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Nella missione del 5 e 6 febbraio, l’equipaggio della Ocean Viking ha soccorso 261 persone in pericolo che viaggiavano su barche fatiscenti in 4 diverse operazioni, coordinandosi con le autorità competenti. Durante tutte operazioni le pattuglie della guardia costiera libica sono rimaste sulla scena, creando confusione e pericolo, minacciando anche il team di SOS MEDITERRANEE. Nonostante tutto i salvataggi sono stati effettuati, ma appena giunti nel Pos indicato, ovvero Brindisi, le autorità italiane ci hanno contestato un fermo di 20 giorni e una multa di 3300 euro per violazione del decreto Piantedosi. Non è possibile punire chi salva vite, e finanziare chi rende sempre più complessa la situazione nel Mediterraneo centrale.

Missione 32.2: 5-6 febbraio 2024

Nella notte del 5 febbraio Alarm Phone ha avvisato l’equipaggio della Ocean Viking di un’imbarcazione in difficoltà e sovraffollata al largo delle coste libiche. Dopo una lunga ricerca resa più difficoltosa dal buio, il team ha individuato l’imbarcazione e portato in salvo le 110 persone a bordo, per la maggior parte provenienti da Eritrea ed Etiopia: tra i sopravvissuti c’erano anche due donne incinte e un bambino di un anno.

La mattina successiva, le autorità italiane ci hanno indicato un nuovo caso su cui intervenire, inizialmente segnalato da Alarm Phone: si trattava di un barcone di legno stracarico di persone. Mentre il team si dirigeva verso la posizione indicata, ha intercettato un’altra imbarcazione che aveva bisogno di essere soccorsa: l’ITMRCC ha assunto il coordinamento del caso e ci ha dato istruzione di intervenire, e così abbiamo portato a termine la seconda operazione, salvando 58 persone tra cui altre 2 donne incinte e più di 20 minori non accompagnati. 

L’equipaggio si è quindi diretto verso l’imbarcazione di legno segnalataci dalle autorità e una volta giunta sul posto ha trovato anche un barchino grigio stracarico e due pattuglie della guardia costiera libica: proprio da loro – in qualità di assetti già presenti sulla scena e quindi deputati al coordinamento della stessa- è arrivato l’ok a procedere con il soccorso delle persone in difficoltà. Il team di SOS MEDITERRANEE ha iniziato dal barcone di legno, che stava pericolosamente imbarcando acqua: nel pomeriggio altre 49 persone, per la maggior parte provenienti da Siria, Egitto, Marocco e Sudan, erano in salvo a bordo della Ocean Viking.

Subito dopo, le pattuglie della guardia costiera libica hanno inaspettatamente e improvvisamente cambiato atteggiamento: ci hanno intimato aggressivamente di andarcene e non procedere con altri soccorsi. Nel frattempo era giunta sulla scena una terza barca in difficoltà con a bordo 44 persone.

La Ocean Viking, nel timore di nuovi incidenti che mettessero in pericolo la vita dell’equipaggio (a luglio la guardia costiera libica aveva aperto il fuoco contro di noi), si è allontanata dalla scena: a quel punto le persone sulla piccola barca bianca sono entrate in panico.

L’imbarcazione sovraffollata ha iniziato a fare manovre pericolose per avvicinarsi alla nostra nave, tanto che siamo stati costretti a effettuare il salvataggio per non far correre rischi alle persone nonostante le minacce delle pattuglie libiche. Abbiamo così portato a bordo della Ocean Viking anche i naufraghi presenti su questa quarta barca, completando la missione e dirigendoci a Brindisi, Pos indicato dalle autorità.

Nonostante tutte le difficoltà di coordinamento con le autorità libiche e i pericoli corsi dai naufraghi e dall’equipaggio, la mattina del 9 febbraio tutte le 261 persone soccorse, tra cui 16 donne adulte di cui 4 incinte, un bimbo di un anno, 67 minori non accompagnati (7 ragazze di cui 6 non accompagnate) e un cucciolo di cane, sono potute sbarcare a Brindisi, finalmente in porto sicuro.

Al termine di questa complessa missione, la direttrice delle operazioni di SOS MEDITERRANEE Soazic Dupuy ha voluto raccontare le difficoltà di lavorare in un conteso sempre più pericoloso per le Ong del salvataggio in mare, ma anche per le persone che devono essere soccorse. La guardia costiera libica agisce in modo sconsiderato e indisturbato senza che nessuno si mobiliti a livello politico per cambiare questa situazione.

Le autorità italiane ci hanno comminato un nuovo fermo – il terzo in tre mesi – per aver violato il decreto Piantedosi durante il quarto salvataggio, effettuato senza il coordinamento delle autorità libiche ma indispensabile: SOS MEDITERANEE ha sempre agito rispettando le norme di diritto internazionale. Questo nuovo stop arriva dopo la testimonianza – falsa – della guardia costiera libica, il nostro equipaggio non è stato neanche ascoltato: qui il comunicato in cui spieghiamo il nostro punto di vista e il perché questa situazione non è più accettabile. Chi salva viene criminalizzato, chi crea caos in mare e riporta le persone nei centri di detenzione libici ha più credibilità agli occhi delle autorità italiane.

Le missioni in mare di SOS MEDITERRANEE sono sostenute nel 2022 e 2023 anche con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese. Il supporto dei nostri donatori e partner è fondamentale: in mare fa la differenza tra la vita e la morte!

Foto: Tess Barthes / SOS MEDITERRANEE