“Ciò che è successo due giorni fa e a cui il team della Ocean Viking ha assistito prima indirettamente poi direttamente, è di una gravità assoluta: anche se la società civile monitora da vicino queste violazioni, molte domande rimangono senza risposta. Chiediamo un’indagine approfondita sugli eventi che circondano questo incidente. È imperativo accertare le responsabilità per i ritardi e la cattiva gestione dell’operazione di salvataggio, così come le tre persone morte in mare, e determinare chi è stato responsabile di aver ordinato alla MV Bobic di sbarcare le persone in Libia”. Così Valeria Taurino, direttrice generale di SOS MEDITERRANEE Italia.
I fatti sono accaduti tra il 24 e il 26 maggio, quando un barchino di legno sovraccarico è stato soccorso da tre diversi assetti, tra cui la Ocean Viking, in tre diversi momenti: la barca è rimasta per oltre quattro giorni in mare in condizioni meteorologiche sempre peggiori mentre le autorità marittime di competenza abdicavano alle loro responsabilità di coordinare i soccorsi e, dopo, impartivano ordini violazione del diritto marittimo e dei diritti umani.
“Tre persone sono morte e molte di quelle recuperate dal team di SOS MEDITERRANEE erano in condizioni critiche – continua Taurino – tanto che sono state necessarie delle evacuazioni mediche urgenti: questa assenza di coordinamento da parte di chi dovrebbe gestire il soccorso in mare è ingiustificabile, e le conseguenze le pagano solo le persone che scappano per essere aiutate, invece vengono sistematicamente ignorate”.
Ecco quanto successo, secondo la nostra ricostruzione, in quelle 48 ore:
Nonostante il primo allarme dato dalla rete di soccorso civile Alarm Phone e le molteplici comunicazioni alle autorità marittime libiche, italiane e maltesi, non è stato fornito alcun supporto adeguato da parte dei centri di coordinamento del soccorso responsabili, lasciando le tre navi a rispondere all’emergenza senza alcuna guida o coordinamento. Nel frattempo, un secondo caso di emergenza segnalato da Alarm Phone, a sole 23 miglia nautiche a nord dalla prima imbarcazione in legno con 116 persone a bordo, è stato preso in carico dalla Guardia costiera italiana, dimostrando che nella zona erano disponibili mezzi per il soccorso.
Una prima operazione ha avuto luogo sabato notte, 24 maggio, con un meteo avverso, quando la nave mercantile MV Bobic è riuscita a evacuare solo 35 dei 116 naufraghi, perdendo poi di vista l’imbarcazione in pericolo. Nonostante le disperate richieste di assistenza e di istruzioni al MRCC (centro di coordinamento) responsabile, il Capitano non ha avuto altra scelta se non quella di affidarsi alle organizzazioni civili (Alarm Phone e SOS MEDITERRANEE) per rispondere ad una situazione di pericolo imminente. Durante il tentativo di soccorso da parte della MV Bobic, 3 persone sono annegate. Una nave mercantile senza il coordinamento necessario non è una risorsa adeguata a fornire assistenza nelle operazioni di salvataggio di massa. Inoltre, nonostante le forti preoccupazioni del Capitano per le implicazioni legali, lo Stato di bandiera della MV Bobic ha dichiarato che “l’MRCC Roma si è coordinato con il JRCC Libia per garantire che i 35 migranti venissero rimossi dalla nave il prima possibile”, il che ha comportato il ritorno forzato dei sopravvissuti in Libia, in violazione del diritto internazionale e marittimo. Sono stati trasbordati alla guardia costiera libica al largo di Zawiyah e, secondo quanto riferito, portati nella famigerata “prigione di Osama” a Zawiyah.
Le persone rimaste a bordo della barca in legno sono poi rimaste senza alcun contatto per quasi un giorno. Nella notte di domenica 25, la nave italiana di appoggio alle piattaforme, ECO ONE, ha tratto in salvo 26 persone dalla stessa imbarcazione di legno in pericolo ma non ha potuto completare l’evacuazione a causa del maltempo, sbarcandole poche ore dopo a Lampedusa. L’informazione era dunque stata trasmessa alle autorità italiane nel pomeriggio, ma non era stata comunicata alcuna allerta alla Ocean Viking, che avrebbe potuto supportare prima i soccorsi.
Poco dopo, infine, nella notte tra il 25 e il 26 maggio, la Ocean Viking, ha tratto in salvo i 53 sopravvissuti rimasti, tra cui 6 bambini, 19 donne e 28 minori non accompagnati. Nonostante le gravi condizioni mediche a bordo e il trauma psicologico dei sopravvissuti separati gli uni dagli altri, e dopo aver assistito all’annegamento dei loro compagni di viaggio, alla Ocean Viking è stato assegnato come porto di sbarco quello di Livorno. Martedì notte, cinque persone sono state evacuate dalla Guardia costiera italiana al largo di Lampedusa, per via delle loro condizioni di salute. Tra loro, un bambino di 8 mesi e una persona che è quasi annegata prima di essere salvata.
Martedì mattina la Ocean Viking ha effettuato un’altra sosta a Porto Empedocle, per ottemperare alla decisione del Tribunale per i Minorenni di Palermo di sbarcare minori e familiari, come richiesto da SOS MEDITERRANEE. Ignorando i nostri molteplici appelli per lo sbarco totale, alle restanti 13 persone a bordo non è stato permesso di sbarcare, costringendo ad un’altra separazione, poiché Livorno è stata confermata come porto sicuro.