Un salvataggio in extremis e due trasbordi
«L’eccezionale coordinamento tra le Ong ha permesso di salvare centinaia di vite»
La nave Aquarius, noleggiata da SOS MEDITERRANEE e gestita in partnership con Medici senza Frontiere (MSF), sabato 10 marzo ha tratto in salvo 110 persone da un gommone sgonfio nelle acque internazionali al largo della Libia, prima di accogliere a bordo 62 persone soccorse da un mercantile e altre 108 tratte in salvo dalla nave Open Arms dell’Ong ProActiva.
La nave Aquarius, con a bordo sani e salvi e al sicuro i 280 naufraghi – tra cui 47 donne e 32 minori (25 non accompagnati) – appartenenti a oltre venti nazionalità diverse – ha poi fatto rotta verso il porto sicuro («Port of safety») di Augusta per lo sbarco lunedì mattina.
Un salvataggio in extremis
Alle 7:00 del mattino di sabato 10 marzo, la nave Aquarius ha ricevuto la segnalazione di più imbarcazioni in difficoltà e l’indicazione da parte del MRCC (Centro di coordinamento del soccorso in mare) di Roma di raggiungere la posizione stimata di uno dei natanti. Una spessa nebbia ha complicato la ricerca dell’imbarcazione in difficoltà. Nel momento in cui è stata individuata, inizialmente da parte di un peschereccio, numerose persone si sono gettate in acqua nel tentativo di raggiungerlo a nuoto.
«Quando abbiamo visto arrivare il peschereccio, gli altri a bordo del gommone sono andati nel panico perché avevano paura che fosse una barca libica e preferivano continuare il viaggio rischiando di morire in mare piuttosto che essere riportati in Libia», ha raccontato ai volontari di SOS MEDITERRANEE un giovane palestinese recuperato in stato di shock e ipotermia dopo essere scampato all’annegamento.
Il team dei soccorritori della Aquarius è quindi intervenuto, ha stabilizzato la situazione a bordo del gommone, distribuito i salvagente e poi evacuato, uno dopo l’altro, i passeggeri.
«È stato quello che chiamiamo un “salvataggio critico”, ovvero un’operazione estremamente delicata che si sarebbe potuta trasformare in catastrofe in un istante e mietere numerose vittime. Nel momento in cui i nostri RHIB (lance di salvataggio) si sono avvicinati, il gommone era in pessime condizioni, i galleggianti si stavano sgonfiando, il fondo rischiava di spezzarsi e all’interno c’era oltre un centinaio di persone», ha dichiarato il vice coordinatore dei soccorsi Max Avis.
Le 110 persone a bordo del gommone – appartenenti a più di 13 nazionalità diverse (sono in prevalenza originari dell’Africa occidentale ma si contano anche due libici e due palestinesi) – sono state soccorse e affidate alle cure del personale medico di MSF a bordo. Tra loro c’erano casi di ipotermia e lesioni causate dai maltrattamenti subiti in Libia.
Salvataggi e trasbordi, da Est a Ovest
La nave Aquarius ha in seguito accolto a bordo nella serata di sabato 62 persone (in maggioranza nordafricane), tratte in salvo da un gommone qualche ora prima dalla nave mercantile Asso Trenta in prossimità delle piattaforme petrolifere di Bouri nelle acque internazionali a ovest di Tripoli.
Altre 108 persone, soccorse dalla nave Open Arms dell’Ong ProActiva OpenArms nel corso di due distinte operazioni, sono state trasferite a loro volta sulla Aquarius a tarda notte.
Un giovane di 14 anni affetto da una grave malattia, accompagnato dai suoi due fratelli maggiori, era stato recuperato in alto mare sabato mattina dall’Ong ProActiva a bordo di una piccola imbarcazione alla deriva. Nel pomeriggio di sabato i soccorritori di OpenArms avevano tratto in salvo oltre cento persone a bordo di un gommone, individuato grazie alle ricerche aeree del velivolo umanitario Moonbird dell’Ong Sea-Watch nelle acque internazionali a est di Tripoli.
