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SOS MEDITERRANEE: «Meno navi di salvataggio, più morti da piangere»

9 gennaio 2018 – La nave Aquarius, noleggiata da SOS Mediterranee e gestita in partnership con Medici Senza Frontiere (MSF), è in arrivo al porto di Pozzallo per lo sbarco di 27 persone soccorse domenica in mare al largo della Libia da una nave della marina mercantile, all’indomani del primo tragico naufragio del 2018 che ha fatto almeno otto morti e decine di dispersi.

I primi naufraghi dell’anno a bordo della Aquarius

Le 27 persone, tra cui due donne, a bordo di un’imbarcazione in legno di 7 metri alla deriva, sono stati soccorsi domenica dopo mezzogiorno dal Cargo italiano Asso
Ventiquattro, nelle vicinanze della piattaforma petrolifera «Sabratha Oil Field» al largo delle Coste libiche e poi trasbordati domenica sera a bordo della nave Aquarius che pattugliava le acque internazionali a ovest di Tripoli.

Accolti a bordo in stato di shock, alcuni con sintomi di ipotermia, i 27 sopravvissuti sono stati presi in carico dal team medico, mentre la nave Aquarius ha proseguito in coordinamento con il MRCC (Maritime Rescue Coordination Centre) di Roma, la ricerca attiva di imbarcazioni in difficoltà nelle acque internazionali a ovest di Tripoli prima di fare rotta, lunedì sera, in direzione della Sicilia per lo sbarco dei naufraghi in un porto sicuro.

«Anche durante l’inverno e malgrado le condizioni metereologiche incerte, centinaia di persone continuano a rischiare la loro vita in mare per fuggire dalla Libia. Per di più in questi ultimi giorni i media hanno riferito di scontri armati in più punti della zona costiera libica, una situazione ogni giorno più caotica, che rende le partenze più difficili da prevedere e complica di conseguenza le nostre operazioni di ricerca e soccorso. Le navi di salvataggio sono costrette a pattugliare una zona geografica molto più estesa» ha dichiarato Klaus Merkle, coordinatore dei soccorsi di SOS MEDITERRANEE a bordo della nave Aquarius.

Peggioramento delle condizioni dei migranti detenuti in Libia

«Sono passati due anni da quando sono arrivato in Libia. Sono stato in prigione a Sabrata. Un giorno le guardie mi hanno colpito alla testa con un machete, con un AK47, non avevo fatto niente. Bisogna pagare per uscire dalla prigione. Quando ho sentito dire che nei campi alcuni africani erano legati con catene, picchiati, venduti, mi sono detto che dovevo assolutamente partire dalla Libia, non potevo restare laggiù. Se avessi saputo tutto questo non sarei mai andato in Libia, uscirne è stato molto difficile. Ci sono molte persone che sono bloccate laggiù, che vogliono uscirne, ma che non sanno come fare», ha raccontato un senegalese ai volontari di SOS MEDITERRANEE.

Due sopravvissuti hanno spiegato di essere al quinto tentativo di traversata, un altro al secondo tentativo, dopo essere stato intercettato dalla Guardia costiera libica e rimandato in prigione. La situazione sanitaria nei campi di detenzione dei migranti in Libia sembra ogni giorno più critica, come testimonia il drammatico aumento del numero dei casi di scabbia, registrato tra le persone accolte a bordo della nave Aquarius.

«Nel corso delle nostre ultime operazioni, all’indomani del Natale, abbiamo visto neonati e bambini il cui corpo era coperto di scabbia. È un segno evidente del
peggioramento delle condizioni di detenzione dei bambini e degli adulti nelle prigioni libiche
» ha spiegato il coordinatore dei soccorsi.

