Aquarius, Marzo 2017
Testimone W.
Si chiama W.,
Corre a piedi nudi sul ponte dell’Aquarius. Come unico bagaglio ha portato con sé i ricordi della sua famiglia. Il suo passaporto è stato confiscato. La dignità gli è stata tolta. Ridotto alla schiavitù, non gli resta altro che la speranza di una vita migliore.
Per il giovane uomo di 17 anni l’avventura comincia. Prende l’aereo per la prima volta. All’aeroporto, viene condotto insieme ad altri passeggeri in una stanza scura ed isolata. Degli uomini li aspettano con dei cartelloni. W. deve prendere un autobus diretto ad Al Zawiyah, una città situata nel nord-ovest del paese, sulla costa mediterranea. è qui che scatta la trappola. Il ragazzino di Manipur comincia una vita molto lontana da quello che gli era stata promessa. Scopre con orrore la realtà della schiavitù moderna in tutta la sua violenza. W. lavora 13 ore al giorno, senza essere pagato. I suoi carcerieri gli danno appena da mangiare. In questa casa è ridotto al silenzio, allo stato di un animale. Ma non ha più nulla da perdere, già non è più nessuno. Allora piange. « Dove sono finiti i miei soldi? Dov’è il mio passaporto? ». Nessuna risposta.
Fugge, la paura gli attanaglia il ventre. Impossibile lasciare la Libia via terra, sceglie così il mare. Sono le 10:30 quando Wahid arriva sul ponte di la Aquarius. Un’ora più tardi, il vento soffia nelle orecchie dei sopravvissuti, le onde si infrangono con più violenza, il mare diventa capriccioso. Hanno scampato il peggio. Senza i soccorritori di la Aquarius, il loro canotto non ce l’avrebbe mai fatta. Si chiama Wahid e vivrà.
Testo: Perrine Baglan
Traduzione: Flavia Citrigno
Ph: Laurin Schmid/SOS MEDITERRANEE
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