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La seguente pubblicazione di SOS MEDITERRANEE vuole far luce sugli eventi che si sono verificati nel Mediterraneo centrale nelle ultime due settimane. «Sguardo sul Mediterraneo» non è inteso come un aggiornamento esaustivo, ma si propone di trattare le questioni relative alla ricerca e soccorso che si verificano nell’area in cui operiamo dal 2016, sulla base di rapporti di diverse ONG, organizzazioni internazionali e articoli dalla stampa internazionale.

Nonostante le condizioni invernali, le partenze continuano: ci sono segnalazioni di almeno un naufragio e oltre 120 persone forzatamente riportate in Libia

 

I corpi di quattro bambini di età compresa tra 5 e 10 anni sono stati riportati a riva sulla costa occidentale della Libia il 16 dicembre scorso, dopo che una imbarcazione era affondata con circa 30 persone a bordo, secondo la Mezzaluna Rossa libica. L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), nel suo ultimo aggiornamento marittimo, parla di 6 cadaveri recuperati quel giorno.

Mentre il 17 dicembre, oltre 120 persone, inclusi 8 donne e 28 bambini sono stati intercettati in mare e forzatamente riportati in Libia dalla sedicente guardia costiera libica.

A Lampedusa non si sono fermati gli arrivi, tra cui quattro arrivi autonomi tra il 15 e il 16 dicembre, con un totale di oltre 310 persone partite dalla Libia e dalla Tunisia, tra cui molte donne e minori. Questi furono i primi sbarchi in quindici giorni, a causa delle cattive condizioni meteorologiche secondo Agrigento Notizie.

Dalle nave quarantena continuano a trapelare notizie drammatiche. Secondo Il Manifesto, un altro minore, un diciassettenne somalo, è morto in un ospedale di Catania dopo il deterioramento delle sue condizioni di salute a bordo di una nave-quarantena italiana. Abdallah Said, un ragazzo somalo di 17 anni, è morto a Catania il 14 settembre, 22 giorni prima della morte di Abou Diakite, dopo essere stato trasportato dalla GNV Azzurra all’ospedale. La procura di Siracusa sta svolgendo un’indagine.

Novembre risulta essere stato il mese più mortale dell’anno per le persone che cercano di fuggire dalla Libia e cercano la sicurezza attraverso il Mediterraneo, secondo IOM-Libia (ultimo aggiornamento mensile pubblicato il 11 dicembre). Almeno 84 corpi sono stati portati a terra e 77 persone sono scomparse a seguito di una serie letale di naufragi avvenuti lo scorso mese. Novembre ha anche registrato il maggior numero di intercettazioni in mare con 1.742 persone riportate con la forza in Libia.

 

Revocato il fermo amministrativo della Ocean Viking, mentre 5 navi umanitarie rimangono bloccate a terra

 

Il 21 dicembre, dopo un’ispezione di due ore da parte della Guardia Costiera Italiana, il fermo amministrativo della Ocean Viking, durato cinque mesi a Porto Empedocle, è stato revocato. Dopo mesi di confronto con tutte le parti interessate per trovare la giusta soluzione e costose modifiche per adeguare la nostra nave ai nuovi requisiti di sicurezza richiesti dalle autorità italiane, SOS MEDITERRANEE è felice di poter tornare in mare e riprendere le operazioni di ricerca e soccorso nel 2021.

Queste due ultime settimane il Mediterraneo centrale è infatti, rimasto privo di assetti di ricerca e salvataggio. Cinque navi di ONG umanitarie sono ancora non operative a causa di blocchi amministrativi. SOS MEDITERRANEE esprime il suo pieno sostegno ai loro equipaggi nello sforzo di tornare in mare e colmare la mortale mancanza di mezzi di soccorso imposta dagli Stati europei nel Mediterraneo centrale.

Dal 12 dicembre, invece, la squadra di Pilotes Volontaires ha ripreso le sue missioni di monitoraggio sulla zona Sar libica di ricerca e salvataggio con un nuovo asset aereo, il Colibri 2. Per un anno, l’ONG francese non era stata in grado di volare con il loro primo aereo, il Colibri, a causa di blocchi amministrativi a terra. Sapere che Pilotes Volontaires è tornato è un grande sollievo perché la presenza di mezzi aerei civili per la ricerca di imbarcazioni in pericolo è della massima importanza per salvare vite umane nel Mediterraneo centrale.

 

Circa 1.000 vittime nel Mediterraneo dall’inizio dell’anno

 

Nel 2020, il Progetto Missing Migrants dell’OIM ha finora registrato oltre 3.000 morti sulle rotte migratorie in tutto il mondo. Nonostante la pandemia di Covid 19, le restrizioni sanitarie e il controllo delle frontiere, le persone continuano a imbarcarsi in viaggi pericoloso tra i deserti e i mari. “Sebbene il numero complessivo di persone che hanno perso la vita nel 2020 sia inferiore rispetto agli anni precedenti, alcune rotte hanno visto un aumento delle vittime”, spiega l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). In particolare, almeno 593 persone sono morte durante il viaggio verso le Isole Canarie dal 1º gennaio al 17 dicembre, rispetto alle 210 registrate nel 2019. Nello stesso periodo sono stati registrati oltre 1.000 decessi nel Mediterraneo, di cui 739 solo nel Mediterraneo centrale, che rimane la rotta di migrazione marittima più letale del mondo.

Di recente, nel cantiere di Augusta, abbiamo aggiunto delle zattere di salvataggio più grandi, che possono trasportare 100 persone ciascuna alla nostra nave, la Ocean Viking. Abbiamo dotato la nave di giubbotti di salvataggio aggiuntivi e tute di immersione. Queste dotazioni sono state ispezionate dagli ufficiali italiani e debitamente certificate. La Ocean Viking andrà presto a Marsiglia per rifornirsi e imbarcare le squadre mediche e di soccorso. Gli operatori di SOS MEDITERRANEE si sottoporranno a una quarantena preventiva prima dell’imbarco e saranno testati varie volte per il COVID-19.

Il nostro “Sguardo” resta sul Mediterraneo. Per garantire testimonianza di quel che avviene nel Mediterraneo Centrale e per onorare i morti e i dispersi. Continuiamo a osservare e a raccontare.