Nonostante le ripetute richieste ai Centri di coordinamento per il soccorso in mare (MRCC) di Malta e Italia, non è stato ancora indicato un Porto sicuro alla Ocean Viking, che rimane nell’incertezza. I 234 naufraghi a bordo devono sbarcare urgentemente: ecco perché abbiamo chiesto alle autorità marittime di Grecia, Spagna e Francia che sono le più “in grado di fornire assistenza” (come recitano le norme internazionali), di facilitare la designazione di un Porto sicuro per lo sbarco di uomini, donne e bambini.
3 novembre 2022, Milano – Tra il 22 e il 29 ottobre, la Ocean Viking, la Humanity 1 e la Geo Barents hanno soccorso rispettivamente 234, 179 e 572 persone da imbarcazioni precarie in pericolo nel Mediterraneo centrale. Le tre navi hanno inviato ripetute richieste di un Porto sicuro ai Centri di coordinamento del soccorso marittimo più capaci di fornire assistenza, ossia Malta e l’Italia. Senza risposte. Siamo di fronte a un silenzio assordante.
Oltre a questo silenzio, che ormai da anni è triste prassi, il 25 ottobre scorso il nuovo ministro dell’interno italiano Matteo Piantedosi ha emesso una direttiva con la quale avvertiva le Forze di Polizia e le Capitanerie di Porto che il Viminale stava “valutando” il divieto di ingresso della nostra nave nelle acque territoriali italiane. Un divieto implicito perché mai comunicato alla nostra nave in alcun modo.
La situazione a bordo della Ocean Viking sta precipitando. Le previsioni meteo annunciano vento forte, onde alte e un abbassamento della temperatura entro la fine della settimana e le scorte si stanno esaurendo.
234 vite sono a rischio. Molti naufraghi mostrano i segni delle torture, delle violenze sessuali e degli abusi subiti in Libia. Questi stalli in mare infliggono nuovi colpi al benessere fisico e mentale di coloro che sono a bordo e che sono sfuggiti per un soffio alla morte in mare.
«SOS MEDITERRANEE chiede alle autorità marittime greche, spagnole e francesi e alle altre autorità in grado di prestare assistenza e di consentire lo sbarco immediato in un Porto sicuro. Questo blocco in mare non è solo moralmente vergognoso, ma disattende importanti previsioni legislative del diritto marittimo internazionale e del diritto umanitario. I naufraghi devono sbarcare senza ulteriori ritardi. Siamo di fronte a un’emergenza assoluta e ogni ulteriore giorno di attesa potrebbe avere conseguenze potenzialmente letali”, afferma Nicola Stalla, coordinatore della ricerca e soccorso di SOS MEDITERRANEE a bordo della Ocean Viking.
Le autorità italiane e maltesi hanno voltato le spalle a queste donne, bambini e uomini. SOS MEDITERRANEE è stata pertanto costretta a inviare una richiesta alle autorità marittime maggiormente in grado di assistere per sollecitare il loro sostegno nel mediare con le controparti italiane e maltesi. L’obiettivo è quello di cooperare, coordinare e facilitare lo sbarco delle 234 donne, bambini e uomini bloccati in mare da 13 giorni sulla Ocean Viking.
L’indicazione di un Porto Sicuro con una deviazione minima dalla rotta prevista della nave non è solo un obbligo morale ma anche legale, che ricade sullo Stato responsabile della regione di ricerca e soccorso in cui è avvenuto l’intervento, ma anche su qualsiasi altra autorità governativa che possa essere in grado di fornire assistenza quando lo Stato responsabile non risponde.
L’attuale blocco in mare di 985 persone è illegale e disumano. SOS MEDITERRANEE esorta ancora una volta gli Stati membri europei e quelli associati a rispettare i loro obblighi e ristabilire un sistema di sbarco prevedibile. È necessario alleviare la pressione sugli Stati costieri europei che non possono essere lasciati da soli a farsi carico di un problema che riguarda l’intero continente. Tale sistema deve però garantire la possibilità di sbarcare i sopravvissuti nel Porto sicuro più vicino alla zona in cui vengono condotte le operazioni di ricerca e soccorso, come previsto dal diritto marittimo.
I naufraghi soccorsi in mare non possono essere l’oggetto di dibattiti politici.
(foto Camille Martin Juan/SOS MEDITERRANEE)
Nota per i redattori:
Almeno 20.000 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale dal 2014. Non meno di 1287 morti si registrano solo nel 2022. Le esperienze passate hanno tragicamente mostrato l’impatto mortale dell’ostacolo ai servizi di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centrale.
Nel 2018, dopo la “chiusura” dei porti italiani, il tasso di mortalità nel Mediterraneo centrale è raddoppiato (5,6%) rispetto al tasso di mortalità del 2017 (2,4%). Nel 2019, il tasso di mortalità è quadruplicato (9%). (Fonte: OIM-Progetto Missing migrants).
Estratti delle Convenzioni e risoluzioni marittime internazionali:
Obbligo di cooperazione e assistenza di tutti gli Stati in virtù del principio di solidarietà con lo Stato SAR:
“Le Parti si coordinano e cooperano per garantire che i comandanti delle navi che prestano assistenza imbarcando persone in pericolo in mare siano esonerati dai loro obblighi con una minima ulteriore deviazione dallla rotta prevista per le navi, a condizione che l’esonero del comandante della nave da questi obblighi non metta ulteriormente a rischio la sicurezza della vita in mare” [Allegato alla Convenzione SAR, capitolo 3 – 3.1.9].
“Nel caso in cui non sia possibile contattare l’RCC responsabile dell’area in cui sono stati recuperati i superstiti, tentare di contattare un altro RCC o, se ciò non è possibile, qualsiasi altra autorità governativa che possa essere in grado di fornire assistenza, pur riconoscendo che la responsabilità resta comunque dell’RCC dell’area in cui sono stati recuperati i superstiti” [Ris. MSC.167(78) del 2004 dell’IMO].
“Ciascuna Parte deve autorizzare i propri centri di coordinamento dei soccorsi a prendere le disposizioni necessarie, in collaborazione con gli altri RCC, per individuare il luogo o i luoghi più appropriati per lo sbarco delle persone trovate in pericolo in mare.” [Allegato alla Convenzione SAR, capitolo 3 – 3.1.6].
Obbligo di non discriminazione:
“L’obbligo di fornire assistenza si applica indipendentemente dalla nazionalità o dallo status di tali persone o dalle circostanze in cui si trovano.” (Convenzione SOLAS 1974, Capitolo V, Reg 33.1, (emendata nel 2006).
“6.20 Qualsiasi operazione e procedura, come lo screening e la valutazione dello status delle persone soccorse, che vada oltre l’assistenza alle persone in pericolo, non deve ostacolare la prestazione di tale assistenza o ritardare indebitamente lo sbarco dei sopravvissuti dalla/e nave/i che presta/no assistenza.” RISOLUZIONE MSC.167(78) dell’IMO (adottata il 20 maggio 2004).