Testimone: Donna della Costa d’Avorio, 37 anni
La signora mi chiede di parlarmi, e appena troviamo un luogo un po’ riservato mi dice che è della Costa d’Avorio ma viene dalla Libia, sottolineando che è di questo che vuole parlare.
“Il mio problema è che sono completamente sola, mio marito era in Libia con me ed è sparito, non so più nulla di lui. Sono tre mesi che lo aspetto ma non è mai più tornato a casa, non so se l’hanno rapito, se è vivo o morto.
Ho lasciato la Costa d’Avorio otto anni fa, mio padre è morto da molto tempo e mia mamma, maliana, è tornata a vivere nel suo paese. In Costa d’Avorio non era sicuro vivere, soprattutto se non c’è un uomo capo di famiglia. Siamo partiti per il Mali, mio marito con i miei quattro figli di 5,7, 11 e 15 anni, per vivere tutti insieme con mia mamma e i miei quattro fratelli e tre sorelle. Siamo rimasti lì per quattro anni, fino a che non è arrivata la guerra.
Mio marito non si occupava dei figli, era violento, mi picchiava appena parlavo, non voleva che i bambini andassero a scuola, per lui non serviva a niente. Così sono diventati bambini vagabondi, come loro padre. Io non riuscivo più a tenerli, non mi ascoltavano, era come se non avessi più dei figli. Ho divorziato da mio marito, speravo di aiutarli, volevo che andassero a scuola. Ma loro ascoltavano di più il padre e la vita di strada. Il problema è che noi non avevamo niente, nemmeno i soldi per pagare la scuola. Volevo andare in Libia per lavorare e aiutare la mia famiglia.
Sulla strada per la Libia mi sono fermata due mesi in Algeria dove ho lavorato facendo le pulizie in casa di persone che però mi pagavano pochissimo. Ho capito che non avrei mai guadagnato abbastanza per aiutare i miei figli. Così ho continuato il viaggio fino in Libia”.
Le chiedo di parlarmi dei giorni trascorsi nel deserto. Come molte persone che arrivano a questo ricordo, abbassa la testa, rimane in silenzio, poi mi guarda e accenna un sorriso “Il deserto? Vuoi sapere del viaggio ne deserto? E’ stato troppo difficile. Tutte le donne vengono picchiate e violentate. Anch’io sono stata picchiata, mi hanno spogliata nuda…vedi questi segni mi hanno fatto tutto questo” e mi mostra delle cicatrici sulle gambe e sulle braccia.
“Ci spogliano dicendo che vogliono i soldi e tutto quello che abbiamo addosso, vogliono vedere se nascondiamo qualcosa. Ma non è vero, lo fanno anche per mettere le mani addosso dappertutto, anche nella vagina, non lo posso dimenticare quello che fanno. Tante donne vengono violentate ma per fortuna a me non è successo perché un uomo che era in viaggio con me mi ha aiutata dicendo che era mio marito.
Ho cominciato a vivere con lui in Libia, una donna da sola non può sopravvivere a tutto quel male che fanno. Ma anche così non era facile. Per me uscire era troppo pericoloso, lui lavorava ma tante volte è stato aggredito e gli hanno rubato tutti i soldi.
Io e lui vivevamo insieme e adesso aspetto un bambino, sono al settimo mese. Ma lui non c’è. Io non lo so se è sparito perché non voleva il figlio o se è stato rapito o ucciso, ma non si può abbandonare una persona in questo stato. Io contavo su di lui. Non so cosa gli sia successo, succede di tutto laggiù, non puoi immaginare”.
Dalle sue parole sembra che lei creda di più al fatto che quest’uomo l’abbia abbandonata andandosene senza dire nulla, ma forse il pensiero è inaccettabile e preferisce pensare anche all’ipotesi del rapimento o della morte.
“Non potevo stare sola in Libia, vedevo che le donne venivano prese e portate via, avevo paura che mi prendessero, non potevo più uscire di casa nemmeno per comprarmi da mangiare. Così ho deciso di partire con la barca. Se fossi rimasta in Libia sarei sicuramente morta.
Avevo tantissima paura del mare ma tutti parlavano dell’Europa e dell’Italia che è un paese libero dove si può lavorare.
Ho lavorato in casa di una donna che non mi ha pagato ma mi ha aiutata a prendere il gommone bianco. Eravamo tantissimi, io non volevo salire, era tutto buio, non si vedeva nulla, avevo paura.
Ero con tutti sulla spiaggia e ho sentito che ci spingevano dentro la barca, non avevo più scelta.
E adesso sono con voi. Grazie a voi, grazie a Dio ce l’ho fatta”.
Nel congedarci mi stringe in un forte abbraccio e mi dice: “Io non sono mai andata a scuola e la cosa che vorrei di più è che ci possano andare i miei figli”. E poi si confonde tra i mille migranti ospiti su Aquarius.
Autore: Francesca Vallarino Gancia – Testimony Collector
Foto: n.1 Kenny Karpov/SOS MEDITERRANEE – n.2 Francesca Vallarino Gancia/SOS MEDITERRANEE
Editing: Francesca Vallarino Gancia
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