Il 14 marzo scorso la Ocean Viking ha salvato 88 persone da un gommone sovraffollato nella zona SAR libica. Tra loro, c’era un bambino di soli otto anni, Ali*, che viaggiava senza alcun accompagnatore adulto. È sconcertante pensare che un bambino così giovane abbia affrontato un viaggio così pericoloso, per giunta da solo. La sua storia è un esempio di tante storie inaccettabili, di pericoli inimmaginabili che bambini e bambine, anche non accompagnati affrontano, attraversando il Mediterraneo.
Il viaggio di Ali attraverso il deserto
Ali* è un bambino di otto anni originario di Tambaga, in Mali. Nel suo paese, come tanti altri bambini, frequentava la scuola. Tuttavia, circa un anno fa, Ali ha intrapreso un viaggio pericoloso e incerto, lasciando il Mali con un altro ragazzo, con cui ha perso il contatto quando è arrivato in Libia. Per arrivare in Libia, Ali ha attraversato l’Algeria e ha camminato nel deserto per circa un mese. Un viaggio estenuante e pericoloso, durante il quale ha dovuto lavorare per sopravvivere.
“Ho camminato nel deserto per circa un mese con il mio amico. Durante il viaggio, ho lavorato. Ho fatto saldatura e pittura.”
Il viaggio di Ali, le difficoltà in Libia
Una volta arrivato in Libia, Ali ha dovuto affrontare, da solo, una situazione indescrivibile e inaccettabile. Ci ha raccontato che a Sabratha dormiva per strada e spesso veniva picchiato a causa del colore della sua pelle. La situazione dei migranti in Libia è estremamente critica, e Ali è solo uno dei tanti che ha subito maltrattamenti e violenze.
“In Libia, dormivo per strada a Sabratha. Spesso venivo picchiato perché sono nero.”
Il viaggio di Ali, la speranza nel Mediterraneo
Ali ha sentito parlare di persone che attraversavano il Mediterraneo per fuggire dalla Libia e ha deciso di tentare la traversata. Il suo primo tentativo è stato interrotto dalla guardia costiera libica, che lo ha arrestato e detenuto nel centro di Ain Zara, che lui chiama “prigione”**. Ali è rimasto a Ain Zara, per diversi mesi, vivendo in condizioni di paura e privazione. Senza soldi per mangiare o uscire, la sua situazione era disperata. Due adulti, racconta, lo hanno aiutato a scappare. Il team di soccorso dell’Ocean Viking ha messo in salvo Ali da un’imbarcazione sovraffollata a rischio di naufragio lo scorso marzo.
Il dato: 75% dei minori non sono accompagnati
Immaginate un bambino di otto anni, solo in un contesto ostile e sconosciuto. Ali, come tanti altri minori non accompagnati, ha dovuto fare affidamento esclusivamente su se stesso per sopravvivere. Questi bambini sono esposti a rischi incredibili: abusi, tratta di esseri umani, sfruttamento lavorativo e violenze. La mancanza di un adulto che possa proteggerli e guidarli rende il loro viaggio ancora più pericoloso e traumatico.
Quando parliamo di soccorsi in mare, un dato emerge con prepotenza: nel 2023 il 75% dei minori salvati dalla nostra nave affrontava un percorso migratorio senza un adulto vicino. Questo dato è sconcertante e sottolinea una realtà drammatica.
Il viaggio di Ali è un potente promemoria delle difficoltà e dei pericoli affrontati dai minori non accompagnati nel Mediterraneo. È una chiamata all’azione per tutte le organizzazioni umanitarie, i governi e la società civile affinché si impegnino a proteggere questi bambini, offrendo loro sicurezza, supporto e un’opportunità per un futuro migliore.
*Il nome del sopravvissuto è stato cambiato per proteggere il suo anonimato.
**I sopravvissuti spesso parlano di “prigione” o “carcere” per riferirsi a centri di detenzione ufficiali o non ufficiali.
Foto: Joanna De Tessieres/SOS MEDITERRANEE