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La seguente pubblicazione di SOS MEDITERRANEE vuole far luce sugli eventi che si sono verificati nel Mediterraneo centrale nelle ultime due settimane. «Sguardo sul Mediterraneo» non è inteso come un aggiornamento esaustivo, ma si propone di trattare le questioni relative alla ricerca e soccorso che si verificano nell’area in cui operiamo dal 2016, sulla base di rapporti di diverse ONG, organizzazioni internazionali e articoli dalla stampa internazionale.

Numerose operazioni di soccorso da parte delle navi delle ONG che, però, si trovano ad affrontare lunghi blocchi in mare   

Il 28 luglio, le autorità italiane hanno assegnato Taranto come porto di sbarco per i 438 superstiti a bordo della Sea Watch 3. I naufraghi erano stati salvati tra il 23 e il 24 luglio. Il 30 luglio, una settimana dopo il primo soccorso, tutti i superstiti hanno potuto finalmente raggiungere un porto.     

Il 29 luglio, in seguito a una richiesta di soccorso condivisa dalla linea telefonica civile Alarm Phone, la barca a vela Nadir della ONG ResQship ha assistito 120 persone su un’imbarcazione alla deriva e stracarica. L’equipaggio ha prestato i primi soccorsi agli occupanti fino a quando la guardia costiera italiana non li ha messi in sicurezza, il giorno successivo. Poche ore dopo, il 30 luglio, l’equipaggio di Nadir ha assistito 85 persone, alcune disidratate e gravemente esauste, tra cui una donna incinta. Il salvataggio si è concluso con l’intervento della Guardia Costiera italiana che ha portato le persone in salvo a Lampedusa. Il 2 agosto, nel pomeriggio, a seguito di una richiesta di soccorso trasmessa da Alarm Phone, la barca a vela Nadir ha assistito un’imbarcazione in vetroresina sovraffollata e in condizioni precarie con 35 persone a bordo fino all’arrivo della Guardia costiera italiana che ha preso in carico il soccorso.    

Il 29 luglio, la Sea-Eye 4 è partita dal porto di Messina verso il Mediterraneo centrale e ha effettuato un primo soccorso nella regione di ricerca e soccorso maltese il 1° agosto. Durante la notte, 88 persone a bordo di un’imbarcazione in legno sono state assistite dal veliero Nadir fino all’arrivo dell’equipaggio della Sea-Eye 4 che ha portato le persone sulla nave. Al 9 agosto, 10 giorni dopo il salvataggio, alla Sea-Eye 4 non è stato ancora assegnato un Porto sicuro per i sopravvissuti a bordo.    

 

Il 1° agosto, la Ocean Viking ha sbarcato nel porto di Salerno tutti i 387 naufraghi soccorsi in diverse operazioni tra il 24 e il 25 luglio. Lo sbarco è avvenuto 8 giorni dopo il primo salvataggio.    

  

Il 4 agosto, i 659 sopravvissuti della Geo Barents di Medici senza frontiere, salvati in 11 operazioni tra il 25 e il 28 luglio, sono stati inviati finalmente a Taranto dopo una lunghissima attesa in mare. Due giorni prima, in attesa dell’assegnazione di un Porto, due persone hanno tentato di buttarsi in mare per l’esasperazione. Una delle due persone era al secondo tentativo. Un’altra persona ha manifestato all’équipe di MSF l’intenzione di suicidarsi. Il 5 agosto è iniziato lo sbarco nel porto di Taranto, 9 giorni dopo il primo salvataggio. Lo sbarco è stato completato il 6 agosto.    

Il 5 agosto, la barca a vela Astral, gestita dall’ONG Open Arms, ha assistito 20 persone in difficoltà su una piccola barca di legno. Successivamente, i naufraghi sono stati trasferiti su un mezzo della Guardia Costiera italiana. Il 7 agosto, l’equipaggio di Astral ha assistito due imbarcazioni in difficoltà con 38 e 43 persone a bordo. Anche loro sono stati portati a riva dalla Guardia Costiera italiana.    

Gli stalli in mare continuano e si moltiplicano: il 3 agosto tre ONG di ricerca e soccorso – MSF, Sea-Watch e SOS MEDITERRANEE – hanno chiesto “l’impiego mezzi marittimi di ricerca e soccorso da parte degli Stati nel Mediterraneo centrale per evitare altre morti”.  Al momento della pubblicazione del comunicato stampa, la Geo Barents era ancora bloccata in acque internazionali con 659 sopravvissuti a bordo, in attesa di un Porto sicuro mentre la Sea-Watch 3 e la Ocean Viking avevano dovuto attendere a lungo in mare con rispettivamente 438 e 387 persone a bordo.   

Autorità italiane, tunisine e libiche attive in mare    

Secondo il giornalista di Radio Radicale Sergio Scandura, un’imbarcazione con 500 persone è stata soccorsa dalla Guardia Costiera italiana il 6 agosto. Per completare l’operazione sono state utilizzate tre navi. I sopravvissuti sono stati poi sbarcati in diversi porti. Complessivamente, secondo il governo italiano, nel luglio 2022 sono arrivate in Italia via mare oltre 13.000 persone.    

Nella notte tra il 6 e il 7 agosto, la guardia costiera tunisina ha portato a termine 17 operazioni e ha riportato in Tunisia 255 persone.    

Nelle ultime due settimane, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, un totale di 1.093 persone sono state intercettate e riportate forzatamente in Libia dalla guardia costiera libica: 977 dal 24 al 30 luglio; 116 nel periodo dal 31 luglio al 6 agosto. In totale, 12.063 persone sono state respinte nel 2022.   

La Corte di giustizia europea si pronuncia in merito all’abuso dei controlli dello Stato di approdo (Psc) 

Il 1° agosto, la Corte di Giustizia europea ha emesso una sentenza sul caso relativo al fermo delle navi Sea-Watch 3 e Sea-Watch 4 a Porto Empedocle e Palermo, rispettivamente, a seguito delle ispezioni del controllo dello Stato di approdo (PSC) nel 2020. La Corte di giustizia europea ha concluso che le autorità marittime nazionali, pur avendo il diritto di ispezionare le navi, non devono utilizzare i PSC per trattenere una nave senza dimostrare una minaccia per “la sicurezza, la salute o l’ambiente”. Il documento sottolinea il primato del dovere di prestare assistenza in mare, considerando che i sopravvissuti “non devono essere presi in considerazione quando si verifica se le norme sulla sicurezza in mare sono state rispettate. Il numero di persone a bordo, anche se superiore a quello autorizzato, non può quindi costituire di per sé un motivo di controllo”. La Corte ha aggiunto che un’autorità portuale non può richiedere una certificazione che non esiste in base ai requisiti dello Stato di bandiera.    

  

Il nostro “Sguardo” resta sul Mediterraneo. Per garantire testimonianza di quel che avviene nel Mediterraneo Centrale e per onorare i morti e i dispersi. Continuiamo a osservare e a raccontare.