Shararah* è una giovane donna di 25 anni, originaria dell’Afghanistan, che ha trovato nella Muay Thai non solo una passione, ma una forza che le ha permesso di affrontare le difficoltà della sua vita. Il 15 dicembre 2024 è stata salvata insieme a 128 altri sopravvissuti in una complessa operazione di soccorso nel Mar Ionio, a pochi passi dalla costa italiana, dopo aver trascorso sei giorni in mare.
Per Shararah, come per tantissime altre donne che incontriamo nel Mediterraneo, attraversare il mare non è solo un viaggio, è una lotta per i propri diritti. È il rifiuto di accettare le violenze, le regole oppressive e le disuguaglianze che cercano di spegnere la loro forza, la loro voce, e il loro diritto di scegliere.
Una passione che resiste
Shararah è cresciuta a Kabul, dove ha iniziato a fare boxe a soli dieci anni. Lo sport da combattimento è una tradizione di famiglia: “Mio fratello è insegnante di Taekwondo e mia sorella è anche una campionessa di Muay Thai,” racconta. In un Paese dove le ragazze non hanno il diritto di andare a scuola o praticare sport, sua madre è stata sempre la sua più grande sostenitrice, dicendole: “Credo in te, segui la tua passione, non lasciare che nulla ti fermi.” Per Shararah, la Muay Thai è diventata non solo un modo per esprimere sé stessa, ma una vera e propria battaglia contro le ingiustizie del suo Paese.
Il suo percorso, però, non è stato facile. Shararah appartiene alla minoranza Hazara, perseguitata dai talebani, e ha dovuto fuggire dall’Afghanistan con suo marito. La sua vita è cambiata radicalmente quando è dovuta partire per la Turchia, dove ha dovuto affrontare anni di difficoltà, senza poter praticare il suo sport. “In Turchia, non riuscivo ad allenarmi. Mi sentivo persa, senza speranza,” racconta. Ma la sua determinazione è stata più forte della disperazione: il suo sogno di continuare a combattere non si è mai spento.
Il viaggio verso la speranza: la lotta per la libertà
Dopo tre anni, Shararah e suo marito sono riusciti a raccogliere abbastanza denaro per imbarcarsi su un peschereccio e attraversare il mare. Durante il viaggio, la paura e la sofferenza erano costanti: “Mi sembrava che non ce l’avremmo fatta. Adriana e io eravamo sempre malate e vomitavamo,” dice con emozione.
“Voglio realizzare i miei sogni e, soprattutto, non smettere mai di praticare Muay Thai,” aggiunge.
Il 17 dicembre 2024, Shararah e gli altri sopravvissuti sono stati finalmente accolti a Ravenna, dove hanno potuto ricominciare a vivere.
La solidarietà tra donne è un atto di resistenza.
Perché nessuna donna dovrebbe essere costretta a fuggire per essere libera.
I diritti delle donne sono diritti universali. Difendiamoli ovunque.
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#AccelerateAction
