Quentin ha 34 anni e questa è la sua seconda missione con SOS MEDITERRANEE.
La sua vita è stata un viaggio continuo: l’infanzia tra Mali, Guinea e Tunisia, poi il ritorno in Francia, dove ha iniziato la sua carriera medica.
Durante il tirocinio in ospedale, ha scelto di dedicarsi come volontario a chi viveva ai margini: nei campi informali di Calais e Dunkerque, e a Parigi, dopo lo smantellamento della cosiddetta “Jungle”.
Ha curato persone che erano in movimento da anni, molte delle quali avevano attraversato il Mediterraneo.
Dopo dieci anni di studi, ha lavorato in malattie infettive in un ospedale di periferia, poi si è preso una pausa per insegnare vela e navigare in Polinesia.
Proprio in mare è arrivata la chiamata per la sua prima missione sull’Ocean Viking.
Quentin ricorda bene il contrasto tra le condizioni disperate dei sopravvissuti prima del soccorso e la solidarietà spontanea che vedeva nascere a bordo:
“Senza parlare la stessa lingua, le persone si aiutavano tra loro. L’umanità funziona, in certi contesti.”
Ha ascoltato storie di torture, ha visto i segni lasciati sulla pelle, ha incontrato una ragazza di 14 anni che viaggiava sola con il suo cucciolo.
Ogni incontro lo segna, e vuole continuare a lasciarsi toccare e indignare da ciò che vede.
“Non vorrei mai diventare insensibile davanti a queste situazioni.”
Per lui, lavorare sull’Ocean Viking significa anche contrastare la mancanza di attenzione che vede in Europa verso chi cerca sicurezza.