«La situazione a bordo della Ocean Viking ha raggiunto il limite. Siamo davanti a rischi gravissimi, compreso quello di incidenti mortali. Il benessere fisico e psicologico dei sopravvissuti e dell’equipaggio è precipitato, dopo quasi 20 giorni di stallo in mare. È un’emergenza umanitaria che esige una risposta immediata», dichiara Alessandro Porro, presidente di SOS MEDITERRANEE Italia.
Oggi è il diciottesimo giorno trascorso a bordo da molte delle 234 persone salvate dalla Ocean Viking. Queste persone stavano attraversando il Mediterraneo su imbarcazioni precarie e stracolme. Negli ultimi giorni – e particolarmente nel corso delle ultime ore – il nostro team ha osservato un drastico peggioramento della salute fisica e mentale delle donne, dei bambini e degli uomini bloccati sul ponte della nostra nave, senza una soluzione per il loro sbarco.
«Il team medico di bordo ha riscontrato stati di fortissimo stress tra i naufraghi, con crescenti sintomi di ansia, depressione, insonnia e perdita dell’appetito. Dopo aver atteso così a lungo una risposta positiva alle molteplici richieste di un Porto sicuro, i naufraghi stanno perdendo le ultime speranze, nonostante l’esemplare resilienza che hanno dimostrato finora. Alcuni sopravvissuti hanno iniziato a manifestare l’intenzione di buttarsi in mare per la disperazione. Incidenti gravi possono verificarsi in qualsiasi momento, mettendo a rischio la sicurezza degli stessi naufraghi e del nostro equipaggio», continua Porro.
Dopo le quotidiane e molteplici (oltre 30) richieste di assegnazione di un Porto sicuro, rivolte a tutti i Centri di Coordinamento del Soccorso Marittimo (RCC) competenti, è ingiustificabile che non si sia ancora trovata una soluzione. La Ocean Viking ha inizialmente contattato i centri di coordinamento responsabili delle regioni di ricerca e soccorso in cui abbiamo condotto le operazioni (Libia e Malta). In un silenzio assordante, ha poi contattato, come previsto dal diritto marittimo, il centro di coordinamento più idoneo a fornire un Porto sicuro, ossia l’Italia. Ma il nuovo governo ha imposto un divieto discriminatorio – sebbene implicito perché mai comunicato alla nostra nave – all’ingresso della Ocean Viking nelle acque territoriali, così come a tutte le navi di ricerca e soccorso gestite dalle ONG. Questo ci ha costretti ad allargare ancora una volta le nostre richieste di assistenza per trovare un Porto sicuro ai centri di coordinamento più vicini: Grecia, Spagna e Francia. Ancora una volta, per quasi una settimana, non sono state fornite risposte alla Ocean Viking.
«Nei giorni scorsi, le leggi marittime e umanitarie sono state palesemente violate in Sicilia, con l’attuazione di operazioni di sbarco selettive e discriminatorie delle persone soccorse dalle navi ONG HUMANITY 1 e Geo Barents. Ad entrambe le navi è stato impedito di completare lo sbarco di tutti i naufraghi a bordo. Questa misura non è in linea con le disposizioni delle convenzioni e delle risoluzioni internazionali marittime e umanitarie che regolano le operazioni SAR», ha dichiarato Nicola Stalla, Coordinatore delle operazioni di ricerca e soccorso a bordo della Ocean Viking.
Tutti i naufraghi salvati in mare sono persone vulnerabili. Il loro soccorso non è completo finché non vengono sbarcati in un Porto sicuro, diritto negato dal decreto interministeriale emesso per due navi ONG. L’ordine di lasciare le acque territoriali italiane con i superstiti a bordo, comunicato a HUMANITY 1 e Geo Barents, mette a rischio la sicurezza di coloro che sono rimasti bloccati a bordo. Tre naufraghi a cui è stato impedito di sbarcare dalla Geo Barents si sono buttati in mare per disperazione ieri, 7 novembre.
Di fronte al silenzio dell’Italia e a causa dell’eccezionalità della situazione, la Ocean Viking è costretta a richiedere un Porto sicuro alla Francia. Si prevede che la Ocean Viking arriverà nelle acque internazionali adiacenti alla Corsica il 10 novembre. Questa soluzione estrema è il risultato di un fallimento gravissimo e drammatico di tutti gli Stati membri dell’Unione Europea e degli Stati associati, che non sono stati in grado di indicare un Porto sicuro alla nostra nave. Chiediamo che il Centro di coordinamento per la ricerca e il soccorso in mare francese trovi una soluzione immediata per i naufraghi a bordo della Ocean Viking.
