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Aquarius

È un grande esercizio quello effettuato dal team di SOS Méditerranée e di Médecins Sans Frontières (MSF), per prepararsi alle operazioni di pronto intervento e salvare vite a bordo della Aquarius.

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13:02: la radio manda la sua eco attraverso lo scafo della nave. È un pomeriggio tranquillo, che viene interrotto dalla voce di Mark, che proviene dalla radio. La logistica di MSF annuncia un’imminente operazione di soccorso. Sarà un interevento pericoloso. Il mare è agitato: onde di una certa potenza s’infrangono contro il lato sinistro della nave. Non si sa ancora quante siano le persone da soccorrere. L’unica certezza è che sono a rischio della vita.

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Il rumore dei passi che attraversano la Aquarius diventa più frenetico. In pochi secondi, viene assegnata ad ognuno la propria postazione. Lo scenario ha inizio. Dato che il mare è troppo mosso per usare i RHIBs, il team Search and Rescue (SAR) rappresenta il ruolo delle vittime. Urlano di dolore; giaciono privi di coscienza; sono scossi da brividi violenti dovuti al freddo e alla fatica o gridano per la morte di persone care. Più lo scenario immaginato è vicino alla realtà, migliore è il risultato della preparazione.
Heidi inizia il triage. È un’infermiera con esperienza; usa i codici colore, che trascrive sul braccio di ogni vittima. ‘Rosso’ per I pazienti che richiedono cure mediche immediate, ‘giallo’ per i casi meno urgenti e ‘verde’ per coloro che possono attendere. Il ‘nero’ è riservato alle persone che hanno ormai perso la propria vita in mare.

Ripetere per migliorarsi

La simulazione dura 40 minuti. L’adrenalina è in circolo, il tempo vola. In totale sono tredici pazienti, quattro dei quali devono essere trasportati in infermeria mediante barella. Il team di soccorso trasporta i pazienti con grande cautela, ma i passaggi stretti e le scale che portano dal ponte all’infermeria complicano le operazioni di trasferimento. Stéphane, che di solito guida il RHIB2, recita il ruolo di una madre disperata, il cui figlio è in preda a garve ipotermia. È completamente immerso nel suo ruolo e recita con partecipazione vera. Sa quale sia l’importanza di una rappresentazione realistica. Durante la riunione conclusiva riporta: “Sulla barella sono stato sbattuto a destra e a sinistra”. Questa è la ragione per cui è utile effettuare il training. La squadra non può che migliorare le proprie prestazioni, a forza di ripetere e con esercitazioni costanti. Per Connor, il medico a bordo, “è come fare sport. Più si pratica, migliori sono i risultati ottenuti”.

Lavoro di squadra

“Tutti per uno, uno per tutti”, è il principio cardine a bordo della Aquarius. Ognuno deve aiutare. Durante le emergenze, il cuoco lascia il grembiule da cucina per mettersi la sua cerata; i giornalisti mettono da parte macchina fotografica e penna per iniziare la distribuzione dei kit di sopravvivenza ai migranti esausti. Klaus Merkel, il Coordinatore SAR, afferma: “Questa esercitazione mostra l’importanza della collaborazione. Il team medico non potrebbe lavorare da solo”. La squadra di soccorso opera soprattutto in mare, ma non solo. Durante le emergenze, quando le necessità di cure mediche rischiano di sopraffare le capacità di risposta dell’equipaggio, è essenziale ricordare il principio: “Tutti per uno, uno per tutti”. È in questi momenti di intenso sforzo collaborativo che lo slogan di SOS Méditerranée “TogetherForRescue” prende vita in modo concreto.

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Testo: Perrine Baglan

Traduzione: Sara Gisella Omodeo

Photo credits: PBar/SOS MEDITERRANEE

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L’associazione SOS MEDITERRANEE è interamente finanziata dalla popolazione solidale a livello globale, dall’appoggio della società civile europea!

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