Fermo amministrativo italiano per la Ocean Viking.
SOS MEDITERRANEE denuncia la manovra amministrativa che mira palesemente ad ostacolare le nostre operazioni di salvataggio
23 luglio 2020 – Ieri, dopo un’ispezione durata undici ore da parte della Guardia Costiera italiana, la Ocean Viking è stata sottoposta a fermo amministrativo dalle autorità italiane nel porto di Porto Empedocle, in Sicilia. SOS MEDITERRANEE condanna questa manovra amministrativa vessatoria, che palesemente volta a ostacolare il lavoro di soccorso delle navi delle ONG.
Il motivo principale del fermo è stato comunicato dalla Guardia Costiera italiana: “La nave ha trasportato un numero di persone superiore a quello riportato nel Certificato di Sicurezza Dotazioni per Nave da Carico“. In un anno di operazioni gestite da SOS MEDITERRANEE, la Ocean Viking aveva già dimostrato di rispondere ad elevati standard di sicurezza più di quanto sia solitamente richiesto ad una nave analoga. Non riusciamo a comprendere perché le osservazioni sulla sicurezza della nave siano state fatte solo ora, dal momento che le condizioni della nave sono rimaste invariate rispetto alle ultime quattro ispezioni, comprese le due più recenti condotte dalla stessa Guardia costiera italiana, e non ci sono stati cambiamenti nelle norme di sicurezza per quanto riguarda ciò che ora viene contestato.
“L’armatore norvegese della Ocean Viking ed il noleggiatore SOS MEDITERRANEE hanno sempre rispettato e garantito il massimo livello di sicurezza per l’equipaggio e i naufraghi a bordo della nave. Quello che ci è chiaro ora è che, negli ultimi tre mesi, la stessa argomentazione sulla sicurezza è stata sistematicamente utilizzata dalle autorità italiane per trattenere quattro navi ONG che conducevano operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale. Come mai la sicurezza non era un problema per le autorità marittime quando, all’inizio di questo mese, la Ocean Viking ha dovuto attendere 11 giorni per l’assegnazione di un Porto Sicuro ed è stata invece costretta a dichiarare lo Stato di emergenza a bordo?”, dice Frédéric Penard, direttore operativo di SOS MEDITERRANEE.
Operare nel Mediterraneo centrale, per sua natura, significa trovarsi di fronte a ripetute situazioni di emergenza con un numero potenzialmente elevato di persone in pericolo imminente allo stesso momento (generalmente da 50 a 200 persone). Nell’ultimo decennio, la Guardia Costiera italiana ha salvato diverse centinaia di persone simultaneamente, a volte nel giro di poche ore. Questa è la realtà della crisi umanitaria su vasta scala che si sta verificando nel Mediterraneo. Di fatto, quando si soccorrono persone in mare – come è dovere di ogni comandante di nave assistere le persone in difficoltà – la Ocean Viking è costretta a trasportare più persone di quante siano indicate nei documenti della nave. Questo deriva dalla natura stessa delle situazioni di emergenza. Tuttavia, è della massima importanza ricordare che le persone che portiamo temporaneamente in salvo a bordo della Ocean Viking sono, secondo la legge marittima, da considerarsi come naufraghi, persone salvate da una situazione di grave pericolo in mare, e non sono mai da considerarsi come passeggeri. Definirli così è un’interpretazione fallace del quadro giuridico marittimo in cui operiamo ed è una grave mancanza di rispetto per la situazione di pericolo in cui si trovavano le molteplici imbarcazioni inadatte alla navigazione che abbiamo dovuto soccorrere negli ultimi quattro anni. Questa interpretazione è fortemente preoccupante per un’organizzazione professionale civile di ricerca e soccorso come SOS MEDITERRANEE. Infatti, i regolamenti marittimi internazionali che specificano le norme minime per la costruzione, l’equipaggiamento e l’utilizzo delle navi, come la Convenzione SOLAS, stabiliscono che le persone che si trovano a bordo in conseguenza del dovere di soccorso del Comandante non devono essere prese in considerazione nel verificare l’applicazione a una nave di una qualsiasi delle disposizioni della Convenzione SOLAS1 .
