l’obbligo di cooperare e coordinarsi in modo che i capitani delle navi che forniscono assistenza siano autorizzati a sbarcare le persone soccorse in un luogo sicuro. Per raggiungere questo obiettivo, impongono obblighi interdipendenti a tre categorie di Stati: gli Stati costieri, gli Stati di ricerca e soccorso (SAR) e tutti gli Stati interessati.
Lo Stato SAR in cui si è verificato il salvataggio ha il compito di assicurare il coordinamento e la cooperazione tra le Parti contraenti, in modo che i marittimi che hanno prestato assistenza possano essere assistiti tempestivamente. Queste Convenzioni impongono quindi a tutte le Parti contraenti l’obbligo di coordinarsi e cooperare per garantire che i comandanti delle navi che prestano assistenza possano adempiere ai loro obblighi con una deviazione minima dall’itinerario previsto per la loro nave.
Nella ricerca di imbarcazioni segnalate in difficoltà, così come nelle operazioni di soccorso, nonostante tutti i tentativi di coordinamento, la Ocean Viking rimane quasi costantemente senza risposta dalle autorità marittime libiche. Di fronte a questo silenzio, la Ocean Viking non ha altra scelta che chiedere aiuto ai centri di coordinamento per i soccorsi marittimi più in grado di aiutare, ovvero l’Italia e Malta.