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28 ottobre 2019 – SOS MEDITERRANEE e Medici Senza Frontiere (MSF) chiedono a un’ampia coalizione di Stati europei di facilitare urgentemente l’assegnazione di un porto alla Ocean Viking e avviare finalmente un meccanismo di sbarco prevedibile e coordinato, come discusso a inizio ottobre durante il vertice di Lussemburgo. La Ocean Viking, nave di soccorso gestita in collaborazione da SOS MEDITERRANEE e MSF, è ancora bloccata in mare, in attesa di un luogo sicuro dove sbarcare i 104 naufraghi soccorsi in acque internazionali al largo della Libia dieci giorni fa.

“Negli ultimi quattro mesi, diversi leader europei si sono incontrati in tre occasioni (a Parigi, Malta e Lussemburgo) mostrando la volontà di definire un meccanismo temporaneo di sbarco e distribuzione delle persone che vengono soccorse nel Mediterraneo centrale” ha detto Louise Guillaumat, vicedirettore delle operazioni di SOS MEDITERRANEE. “Eppure ancora oggi 104 naufraghi vengono lasciati in un limbo sul ponte di una nave di soccorso, senza una soluzione in vista per lo sbarco, aggiungendo ulteriore sofferenza dopo la situazione di pericolo vissuta in mare. L’Europa può e deve mostrare più solidarietà verso gli Stati costieri in prima linea.”

Tra le 104 persone soccorse dalla Ocean Viking il 18 ottobre ci sono due donne incinte e 41 bambini e ragazzi sotto i 18 anni – i più piccoli hanno due e undici mesi, uno è nato in un centro di detenzione in Libia secondo la testimonianza della madre. La grande maggioranza (76%) dei minori dice di viaggiare senza essere accompagnati da un parente o da un tutore. Molti dei naufraghi raccontano di essere rimasti intrappolati in Libia per diversi anni e alcuni dicono di essere fuggiti a causa dei combattimenti scoppiati ad aprile di quest’anno.

“Ogni paziente visitato finora nella clinica di MSF a bordo ci ha raccontato di aver subito o assistito a violenze, anche sessuali, a un certo punto del viaggio. Le donne hanno detto al nostro team medico di essere fuggite dai loro paesi a causa di matrimoni forzati, mutilazioni genitali femminili o violenze sessuali” spiega Michael Fark, capomissione di MSF.È inaccettabile che da dieci giorni queste persone già vulnerabili abbiano dovuto subire non solo le intemperie, bloccate in mare aperto, ma anche l’incertezza di non sapere cosa sarà di loro. Questa prolungata e inutile permanenza in mare deve finire. Chiediamo con forza ai leader europei di essere all’altezza dei propri principi e consentire ai naufraghi di sbarcare finalmente verso la sicurezza.”

Mentre la Ocean Viking è bloccata in mare, questo fine settimana ci sono stati nuovi casi di barche in difficoltà nel Mediterraneo centrale, con due soccorsi condotti da navi umanitarie, tra cui un soccorso critico della Alan Kurdi in un contesto di confusione tra le autorità competenti, come accaduto spesso nell’ultimo anno. Almeno 692 persone sono morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale dall’inizio di quest’anno. I soccorsi delle navi umanitarie non devono essere rallentati o ostacolati a causa di inutili attese in mare.

Il vertice dei ministri europei in Lussemburgo a inizio ottobre sembrava aver raggiunto l’accordo su un “progetto pilota” che coinvolgeva sette Stati membri, la metà dei 14 annunciati come obiettivo nel vertice di luglio a Parigi, ma comunque un segnale promettente verso l’avvio di un sistema di sbarco basato sul rispetto del diritto internazionale. Poco dopo quell’incontro, alla Ocean Viking era stato consentito di sbarcare 176 persone a Taranto entro 26 ore dal soccorso. Ma meno di una settimana dopo, la Ocean Viking è stata di nuovo lasciata in mare per giorni senza l’assegnazione di un porto sicuro.

“La situazione in cui si trova oggi la Ocean Viking dimostra quanto sia fragile l’annunciato progetto pilota europeo sugli sbarchi. Tutto questo è durato fin troppo. Tornare all’approccio ad hoc, nave per nave, che ha caratterizzato gli ultimi 16 mesi sarebbe un grave passo indietro. Queste inutili attese e stand-off in mare potranno finire solo se una più ampia coalizione di paesi europei converrà per supportare i paesi di sbarco senza ulteriori ritardi” conclude Louise Guillaumat, vicedirettore delle operazioni di SOS MEDITERRANEE.

Note sull’ultimo soccorso:

Il 18 ottobre, la Ocean Viking ha soccorso 104 persone da un gommone in difficoltà, a 50 miglia nautiche dalla costa libica. Il barcone era stato avvistato col binocolo dalla nave.

Poco dopo la Ocean Viking ha richiesto un luogo sicuro di sbarco alle autorità marittime competenti. Il Centro di Coordinamento Congiunto dei Soccorsi libico (JRCC) ha indicato il porto di Tripoli come “luogo sicuro” il giorno stesso del soccorso. La Ocean Viking non ha potuto accettare perché nessun porto libico può essere considerato sicuro secondo il diritto internazionale.

Il 20 ottobre la Ocean Viking ha chiesto un luogo sicuro di sbarco ai Centri di Coordinamento dei Soccorsi (MRCC) di Italia e Malta, chiedendo di coordinarsi con i paesi che potevano meglio supportare gli MRCC nel facilitare lo sbarco prima possibile. Alla Ocean Viking non è stato assegnato un porto sicuro da allora.

FOTO  Julia Schaefermeyer / SOS MEDITERRANEE

 


SOS MEDITERRANEE è un’organizzazione umanitaria europea interamente finanziata dalla popolazione solidale a livello globale e dall’appoggio della società civile. È un’associazione umanitaria indipendente da qualsiasi schieramento politico e da qualsiasi ideologia religiosa, e si fonda sul principio del rispetto degli esseri umani e della loro dignità, senza distinzioni in base a nazionalità, identità etnica, credo religioso, appartenenza sociale o politica. SOS MEDITERRANEE è un network europeo composto da associazioni in Italia, Germania, Francia e Svizzera che supportano le operazioni di soccorso in mare e le attività di testimonianza e sensibilizzazione. La sua azione si fonda sulla mobilitazione di cittadini di diversi Paesi europei, che desiderano manifestare solidarietà nei confronti di persone che, spinte da condizioni disumane e inaccettabili, fuggono attraverso il Mediterraneo, rischiando la propria vita in mare su imbarcazioni precarie.