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“Ho solo 19 anni e ho visto l’inferno su quella barca, ma preferisco essere uccisa dal mare piuttosto che dal governo iraniano.”

Marina* è tra le 75 persone – donne, uomini e bambini – soccorse durante la notte dello scorso 3 novembre da SOS MEDITERRANEE. Si trovavano su una barca a vela stracarica, alla deriva nel Mar Jonio, partita dalla Turchia una settimana prima. Avevano finito il cibo e l’acqua da quasi due giorni prima di essere salvati. “Il mio nome è Marina*, ho 19 anni, sono di etnia curda. Vengo dalla città di Mahabad in Iran. 

Sono dovuta fuggire dall’Iran per salvarmi la vita. Dopo che Zhina Mahsa Amini* è stata uccisa, ho protestato. Non meritava di morire solo perché non indossava l’hijab. Protesto per i miei diritti, per la mia libertà, per le donne in Iran. La situazione delle donne nel paese è insopportabile. In Iran, il governo uccide. Sette dei miei amici sono stati uccisi durante le proteste: ne ho visto uno morire, stava studiando per diventare medico. 

Durante le proteste, la polizia mi ha arrestato, dopo aver controllato i miei account social e trovato video sul mio Instagram che consideravano “anti-governativi”. Sono stata rilasciata, ma poco dopo ho protestato di nuovo perché un mio amico è stato ucciso in una manifestazione. Il governo mi ha arrestato ancora una volta e condannata a quattro anni di prigione e 75 frustate: sono stata frustata e picchiata gravemente in una prigione sovraffollata, mentre centinaia di persone venivano arrestate. Una ragazza di 15 anni è morta di infarto in prigione a causa delle frustate ricevute. Dopo aver trascorso 15 giorni in prigione, la mia famiglia è riuscita a pagare 10.000 dollari per farmi uscire, ma la polizia è stata violenta con me e quindi sono dovuta andare in ospedale quando sono stata rilasciata. La polizia mi sta ancora cercando in Iran, se tornassi, non sarei al sicuro.

Ho lasciato il paese sei mesi fa, attraversando il confine con l’Iraq a cavallo per un giorno e mezzo, mio zio vive lì. Sono rimasta con lui per un po’ e poi sono partita per la Turchia nel bagagliaio di un’auto. Successivamente, siamo stati portati in un autobus da Istanbul in una foresta. Abbiamo trascorso due giorni lì e poi siamo stati fatti salire su una barca a vela: eravamo in 75 persone su una barca lunga 12 metri. Dopo tre giorni, i servizi igienici non funzionavano più, dopo cinque giorni non avevamo più cibo né acqua. Ho solo 19 anni e ho visto l’inferno su quella barca, ma preferisco essere uccisa dal mare piuttosto che dal governo iraniano. Merito la libertà. Voglio diventare medico, è il mio sogno. Noi, donne, abbiamo bisogno di supporto internazionale per non essere uccise dal governo iraniano. Donne, Vita, Libertà.” *** 

 

*Marina (nome modificato) desidera condividere la sua storia e mostrare il suo volto nonostante le persecuzioni subite. 

** Zhina Mahsa Amini era una giovane donna curdo-iraniana di 22 anni morta in custodia della polizia in Iran l’anno scorso. La sua morte ha scatenato la protesta nazionale “Donna Vita Libertà”. Le autorità iraniane hanno risposto con la forza, reprimendo le folle di manifestanti per lo più pacifici. 

*** “Donne, Vita, Libertà” è uno slogan usato nelle proteste politiche per i diritti delle donne e contro l’oppressione. 

Lucille Guenier/ SOS MEDITERRANEE