«La consuetudine di privare i naufraghi di un Porto sicuro deve cessare. Chiediamo ancora una volta ai governi di lavorare – Stati membri dell’UE e Stati associati, insieme alla Commissione Europea – per stabilire un meccanismo di sbarco prevedibile, in luoghi dove la sicurezza dei naufraghi non è più minacciata» conclude Xavier Lauth, Direttore delle operazioni di SOS MEDITERRANEE.
NOTA PER I REDATTORI:
Tra il 22 e il 26 ottobre, la Ocean Viking ha soccorso 234 donne, bambini e uomini, tra cui oltre 40 minori non accompagnati e quattro bambini sotto i 4 anni, trovati su sei imbarcazioni precarie e pericolosamente sovraccarico, in imminente pericolo di naufragio. Tre delle operazioni di salvataggio sono state condotte nella Regione libica di ricerca e soccorso (SRR), le altre tre nella SRR maltese.
La Ocean Viking ha informato i Centri di coordinamento (RCC) competenti, chiedendo informazioni e coordinamento in tutte le fasi delle operazioni di ricerca e soccorso e richiedendo un Porto sicuro dopo l’evacuazione di ciascuna delle imbarcazioni trovate in difficoltà. La Ocean Viking non ha ricevuto risposte positive.
Dal 27 ottobre, la Ocean Viking ha inviato quotidiane richieste di assistenza per trovare un Porto sicuro per i 234 sopravvissuti all’RCC più idoneo, cioè quello italiano. Senza alcun risultato.
Dal 2 novembre, la Ocean Viking ha inviato richieste quotidiane di cooperazione e coordinamento per l’individuazione di un Porto sicuro per i 234 naufraghi ai Centri di coordinamento del soccorso in mare di Francia, Spagna e Grecia, ovvero i più vicini in grado di supportare i centri di coordinamento precedentemente contattati. Senza alcun risultato.
Oggi, 8 novembre, la Ocean Viking ha inviato una richiesta di Porto sicuro al Centro di coordinamento del soccorso marittimo francese.
Secondo il Progetto Missing migrants dell’OIM, quest’anno almeno 1.337 persone sono scomparse sulla rotta migratoria del Mediterraneo centrale. La maggior parte delle 88.000 persone arrivate via mare in Italia nel 2022 è stata soccorsa dalla Guardia Costiera italiana e da altre navi di soccorso dello Stato italiano o è arrivata autonomamente. Il 15% circa è stato soccorso da navi ONG.
Estratti di Convenzioni e Risoluzioni marittime internazionali:
Obbligo per lo Stato responsabile dell’area SAR di trovare prontamente un Porto sicuro per lo sbarco, Convenzione SAR capitolo 3 § 3.1.9: “La Parte responsabile della regione di ricerca e soccorso in cui viene prestata tale assistenza esercita la responsabilità primaria di garantire il coordinamento e la cooperazione, in modo che i sopravvissuti assistiti siano sbarcati dalla nave che presta assistenza e portati in un luogo sicuro, tenendo conto delle circostanze particolari del caso e delle linee guida sviluppate dall’Organizzazione. In questi casi, le Parti interessate provvedono allo sbarco non appena ragionevolmente possibile”.
Obbligo di cooperazione e assistenza di tutti gli Stati in virtù del principio di solidarietà con lo Stato SAR, Convenzione SAR capitolo 3 § 3.1.9: “Le Parti si coordinano e cooperano per garantire che i comandanti delle navi che prestano assistenza imbarcando persone in pericolo in mare siano esonerati dai loro obblighi con una minima deviazione dal viaggio previsto per le navi, a condizione che l’esonero del comandante della nave da questi obblighi non metta ulteriormente a rischio la salvaguardia della vita in mare”.
Obbligo di soccorrere le persone in pericolo in mare, fino al loro sbarco in sicurezza, senza discriminazioni: “L’obbligo di prestare assistenza si applica indipendentemente dalla nazionalità o dallo status di tali persone o dalle circostanze in cui si trovano.” (Convenzione SOLAS Capitolo V, Reg 33.1, 1974 (emendata nel 2006).
“6.20. Qualsiasi operazione e procedura, come lo screening e la valutazione dello status delle persone soccorse, che vada oltre la prestazione di assistenza alle persone in difficoltà, non deve ostacolare la prestazione di tale assistenza o ritardare indebitamente lo sbarco dei sopravvissuti dalla/e nave/i che presta/no assistenza.” RISOLUZIONE MSC.167(78) dell’IMO (adottata il 20 maggio 2004).