EPISODIO 12
L’ordine delle cose
Andrea Segre
2017
Un uomo in giacca e cravatta fissa il mare dando le spalle a noi che lo osserviamo.
A volte l’immagine di una locandina è la perfetta sintesi di tutto il film che rappresenta.
In questa immagine c’è già tutto quello che il regista Andrea Segre ci racconta nei 115 minuti del suo film.
Corrado è un funzionario del Ministero dell’Interno che ha il compito di coordinare i rapporti tra il governo italiano e quello libico per la gestione dei flussi migratori che dal continente africano si muovono verso l’Europa. Il lavoro è delicato e gli interessi in ballo sono tanti. La collaborazione di tutti i Paesi coinvolti è essenziale e una mossa sbagliata può compromettere un lavoro di diplomazia portato avanti per mesi.
Corrado è bravo nel suo lavoro ed è bravo a tenere fuori i sentimenti che rischiano di alterare l’ordine delle cose che, invece, è calcolato, programmato e calibrato alla perfezione. Corrado è abituato a considerare i migranti come numeri, senza vedere le persone.
Poi succede qualcosa che lo spinge a occuparsi di una donna somala prigioniera di un centro di detenzione libico. E questo porterà Corrado a vedere per la prima volta, a uscire dalla logica dei numeri, a percepire gli esseri umani che compongono quelle cifre che lui è abituato a trattare.
L’ordine delle cose si altera.
È un attimo; un’incrinatura nel sistema che rientra subito.
Come nella locandina del film Corrado torna a darci le spalle e a guardare il mare, il simbolo del viaggio che migliaia di persone intraprendono ogni giorno mentre sperano in un futuro migliore.
Non è un atto di accusa quello di Segre ma, piuttosto, una domanda aperta, che anche noi ci facciamo guardando il film: è possibile restare umani quando ci troviamo a stretto contatto con chi considera i suoi simili come un problema o un ostacolo?
Valentina Nencini