Da più di due settimane la Ocean Viking è sottoposta a fermo dalle autorità italiane. Bloccata in Sicilia nel porto di Porto Empedocle, la nostra nave ambulanza è impossibilitata a svolgere la sua vitale missione di salvataggio in mare. Allo stesso tempo le tragedie si succedono nel Mediterraneo, ma anche in Libia, dove due settimane fa tre adolescenti sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco al punto di sbarco di Al-Khoms, dopo essere stati intercettati in mare dalla guardia costiera libica.
“Siamo accusati di fare salvataggio in mare”
Mercoledì 22 luglio la Ocean Viking è stata sottoposta a fermo dalle autorità italiane, dopo un’ispezione durata 11 ore condotta dalla Guardia Costiera italiana nel porto di Porto Empedocle, in Sicilia. Questa è stata la quarta ispezione in un anno, quando di solito una nave europea di questo tipo viene ispezionata solo una volta all’anno: i metodi sono quelli di una vera e propria vessazione amministrativa.
La motivazione principale del fermo notificato dalla Guardia Costiera italiana è la seguente: “la nave ha trasportato più persone del numero autorizzato dal Certificato di sicurezza come nave da carico”. Difficile immaginare una motivazione più cinica: quando la Ocean Viking si trova nella situazione di dover trasportare più persone del numero specificato nei documenti di sicurezza della nave è perché ha salvato persone che erano in pericolo di vita. In nessun caso questi superstiti possono essere considerati passeggeri. Per la legge marittima, sono naufraghi. E’ quello che ci ricorda il nostro presidente Alessandro Porro, soccorritore in mare di SOS MEDITERRANEE, che si trovava lui stesso a bordo della Ocean Viking durante l’ultima missione, nella quale sono state salvate 181 persone (video sopra).
Liberare la Ocean Viking, un’emergenza vitale
Meno di 24 ore dopo l’annuncio del fermo della Ocean Viking, SOS MEDITERRANEE ha lanciato una petizione per chiedere alle autorità italiane di rilasciare la sua nave. Più di 100.000 persone l’hanno già firmata, a riprova del fatto che a fronte del cinismo degli Stati europei le cittadine e i cittadini rifiutano di rinunciare all’umanità e alla solidarietà. Si tratta di una emergenza!
Attualmente non ci sono imbarcazioni umanitarie nella zona, mentre le partenze dalla costa libica continuano. Diverse imbarcazioni in difficoltà vengono intercettate dalla Guardia Costiera libica e rimandate in Libia. Dall’inizio dell’anno, sono più di 6.200 le donne, gli uomini e i bambini che hanno subito questo destino, secondo l’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e il Mixed Migration Centre (MMC), della ONG danese Danish Refugee Council (DRC) [1]. Si tratta di una situazione intollerabile e contraria al diritto marittimo internazionale, che stabilisce chiaramente che i sopravvissuti devono essere sbarcati in un luogo sicuro. La Libia, un paese in cui regnano guerra, traffico di esseri umani e caos, non può essere considerata un luogo sicuro. Ultima tragica prova, tre adolescenti sono stati uccisi dalle autorità libiche a colpi di arma da fuoco, quando sono sbarcati sulla costa dopo essere stati intercettati in mare nella notte tra lunedì 27 luglio e martedì 28 luglio [2]. Anche loro erano stati intercettati dalla Guardia Costiera libica mentre tentavano di fuggire via mare.
Dietro il blocco della Ocean Viking si cela una cinica manovra politica: una manovra che mira a fermare le attività di salvataggio delle ONG, che tuttavia colmano il vuoto lasciato dagli Stati europei. Senza navi umanitarie per il soccorso dei naufraghi, il numero di morti alle porte dell’Europa aumenterà ancora quest’estate.
La Ocean Viking deve essere liberata: #FreeOceanViking