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Il contesto del Mediterraneo

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morti nel Mediterraneo centrale dal 2014

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solo nel 2016

40.128

persone soccorse dal 2016 da SOS MEDITERRANEE
Aggiornato al 14-03-2024

Ogni anno, migliaia di persone tentano di attraversare il Mar Mediterraneo dopo essere fuggite da situazioni insopportabili di guerra, violenza e povertà nei loro paesi d’origine o lungo le rotte migratorie.

Molte di loro si trovano “intrappolate” in Libia dove subiscono torture, violenze e schiavitù, a volte anche per anni. Sono pronte a correre qualsiasi rischio per sfuggire a ciò che molte di loro descrivono come “l’inferno libico”. Dalla fine della missione Mare Nostrum nel 2014, diverse ONG, tra cui SOS MEDITERRANEE, si sono adoperate per mettere in mare dispositivi civili di salvataggio e soccorrere le persone in pericolo nel Mediterraneo centrale. Da allora, non abbiamo mai smesso di reclamare il ripristino di un‘operazione di salvataggio istituzionale: nonostante ciò̀, dal 2014 più di 22 mila persone sono morte tentando di attraversare il Mediterraneo centrale su imbarcazioni di fortuna, rendendo questa via la rotta migratoria marittima più letale al mondo. Nel 2022, il Mediterraneo centrale ha fatto 1.417 vittime accertate. Un numero sicuramente ben al di sotto della realtà̀, giacché non tiene conto dei numerosi naufragi di cui non si ha purtroppo alcuna testimonianza.

Questa forte mortalità si spiega in particolare con la notevole distanza (300 a 400 km di mare aperto) che separa la Libia dall’Europa, unita alla mancanza di coordinamento dei soccorsi e dei mezzi di salvataggio e alla pericolosità delle condizioni in cui le persone tentano una simile traversata, su imbarcazioni inadatte alla navigazione (quasi sempre sovraccariche, in assenza di giubbotti salvagente e con sistematica insufficienza di approvvigionamento di carburante, cibo e acqua). Tuttavia, le partenze dalla Libia continuano, d’estate come d’inverno. A bordo della Ocean Viking, numerose persone superstiti riportano che preferiscono morire in mare che restare in Libia.

Grafico dei decessi accertati nel Mediterraneo dal 2014

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2013

L’intensificarsi delle migrazioni di massa nel Mediterraneo e i grandi naufragi davanti alle coste d’Europa

In seguito alle cosiddette “primavere arabe” e con la crescente precarietà in diversi Paesi del mondo (in primis la Libia, che dal 2011 si trova in una condizione di instabilità tuttora irrisolta), i flussi migratori attraverso il Mediterraneo si intensificano: sempre più persone, infatti, cercano salvezza e migliori condizioni di vita in Europa provando a superare i confini marittimi meridionali europei.

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2013-2014

Inizio e fine dell’operazione Mare Nostrum

In seguito a questi due avvenimenti, il governo italiano dell’epoca avvia l’operazione Mare Nostrum, prima e unica missione istituzionale umanitaria in mare di grande portata. In un anno di operatività, Mare Nostrum portò in salvo circa 150.000 persone.

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2015-2016

La nascita delle “ONG del mare”

Il 18 aprile 2015, al largo di Malta, avviene un nuovo drammatico naufragio: più di 700 vittime, più di 270 dispersi e solo 28 superstiti. Ad oggi, si tratta del naufragio più grande della storia del Mediterraneo.

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2017

Gli accordi con la Libia e la criminalizzazione delle ONG

Vista la mole di arrivi sulle coste europee negli anni precedenti (circa 334.000 persone solo in Italia), l’UE afferma una tendenza all’esternalizzazione della gestione dei confini attraverso accordi politico-economici con Paesi di transito come Turchia e Libia.

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2018-2019

L’ostilità continua: la “politica dei porti chiusi”

Nell’estate 2018, il nuovo governo italiano decide di attuare quella che venne definita “politica dei porti chiusi”: le navi ONG rimangono così bloccate, anche per settimane, fuori dalle acque territoriali italiane (stand-off).

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2019

Meno arrivi dal mare, ma mortalità in aumento

Nel 2019, nonostante un calo nel numero di arrivi via mare, si registra un aumento della mortalità nel Mediterraneo centrale. Dopo mesi di stallo, nell’estate del 2019, diversi Stati membri dell’Unione Europea iniziano a discutere di un meccanismo temporaneo di sbarco e distribuzione delle persone soccorse.

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2020-2021

Pandemia e persecuzione amministrativa contro le navi ONG

L’attività delle ONG in mare nei primi mesi del 2020 è limitata dalla pandemia da Covid19. La stessa porta ad un peggioramento delle condizioni socioeconomiche nei Paesi di origine dei migranti e anche delle condizioni già disumane nei centri di detenzione in Libia.

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2021

L’anno più mortale del Mediterraneo dopo il 2017

L’anno 2021 è segnato da un peggioramento della crisi umanitaria nel Mediterraneo centrale. Sia il numero di persone decedute in mare che il numero di persone respinte con la forza verso la Libia aumentano in modo significativo. Nel corso del 2021, 1.553 persone perdono la vita nel Mediterraneo centrale, tra la Libia e l’Europa, secondo l’IOM (Missing Migrants Project). Ciò rappresenta un aumento di oltre il 50% rispetto al 2020. Mentre il numero di persone decedute in mare era diminuito anno dopo anno dal 2016 al 2020, la tendenza si inverte e la situazione è nuovamente peggiorata.

2022

La prassi dei porti lontani

Nel 2022, il Centro libico di coordinamento dei salvataggi (MRCC) continua a non rispettare i suoi obblighi marittimi: non ha risposto ai messaggi delle ONG di soccorso in mare, né condiviso informazioni per organizzare operazioni di ricerca e salvataggio.

continua

2023

Altri due grandi naufragi, mentre continua l’intralcio alle operazioni delle navi ONG e si stringe un nuovo accordo con la Tunisia

I fatti controversi con cui si conclude il 2022 sono seguiti dall’emanazione del cosiddetto Decreto anti-ONG (o “Decreto Piantedosi”), che entra in vigore il 2 gennaio 2023.

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