A seguito della sistematica persecuzione amministrativa cui sono sottoposte le ONG, attualmente non vi sono quasi più navi dedicate a condurre operazioni di soccorso nel Mediterraneo centrale. Nel frattempo, le persone continuano a fuggire dalla Libia, soprattutto se le condizioni meteorologiche estive lo consentono, e le imbarcazioni che lo fanno continuano a trovarsi in grave pericolo nel Mediterraneo centrale. Lo testimoniano i cadaveri che galleggiano in mezzo al mare.
“C’è uno schema chiaro che viene applicato in modo eccessivo, in una continua vessazione amministrativa delle ONG, con l’unico scopo di impedire che le attività di salvataggio colmino il vuoto lasciato dagli Stati europei. Ma fermare l’ambulanza non impedirà alla ferita di sanguinare”, aggiunge Frédéric Penard.
Nota ai redattori:
- Tre controlli PSC (controlli dello Stato di approdo) sono stati subiti dalla Ocean Viking in un anno – solo carenze minori rilevate:
La Ocean Viking è già stata certificata come nave di soccorso e operava come tale nel rigoroso settore dell’industria marittima norvegese e britannica. Allora, alla nave, come a qualsiasi altra nave di soccorso operante in uno dei settori marittimi coi più elevati standard di sicurezza, non era richiesto di dotarsi di quelle caratteristiche che oggi la guardia costiera italiana considera validi motivi per il fermo. Dopo essere stata noleggiata da SOS MEDITERRANEE, nel giro di un anno, la Ocean Viking ha subito e superato tre controlli da parte dello Stato di approdo (PSC) – regime di ispezione delle navi registrate all’estero in porti diversi da quelli dello Stato di bandiera – di cui uno in Polonia prima di iniziare la sua missione nel Mediterraneo centrale nel luglio 2019. Secondo il suo Ship Risk Profile (SRP) – un sistema che determina il livello di priorità per un’ispezione della nave, l’intervallo tra le ispezioni e la portata di tali ispezioni – la Ocean Viking è classificata come nave a rischio standard. In quanto tale, dovrebbe di norma effettuare ispezioni periodiche ogni 10-12 mesi dopo l’ultima ispezione nella regione europea del memorandum d’intesa di Parigi (Paris MoU) – un accordo firmato da 26 paesi europei e dal Canada per attuare un sistema armonizzato di controllo da parte dello Stato di approdo. Invece, la Ocean Viking è stata ispezionata attraverso il regime del Port State Control (PSC) dalla guardia costiera italiana in due casi (nel settembre e novembre 2019), prima di quello condotto ieri a Porto Empedocle.
Le prime due ispezioni PSC in Italia, quando la nave è stata ispezionata per circa 9 ore, hanno rilevato solo piccole carenze che sono state rapidamente corrette e non erano motivo di fermo. Sorprendentemente, nonostante queste ispezioni approfondite precedenti, a seguito dell’ispezione odierna, le autorità marittime italiane hanno considerato alcuni dei certificati e dei dotazioni della nave – che non sono cambiati dalla prima ispezione – come motivi per il fermo.
- Riepilogo dell’ultima missione in mare della Ocean Viking: si è dovuto dichiarare lo stato di emergenza – un passo senza precedenti per SOS MEDITERRANEE:
Dopo aver effettuato quattro salvataggi nelle zone di Ricerca e Soccorso italiana e maltese il 25 e 30 giugno, la Ocean Viking ha dichiarato lo Stato di emergenza dopo otto giorni di rifiuto da parte delle competenti autorità marittime di attribuire un porto sicuro per lo sbarco di 180 sopravvissuti, parte dei quali hanno dovuto affrontare un insopportabile disagio psicologico. Undici giorni dopo il primo salvataggio e tre giorni dopo la dichiarazione dello stato di emergenza, alla Ocean Viking è stato ordinato di far sbarcare i sopravvissuti a Porto Empedocle, in Sicilia. L’equipaggio è stato quindi messo in quarantena per 14 giorni a bordo della Ocean Viking, al largo della Sicilia. In seguito alle operazioni di sanificazione della nave, le autorità italiane hanno effettuato un Port State Control che ha portato al fermo amministrativo della nave.
1 « Le persone che si trovano a bordo di una nave per causa di forza maggiore o in conseguenza dell’obbligo imposto al comandante di trasportare naufraghi o altre persone, non devono essere computate allorché si tratta di verificare l’applicazione alle navi di una qualsiasi prescrizione della presente Convenzione.», Convenzione SOLAS, Art IV b)
Ph: Laila Sieber