In 36 ore la Ocean Viking ha salvato 623 persone in 15 diverse operazioni, portando a termine la più grande operazione della sua storia. Amine, soccorritore a bordo durante questa missione, ricorda quel momento molto intenso, in cui ha perso completamente la cognizione del tempo.
“Mi chiamo Amine, faccio parte del team di Ricerca e Salvataggio, sono anche mediatore culturale e traduttore a bordo dei RHIB. Sono io ad avere il primo contatto con i sopravvissuti per spiegare loro che siamo qui per aiutarli e come procederemo.
Già all’inizio della notte tra il 10 e l’11 agosto avevamo la sensazione che sarebbe stata una lunga nottata. Abbiamo ricevuto una richiesta di soccorso, perciò eravamo già pronti a saltare sui RHIB.
Io e la mia squadra abbiamo avvistato una luce che sembrava una barca in difficoltà: non sapevamo che sarebbe stato l’inizio di molti salvataggi. Abbiamo dovuto fare avanti e indietro per portare tutti i sopravvissuti a bordo della Ocean Viking.
Una volta a bordo, siamo intervenuti in un altro salvataggio di due barche in difficoltà cui l’equipaggio del veliero Nadir aveva fornito una prima assistenza. La squadra di soccorso aveva già dato i giubbotti di salvataggio alle persone a bordo dell’imbarcazione.
Una volta completati questi primi soccorsi ne sono seguiti altri, e quando il sole ha iniziato a sorgere continuavamo ad avvistare all’orizzonte barche in difficoltà. Mi sono dovuto concentrare su quello che stavo facendo, ho perso la cognizione del tempo. Ogni volta che portavamo i sopravvissuti sulla Ocean Viking qualcuno ci diceva l’ora perché non ne avevamo idea: non mi sono reso conto di quanti salvataggi avessimo già effettuato.
Durante l’evacuazione medica con l’elicottero vedevamo barche in difficoltà nella zona circostante. Le operazioni di soccorso sono andate avanti fino alle 20.00: abbiamo trascorso 23 ore senza fermarci, senza toglierci l’equipaggiamento protettivo con cui sudavamo sotto il sole intenso. Avevamo le braccia sporche della ruggine metallica della barca, a causa di tutte le mani che avevamo dovuto tenere per far salire le persone sul RHIB.
Sono passati tre giorni e sto iniziando a riprendermi dalla mancanza di sonno e a sentire il mio corpo che si sta riprendendo dalla maratona. Pian piano ci si rende conto di tutto quello che è successo”.
Photo credits: Camille Martin Juan/ SOS MEDITERRANEE