«Meno navi di salvataggio, più morti da piangere»

Sabato la nave Aquarius si trovava nella zona di salvataggio a ovest di Tripoli, a 80 miglia nautiche dalla posizione del primo tragico naufragio dell’anno, nel corso del quale la Guardia costiera italiana ha soccorso 86 persone e recuperato otto corpi senza vita. Più di 50 persone sarebbero scomparse, secondo le testimonianze dei sopravvissuti a questo naufragio riferite dai media.

Con almeno 2.833 persone scomparse in mare nel 2017 secondo i dati ufficiali dell’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) e già 76 dall’inizio del
2018, il Mediterraneo centrale resta di gran lunga la rotta migratoria più mortale al mondo.

«Il primo naufragio del 2018 lo testimonia una volta di più: meno navi di salvataggio significa più morti da piangere. È impossibile coprire integralmente la zona di salvataggio con le tre navi Ong che restano in zona. Gli stati europei possono evitare queste migliaia di morti annunciate, è una questione di volontà politica: è sufficiente dispiegare mezzi di salvataggio degni di questo nome e proporzionati alla tragedia. Pretendere che la Guardia costiera libica possa assumere questo compito è un’illusione nelle condizioni attuali. Noi non cessiamo di ripeterlo: bisogna mettere in campo una vera e propria flotta di salvataggio europea, nel rispetto assoluto delle convenzioni marittime e del diritto internazionale. Di fronte all’assenza di risposte adeguate, la Aquarius continuerà la sua missione senza interruzione per tutto l’inverno nel 2018, per il terzo anno consecutivo» ha dichiarato Sophie Beau, vicepresidente di SOS MEDITERRANEE.

Bilancio 2017: più persone soccorse, raddoppiati i minori e i bambini

Se nel 2017 gli arrivi di migranti in Italia dal Mediterraneo centrale sono diminuiti, il numero di persone soccorse dalla Aquarius è aumentato: nel solo 2017, la nave Aquarius ha tratto in salvo in totale 15.078 persone nelle acque internazionali tra la Libia e l’Italia, ovvero un aumento del 33,9% (3.817 persone in più) rispetto al 2016, quando a bordo sono stati accolti 11.261 sopravvissuti. Fra queste 15.078 persone, 2.048 erano donne (il 13,6%), tra le quali almeno l’8% in
stato di gravidanza all’arrivo a bordo, un dato da mettere in collegamento con i quasi sistematici stupri subiti dalle donne in Libia. Altro fatto significativo, fra i migranti soccorsi dalla Aquarius si registra un aumento del 45% nel numero dei minori (3.046), ovvero più del 33% dei soccorsi. Fra loro l’82,8% non era accompagnato e almeno 219 avevano meno di 5 anni, un dato in crescita del 43% rispetto al 2016.

Foto: Federica Mameli/SOS MEDITERRANEE

SOS MEDITERRANEE è un’organizzazione umanitaria europea per il salvataggio in mare sostenuta dalla società civile. Il Network europeo è composto da associazioni in Italia, Francia, Germania e Svizzera. Dal febbraio 2016 siamo attivi nel Mediterraneo con la nave di Ricerca e Soccorso AQUARIUS, un’imbarcazione di 77 metri che può ospitare sino a 550 – massimo 750 persone a seconda delle condizioni meteo e marittime. AQUARIUS è gestita in collaborazione con MSF (Medici senza Frontiere) Olanda e a bordo opera un equipaggio internazionale: lo staff nautico, una squadra di ricerca e salvataggio (SAR) e personale medico con esperienza. Dall’inizio della nostra missione ad oggi (dicembre 2017) sono 26.366 le persone salvate ed accolte a bordo della nave AQUARIUS.
Le operazioni di SOS MEDITERRANEE nel Mediterraneo Centrale sono finanziate unicamente dalla società civile. Il costo delle attività di ricerca e soccorso in mare è elevato: 11.000 euro al giorno, necessari per pagare il noleggio della nave, il suo equipaggio, il carburante e l’insieme delle attrezzature necessarie per accogliere, nutrire e curare le persone soccorse.

#TogetherForRescue