Ocean Viking, 20 August 2019
Moussa, 18 – Sudan
Ogni sera alle 9 circa, i team di SOS MEDITERRANEE ed MSF cercano di mandare i sopravvissuti a letto, o per meglio dire, pavimento, sul ponte di legno della Ocean Viking.
La sera del 19 Agosto le persone si stavano ancora sistemando lentamente per dormire, quando un giovane uomo mi si avvicina con un suo amico. Mi dice che si chiama Moussa e che mi vuole raccontare la sua storia
Moussa ha 18 anni e viene dal Sudan. Aveva solo 16 anni quando ha lasciato il Sudan ed è finito in Libia. Lì è stato immediatamente catturato e rinchiuso nei capannoni dei trafficanti di Beni Waled per sei mesi, dove racconta di essere stato torturato con elettroshock e picchiato ripetutamente. È stato liberato solo quando è riuscito a raccogliere abbastanza soldi.
È arrivato poi a Tripoli, e racconta della infame “job square” piazza del lavoro, dove si cerca lavoro presso le famiglie libiche o nei campi. Dopo alcuni mesi passati a lavorare in una casa, senza essere pagato, ha trovato il modo di allontanarsi e ha deciso che non poteva più rimanere in Libia.
Nel Novembre 2018 ha provato ad attraversare il mare per la prima volta. «Siamo rimasti in acqua per 32 ore. Avevamo finito il cibo e l’acqua ed è iniziata la disperazione. Poi una grande nave ci ha soccorsi. Ci hanno detto che ci avrebbero portato in Sicilia. Ma ci hanno portati a Misurata, un porto in Libia».
Moussa e gli altri 81 sopravvissuti erano su una nave chiamata “Nivin”. Le persone erano state soccorse dall’equipaggio della nave cargo il 10 novembre a 115 miglia ad est di Tripoli da un gommone. La nave è rimandata al porto di Misurata per quasi 2 settimane, con le persone a bordo che si rifiutavano di sbarcare. Dicevano che avrebbero preferito morire che tornare in Libia.
«Ero terrorizzato di scendere dalla nave. Sapevo cosa mi aspettava in Libia. Ma un giorno le forze di governo libiche ci hanno fatti scendere con la forza». dice Moussa. Sapeva cosa li aspettava. Lui e gli altri sopravvissuti sono stati rinchiusi nei centri di detenzione in cui il cibo non era sufficiente, l’acqua era solo salata e le percosse erano giornaliere.
«So che ci sono persone che sono ancora lì», dice Moussa dopo esserci rimasto per 7 mesi prima di riuscire a scappare. «Ci minacciavano ogni giorno di riportarci in Sudan. Non potevo tornare. Ho problemi lì». «Le guardie avevano delle persone che venivano per scegliere chi avrebbe lavorato e sarebbe poi tornato la sera… è così che sono scappato un giorno».
Moussa ha deciso di riprovare ad attraversare il mare pagando 2000 dinars due mesi dopo essere scappato dal centro di detenzione. Questa volta, dopo 16 ore passate in mare, è stato soccorso dalla Ocean Viking.
«Ho paura adesso. So come è andata con la Navin. Saremo riportati in Libia». dice Moussa con in terrore negli occhi.
Ho guardato Moussa negli occhi e gli ho detto: «so che è difficile credermi dopo tutto quello che hai passato. Ma ti giuro che sei al sicuro adesso e che mai e poi mai ti riporteremo in Libia»
Testo di Avra Fialas/SOS MEDITERRANEE – communications officer a bordo della Ocean Viking