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La seguente pubblicazione di SOS MEDITERRANEE vuole far luce sugli eventi che si sono verificati nel Mediterraneo centrale nelle ultime due settimane. «Sguardo sul Mediterraneo» non è inteso come un aggiornamento esaustivo, ma si propone di trattare le questioni relative alla ricerca e soccorso che si verificano nell’area in cui operiamo dal 2016, sulla base di rapporti di diverse ONG, organizzazioni internazionali e articoli dalla stampa internazionale.

Impennata delle partenze dalle coste libiche 

All’inizio di febbraio, sono state migliaia le partenze dalle coste libiche verso il Mediterraneo centrale: numeri impressionanti che non si vedevano da mesi, favoriti anche dalle condizioni meteorologiche particolarmente clementi nonostante il periodo invernale 

 Nelle ultime due settimane, sia la nostra Ocean Viking che le navi Open Arms e Astral di Proactiva-Open Arms hanno effettuato vari soccorsi nel Mediterraneo centraleun totale di 614 persone sono state soccorse da sette imbarcazioni in pericolo nelle regioni di ricerca e soccorso libica e maltese.  

 Nonostante queste giornate particolarmente drammatiche nel Mediterraneo centrale, nel corso delle quali molte persone purtroppo hanno perso la vita, cinque navi ONG rimangono bloccate per motivi amministrativi ed è loro impedita l’attività di soccorso sulla rotta migratoria più pericolosa al mondo 

12 e 13 febbraio: 146 persone salvate da Open Arms, almeno 23 vittime in un tragico naufragio al largo della Tunisia 

Il 16 febbraio, la nave Open Arms dellONG catalana Proactiva-Open Arms ha fatto sbarcare 146 sopravvissuti a Porto Empedocle. Lequipaggio di Open Arms aveva effettuato due operazioni di salvataggio nella regione maltese di ricerca e soccorso (SRR) il 12 e 13 febbraio. Nella prima operazione, 40 bambini, donne e uomini, tra cui un neonato di 3 mesi, sono stati soccorsi da una imbarcazione di legno partita da Zuwara. La barca in pericolo è stata avvistata per la prima volta da Seabirdl’aereo di Sea-Watch. Il giorno seguente, lOpen Arms ha messo in salvo in extremis 106 persone da unimbarcazione di gomma non adatta alla navigazione. Secondo lequipaggio, pochi minuti dopo [il salvataggio] (…), la barca si è ribaltata ed è affondata con larrivo di una tempesta e di onde alte 4 metri”.  

Il giorno stesso, si è verificato un tragico naufragio a circa 62 miglia a sud-ovest di Lampedusa. Delle 48 persone a bordo dell’imbarcazione partita dalla costa tunisina di Sfax, solo 25 sono state messe in salvo dalla Marina tunisina, le altre 22 persone risultano tuttora disperse. Le operazioni di salvataggio si erano purtroppo dovute interrompere a causa del maltempo, come riporta The Guardian, aggiungendo che il cadavere di una persona era stato restituito dal mare 

468 persone soccorse dalla Ocean Viking e Astral e dalla guardia costiera italiana  

Il 4 e 5 febbraio, in meno di 48 ore, lOcean Viking ha soccorso – in acque internazionali – 423 sopravvissuti in quattro operazioni nella regione libica di ricerca e soccorso. Tra loro vi erano 6 donne incinte e 149 minori (di cui oltre l80% non accompagnati). Il 6 febbraio, una donna incinta in condizioni di salute critiche è stata evacuata con urgenza in elicottero, insieme al suo compagno, a Malta. Il giorno seguente, per i restanti 421 sopravvissuti a bordo della Ocean Viking è stato assegnato un porto sicuro per lo sbarco ad Augusta, in Sicilia. Prima dello sbarco, tutti i naufraghi a bordo dellnostra nave ambulanza sono stati testati per il Covid-19 dalle autorità sanitarie italiane e sono stati identificati 48 casi positivi. Ci sono voluti due giorni, l’8 e il 9 febbraio, per completare le operazioni di sbarco di tutti i sopravvissuti nel porto di Augusta. 

Il 5 febbraio, anche il veliero Astral dellOng Proactiva-Open Arms ha soccorso 45 persone, tra cui donne, una delle quali incinta, da un gommone in pericolo nella regione maltese di ricerca e soccorso. I sopravvissuti hanno raccontato al team di Astral di aver trascorso tre giorni in mare prima di ricevere assistenza. Sono stati poi trasferiti su una nave della guardia costiera italiana e fatti sbarcare a Lampedusa. 

Oltre 1.800 persone illegalmente respinte nell’inferno libico  

Nelle ultime due settimane, oltre 1.800 persone che hanno tentato di fuggire dalla Libia attraverso il Mediterraneo centrale sono state intercettate in mare e forzatamente riportate in Libia dalla guardia costiera libica.  

 

Tra il 9 e il 15 febbraio, 318 persone sono state intercettate e riportate in Libia secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM). La stessa organizzazione segnala anche che in un solo giorno, il 10 febbraio, più di 200 persone sono state forzatamente riportate in Libia, da dove fuggivano. Ma già la settimana precedente, 1.487 persone erano state intercettate dalla guardia costiera libica e ricondotte in Libia. Come si sa da anni, e come ha dichiarato Safa Msehli, portavoce dell’OIMla maggior parte di questi sopravvissuti finiscono in detenzione dove sono vittime di condizioni orribili, sfruttamento, abusi e traffico di esseri umaniA seguito di un’intercettazione e del respingimento di un’imbarcazione il 5 febbraio scorso da parte di motovedette della guardia costiera libica, lAlto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha riferito che fra le persone respinte a Tripoli, c’erano 2 corpi e persone segnalate come disperse dai resoconti dei sopravvissuti.   

 Anche le ONG di ricerca e soccorso Proactiva Open ArmsSea-Watch e Pilotes Volontaires hanno riferito di aver assistito e documentato diverse intercettazioni illegali in mare tra il 3 e il 10 febbraio.  

Nel frattempo, continua il triste a macabro computo dei cadaveri che si arenano quasi quotidianamente sulle coste libiche: corpi sono stati recuperati al largo della costa libica tra il 2 e l8 febbraio e altri tra il 9 e il 15 febbraio (OIM). Secondo le statistiche raccolte dall’OIM, nel solo mese di gennaio 87 persone sono morte o scomparse sulla rotta più letale del mondo.  

Il nostro “Sguardo” resta sul Mediterraneo. Per garantire testimonianza di quel che avviene nel Mediterraneo Centrale e per onorare i morti e i dispersi. Continuiamo a osservare e a raccontare.