Aquarius, mercoledì 22.02.2017
La nostra prima operazione di salvataggio è cominciata ieri, mercoledì 22 Febbraio 2017, alle 8 di mattina, quando il nostro capitano ha avvistato un canotto grigio. A distanza avevamo capito che l’affare era ancora in condizioni decenti, alcuni passeggeri indossavano perfino giubotti di salvataggio. Il che è incredibile. Quello che notiamo di solito è che le persone non indossano giubbotti di salvataggio, alcuni nemmeno le scarpe. Un’ora più tardi, i nostri due motoscafi sono partiti per stabilire un primo contatto e cominciare la distribuzione dei giubotti di salvataggio. L’operazione di salvataggio è filata liscia, con buone condizioni metereologiche, quasi zero vento o onde. Nelle ultime settimane e mesi abbiamo dovuto affrontare situazioni abbastanza diverse, con raffiche di vento forti ed onde che complicavano le operazioni di salvataggio…
I 90 sopravvissuti erano al sicuro sullo Aquarius solo 2 ore dopo il loro avvistamento. La maggior parte, 75 di loro, proveniva dal Bangladesh e ci ha raccontato:
“Veniamo dal Bangladesh ma lavoriamo a Tripoli da 4 anni. Ora però è troppo pericoloso in Libia. Il problema per noi in Libia non è il lavoro, ma la sicurezza, la situazione è molto, molto critica.”
Il nostro lavoro non è finito lì. Era in realtà solo l’inizio: abbiamo effettuato altri salvataggi quel giorno. Poco dopo la fine del primo, abbiamo ricevuto una telefonata dal centro di coordinamento dei salvataggi a Roma, il quale ci ha indirizzato verso un altro canotto grigio. Le operazioni sono iniziate immediatamente ed abbiamo portato a bordo dello Aquarius altri 45 rifugiati.
Poco dopo abbiamo ricevuto un’altra telefonata che ci ha indirizzato verso altri due canotti. Ancora una volta abbiamo approcciato il primo per iniziare con una valutazione medica e per capire se c’erano delle emergenze, prima di cominciare a distribuire i giubotti di salvataggio. Stessa cosa con il secondo. L’intera operazione è durata quasi due ore ma tutto è filato liscio e le persone a bordo hanno collaborato, calmandosi a vicenda. 128 sono state salvate dal primo canotto, 130 dal secondo.
Di nuovo i sopravvissuti ci hanno raccontato storie traumatiche dalla Libia, le quali ricostruiscono un contesto di violenze sistematiche:
“Ho trascorso 7 mesi e 3 settimane in Libia. Lì la situazione è veramente brutta, lo puoi vedere qui sul mio collo, è la ferita di un coltello. Hanno fatto questo perchè volevano i miei soldi. E vedi la mia mascella? Mi hanno colpito con un Kalashnikov. Qualsiasi cosa tu abbia, i Libici te la portano via, ti derubano, minacciano di ucciderti. E se non hai soldi ti imprigionano.” dice Issouf, dalla Gambia.
Secondo la Guardia Costiera italiana, 730 persone in tutto sono state salvate ieri sulla rotta centrale del Mediterraneo fra la Libia e l’Italia. 394 sono al sicuro a bordo dell’Aquarius. Ad ogni operazione di salvataggio è assegnato un numero, la nostra ultima operazione questo pomeriggio è la SAR CASE 181, la nostra centottantunesima operazione di salvataggio nel Mediterraneo centrale durante i primi 53 giorni di questo anno. Non è difficile calcolare che il numero di barche salvate ogni giorno è molto alto, spingendo uno a chiedersi quante invece sono affondate senza aver potuto essere contate.
Testo: Lea Main-Klingst
Traduzione: Flavia Citrigno
Photo credits: Marco Panzetti/SOS MEDITERRANEE
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