Giornata internazionale dei migranti: SOS MEDITERRANEE invita alla mobilitazione per sostenere la sua missione di salvataggio in mare
La nave Aquarius, noleggiata da SOS MEDITERRANEE e gestita in partenariato con Medici senza Frontiere, ha soccorso venerdì 15 dicembre 166 persone a bordo di un gommone in difficoltà in acque internazionali a est di Tripoli e in seguito, sabato, ha accolto a bordo 154 persone soccorse dalla nave umanitaria OpenArms della Ong ProActiva.
Venerdì a mezzogiorno la nave Aquarius ha ricevuto istruzioni dal MRCC (Maritime Rescue Coordination Centre) di Roma di raggiungere la posizione di un gommone in difficoltà nelle acque internazionali a est di Tripoli. Il gommone in difficoltà era stato individuato da un elicottero della Marina militare Italiana.
La Aquarius ha raggiunto all’imbrunire la posizione indicata, a 69 miglia nautiche dalla costa libica a est di Tripoli. Una nave militare italiana mobilitata per l’operazione di salvataggio aveva già distribuito i giubbotti salvagente ed evacuato 50 persone dal gommone in difficoltà. Le squadre di SOS MEDITERRANEE, su indicazione del MRCC di Roma, hanno a loro volta dispiegato le scialuppe di salvataggio, evacuato e accolto tutte le persone che si trovavano a bordo del gommone sovraffollato.
«C’erano 166 persone, tra cui dei bambini, letteralmente stipati in questo gommone, molto lontano dalla costa. Sono stati molto fortunati che la loro barca fragile e sovraffollata non abbia ceduto sotto l’effetto del moto ondoso, che è stato molto forte venerdì sera e che ha reso complesse le operazioni di salvataggio», ha detto Nicola Stalla, coordinatore dei soccorsi di SOS MEDITERRANEE.
Sabato la Aquarius ha accolto a bordo 154 persone soccorse il giorno prima dalla Ong ProActiva e poi ha fatto rotta verso nord in direzione di un porto sicuro con a bordo un totale di 320 persone, tra cui 65 donne, 13 bambini sotto 13 anni, due neonati e 31 minori non accompagnati. Le persone salvate in mare provengono da 22 nazionalità diverse, principalmente dall’Africa occidentale (tra cui Costa d’Avorio, Nigeria, Mali, Guinea Conakry) ma anche da Libia e Pakistan. Tra loro c’è anche un yemenita.
Diverse persone con ustioni dovute a perdite di benzina nel gommone in cui si trovavano sono state affidate alle cure dello staff medico di Medici Senza Frontiere a bordo della Aquarius. La maggior parte dei naufraghi è provata dai maltrattamenti e dalla mancanza di accesso alle cure nei centri di detenzione in Libia.
Fermati in mare, riportati in detenzione, venduti da una prigione all’altra
«Quando abbiamo visto l’elicottero abbiamo avuto paura che fosse un elicottero libico. Abbiamo avuto paura che ci facessero tornare in Libia, in prigione, così abbiamo accelerato per evitarlo», hanno spiegato dei naufraghi ivoriani soccorsi la notte di venerdì a una volontaria di SOS MEDITERRANEE. «Abbiamo viaggiato molto tempo, la barca era partita giovedì notte e abbiamo cominciato ad avere molta paura di esserci persi. La benzina si mescolava all’acqua, bruciava. Alcuni vomitavano a causa della benzina», hanno aggiunto.
Secondo alcune testimonianze raccolte a bordo dell’Aquarius, il gommone soccorso venerdì sera era già stato utilizzato la scorsa settimana nelle acque libiche, ma si era «sgonfiato perché il fondo di legno si era rotto» al momento della sua prima uscita in acqua.
«Quel giorno siamo stati riportati in un posto dove normalmente si mettono le galline. Con solo un po’ di lamiera sopra. Lì ci hanno maltrattati. Nel frattempo, i libici hanno riparato l’imbarcazione e ci hanno spinti in mare giovedì intorno alle 4 del mattino [venerdì n.d.r.]. I libici ci hanno ammucchiati come pecore sul gommone», hanno raccontato ancora ai volontari di SOS MEDITERRANEE i naufraghi soccorsi venerdì. Uno di loro ha tentato di attraversare il Mediterraneo quattro volte. «Le altre tre volte siamo stati arrestati da banditi e riportati in prigione. Dopo essere stati respinti, siamo stati venduti da una prigione all’altra».
Domenica a bordo della Aquarius i naufraghi hanno pregato, cantato e ballato per «celebrare la fuga dalla Libia», hanno spiegato ai soccorritori di SOS MEDITERRANEE.
«La vita delle persone è in pericolo in mare e in Libia. Oggi l’urgenza assoluta è andare a salvare in mare le centinaia di persone che continuano a fuggire e condurle in un luogo sicuro dove siano protette e dove i loro diritti umani fondamentali vengano rispettati. In assenza di una adeguata risposta istituzionale europea per far fronte alla crisi umanitaria in corso in mare al largo della Libia, la Aquarius proseguirà la sua missione di salvataggio per tutto l’inverno, senza interruzione. SOS MEDITERRANEE continuerà a testimoniare presso la società civile europea, i media e i responsabili politici e a denunciare una realtà inaccettabile nel Mediterraneo, che è in contrasto con i valori fondamentali europei di umanità», ha dichiarato Sophie Beau, cofondatrice e Vice Presidente di SOS MEDITERRANEE International.
Oggi 18 dicembre, Giornata internazionale dei migranti, SOS MEDITERRANEE lancia l’appello #HumanityAtSea per raccogliere i fondi necessari alla prosecuzione della propria missione di salvataggio nel Mediterraneo, più che mai essenziale di fronte alla inerzia degli Stati europei per porre fine a questa crisi umanitaria.
Foto: Darrim Zannit Lupi
SOS MEDITERRANEE è un’organizzazione umanitaria europea per il salvataggio in mare sostenuta dalla società civile. Il Network europeo è composto da associazioni in Italia, Francia, Germania e Svizzera. Dal febbraio 2016 siamo attivi nel Mediterraneo con la nave di Ricerca e Soccorso AQUARIUS, un’imbarcazione di 77 metri che può ospitare sino a 550 – massimo 750 persone a seconda delle condizioni meteo e marittime. AQUARIUS è gestita in collaborazione con MSF (Medici senza Frontiere) Olanda e a bordo opera un equipaggio internazionale: lo staff nautico, una squadra di ricerca e salvataggio (SAR) e personale medico con esperienza. Dall’inizio della nostra missione ad oggi (dicembre 2017) sono 25.966 le persone salvate ed accolte a bordo della nave AQUARIUS.
Le operazioni di SOS MEDITERRANEE nel Mediterraneo Centrale sono finanziate unicamente dalla società civile. Il costo delle attività di ricerca e soccorso in mare è elevato: 11.000 euro al giorno, necessari per pagare il noleggio della nave, il suo equipaggio, il carburante e l’insieme delle attrezzature necessarie per accogliere, nutrire e curare le persone soccorse.
Info e contatti
Barbara Amodeo b.amodeo@sosmediterranee.org