«Il salvataggio di sabato mattina è stato estremamente pericoloso. È grazie alla professionalità dei team e alle attrezzature tecniche delle unità SAR (Search and Rescue) come la Aquarius che è stato possibile salvare queste persone in pericolo. Questo dimostra ancora una volta la necessità assoluta di una flotta dedicata al salvataggio dispiegata nelle zone più sensibili, in modo che queste navi ambulanza possano intervenire in tempo. Le diverse operazioni di queste ultime ore dimostrano anche l’eccezionale coordinamento tra le Ong che operano nel Mediterraneo centrale, che ha permesso di salvare centinaia di vite ma anche, al di là delle operazioni di soccorso, di testimoniare l’emergenza umanitaria in questa parte di mare al largo della Libia, la più mortale al mondo», ha detto Nicola Stalla, coordinatore dei soccorsi DI SOS MEDITERRANEE a bordo della nave Aquarius.
I naufraghi raccontano l’inferno libico
I 280 naufraghi tratti in salvo sabato nelle acque internazionali al largo della Libia provengono da oltre venti diversi Paesi, inclusi 69 dall’Eritrea, dodici dalla Somalia, sei dalla Libia e tre dalla Siria. Sono stati individuati numerosi casi particolarmente vulnerabili, incluse vittime di tortura, potenziali vittime di traffico di esseri umani e urgenze mediche.
Un giovane delle Comore ha spiegato ai volontari a bordo della nave Aquarius di aver trascorso due anni in Libia a lavorare senza ricevere alcuna paga per un capo che gli aveva confiscato il passaporto al suo arrivo nel Paese, prima di riuscire a fuggire a bordo di un’imbarcazione di fortuna. « Lo so che in tutto il mondo ci sono problemi ma almeno in Europa ci sono i diritti umani, non come in Libia», ha spiegato. «Il mio capo ha ancora il mio passaporto, ma il mio passaporto non è il mio corpo».
Un ventenne del Chad ha raccontato di essere stato torturato con scosse elettriche ogni giorno per due mesi in Libia perché non poteva pagare il riscatto necessario a uscire di prigione. « Sono stato venduto e mi sono ritrovato a Bani Walid. Dopo un amico mi ha aiutato a organizzare il viaggio per prendere la barca. Ho passato un mese in una casa assieme a 150 persone. Cinquanta sono potute partire questa volta, le altre attenderanno la prossima partenza», ha raccontato il naufrago ai volontari a bordo della Aquarius.
Foto Hara Kaminara / SOS MEDITERRANEE
SOS MEDITERRANEE è un’organizzazione umanitaria europea per il salvataggio in mare sostenuta dalla società civile. Il Network europeo è composto da associazioni in Italia, Francia, Germania e Svizzera. Dal febbraio 2016 siamo attivi nel Mediterraneo con la nave di Ricerca e Soccorso AQUARIUS, un’imbarcazione di 77 metri che può ospitare sino a 550 – massimo 750 persone a seconda delle condizioni meteo e marittime. AQUARIUS è gestita in collaborazione con MSF (Medici senza Frontiere) Olanda e a bordo opera un equipaggio internazionale: lo staff nautico, una squadra di ricerca e salvataggio (SAR) e personale medico con esperienza. Dall’inizio della nostra missione ad oggi sono più di 27.000 le persone salvate ed accolte a bordo della nave AQUARIUS. Le operazioni di SOS MEDITERRANEE nel Mediterraneo Centrale sono finanziate unicamente dalla società civile. Il costo delle attività di ricerca e soccorso in mare è elevato: 11.000 euro al giorno, necessari per pagare il noleggio della nave, il suo equipaggio, il carburante e l’insieme delle attrezzature necessarie per accogliere, nutrire e curare le persone soccorse.
Info e contatti
Barbara Amodeo b.amodeo@sosmediterranee.org