L’attualità delle ultime settimane è stata segnata dal susseguirsi di operazioni di salvataggio effettuate dalla Ocean Viking e dalla riapertura dei porti italiani per lo sbarco dei sopravvissuti in un luogo sicuro. Con il ritorno dell’Italia al tavolo dei negoziati, si spera che l’Europa inauguri finalmente una nuova era nelle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale.
La riapertura dei porti in Italia, una svolta positiva
La notizia è arrivata la sera di domenica 22 settembre: per la seconda volta in una settimana, le autorità italiane hanno deciso di aprire un porto alle persone salvate dalla Ocean Viking. I 182 sopravvissuti, tra i quali donne incinte e bambini molto piccoli, hanno potuto sbarcare martedì 24 settembre nel porto di Messina in Italia.
Il giorno prima Italia, Francia, Germania e Malta avevano annunciato, dopo un mini-vertice tenutosi a La Valletta, di aver trovato una “base di accordo” in vista della creazione di un meccanismo di distribuzione automatica delle persone salvate da navi umanitarie nel Mediterraneo centrale. Il testo deve ancora essere sottoposto all’approvazione degli altri 24 Stati membri dell’UE in occasione di una riunione del Consiglio europeo “Giustizia e affari interni” in Lussemburgo l’8 ottobre.
Questi diversi progressi sono un segno di un sussulto di umanità da parte degli Stati europei? Si deve constatare che la prima riapertura di un porto italiano il 14 settembre 2019 per sbarcare gli 84 sopravvissuti a bordo della Ocean Viking ha segnato una svolta positiva, quindici mesi dopo la chiusura dei porti italiani alle navi di soccorso umanitario. Ricordiamo che il 9 giugno 2018 l’Italia aveva rifiutato di accettare i 630 sopravvissuti che erano a bordo della nave Aquarius. Riaprendo uno dei suoi porti alla Ocean Viking, l’Italia ritorna al tavolo dei negoziati europei.
In mare le operazioni di salvataggio si susseguono e si moltiplicano
Questi negoziati devono assolutamente portare alla creazione di un meccanismo di sbarco prevedibile, coordinato e permanente e porre fine così al sistema delle decisioni “caso per caso” e all’attesa interminabile dei sopravvissuti a bordo delle navi che hanno effettuato operazioni di salvataggio.
Ciò è tanto più importante in quanto la situazione nel Mediterraneo centrale continua a peggiorare: la Ocean Viking è stata praticamente la sola nave nella zona di ricerca e soccorso nelle ultime settimane. Inoltre, le poche navi umanitarie sono obbligate ad operare nonostante la mancanza di coordinamento e di condivisione delle informazioni della guardia costiera libica da un lato, e la mancanza di collaborazione della missione europea, dall’altro. Una assenza di coordinamento internazionale che rende sempre più complessa l’azione delle navi di soccorso umanitario.
Eppure, in mare si susseguono e si moltiplicano le operazioni di salvataggio. La Ocean Viking aveva lasciato il porto di Marsiglia il 2 settembre 2019 per la sua seconda missione nel Mediterraneo. Domenica 8 settembre soccorreva 50 persone con una prima operazione di salvataggio. Due giorni dopo, in condizioni meteorologiche difficili, la Ocean Viking ha dovuto procedere al trasbordo di 34 persone precedentemente salvate dalla barca a vela Josefa, noleggiata dall’organizzazione ResQship. Tra i sopravvissuti c’erano una donna incinta e un bambino di un anno.
Il giorno dopo, la Ocean Viking contattava le autorità italiane e maltesi per chiedere l’evacuazione medica di una donna incinta di nove mesi soccorsa durante l’ultima operazione, le cui condizioni mediche mettevano in pericolo la sua vita e quella del bambino. Nel pomeriggio, questa donna e il marito sono stati evacuati a Malta in elicottero.
Gli 82 sopravvissuti rimasti a bordo della Ocean Viking sono stati finalmente in grado di sbarcare a Lampedusa attraverso un’operazione di trasbordo sulle imbarcazioni della guardia costiera italiana quattro giorni dopo.
La settimana successiva, la Ocean Viking effettuava quattro operazioni di salvataggio in soli tre giorni, portando a 217 il numero dei sopravvissuti a bordo. 35 di loro, che erano stati salvati nella zona di ricerca e soccorso maltese, sono stati trasferiti su una nave militare maltese il 20 settembre. I restanti 182 sopravvissuti sono stati sbarcati in un luogo sicuro a Messina, Italia, martedì 24 settembre.
Dall’inizio della sua missione, la Ocean Viking ha già salvato 656 persone. In totale, dalla sua nascita, SOS MEDITERRANEE ha soccorso 30.179 persone. Dietro queste cifre ci sono donne, bambini, minori non accompagnati, uomini e le loro storie.
Il giorno dopo essere stata evacuata dalla Ocean Viking in elicottero, una giovane donna ha dato alla luce un bambino, “Good Luck”. Ange, un neonato camerunese di pochi giorni appena quando è arrivato a bordo, ha vissuto i suoi primi momenti di tenerezza in famiglia con la madre e i fratelli a bordo della Ocean Viking, in mare aperto…
Di fronte a questa tragica situazione nel Mediterraneo centrale, noi, marinai-soccorritori e cittadini, ci rifiutiamo di arrenderci. Continueremo a tendere la mano finché delle persone rischieranno di perdere la vita in mare. È urgente che gli Stati europei agiscano ugualmente per una maggiore solidarietà e umanità nel Mediterraneo centrale.
Foto : Hannah Wallace Bowman / MSF