Aquarius, 01.08.2017
Sono stata parte di SOS MEDITERRANEE negli ultimi 2 anni e mezzo. Prima dei sostenitori, prima dei salvataggi e prima ancora della nave. Quando SOS MEDITERRANEE era soltanto un’idea, la speranza di giocare un piccolo ruolo nel tentativo di ridurre la tragedia che si dispiega alle nostre porte.
Indietro di 2 anni e mezzo ed eccomi qua, il mio primo turno a bordo dell’Aquarius.
Il nostro primo giorno nella zona SAR. Ho iniziato la giornata con il turno di guardia dalle 8:30 alle 10:00 – dopo la consueta riunione mattutina. Subito dopo, abbiamo ricevuto una telefonata – “per piacere trasferite più di 110 persone da una nave mercantile”. Tempo d’arrivo stimato 5 – 6 ore. Al momento dell’arrivo sul posto, un’altra ONG aveva accettato di effettuare i trasferimenti, avendo di già completato un salvataggio nella stessa giornata e quindi con la previsione di fare ritorno in Italia. Il nostro gommone di salvataggio contribuisce al trasferimento delle persone salvate e alla valutazione dei casi medici.
Mentre il giorno scorre, giungono notizie al resto del team dell’Aquarius rimasto a bordo. Sul gommone sono stati ritrovati 8 corpi senza vita. 8 vite spezzate nelle acque internazionali tra la Libia e l’Italia; in un luogo a metà tra la paura e la violenza e la speranza ed il futuro. Il fondo del gommone era ricoperto di tavole di legno, tali da permettere ai migranti di stare in piedi. In mare aperto, le tavole si sono spaccate sotto il peso di più di 120 persone ammassate in un spazio ridotto.
E’ormai tarda sera. I corpi sono stati trasferiti a bordo dell’Aquarius. In segno di rispetto, chi di noi non aveva un ruolo attivo nel recupero e nello stivaggio dei corpi, fu invitato a rientrare all’interno della nave. Non è uno spettacolo al quale assistere, è la realtà di migliaia di persone che ogni mese, ogni anno scappano attraverso il Mar Mediterraneo.
E’ la realtà di S., una dei superstiti. Aveva un’età compresa tra i 3 ed i 4 anni. Sua madre era tra i morti. In quel momento, mi sento grata di aver visto uno scorcio di quelle vite spezzate; grata di non essermi mai trovata nella situazione di dover scegliere tra una morte certa e possibile; grata di sapere che mia madre era a casa sana e salva nel suo letto; grata al team Aquarius che aveva gestito la situazione con la massima professionalità e dignità.
Ritorno in cabina e posso sentire la gru sollevare un corpo dopo l’altro dal gommone spezzato a bordo dell’Aquarius. Sono arrabbiata e sono triste, ma mi consola il fatto di sapere che tutti noi avremo rispetto per coloro i quali hanno perso la vita in mare e, anche se per poco tempo, quei migranti saranno trattati con il rispetto e la dignità che ogni essere umano merita.
Testo : Lea Main-Klingst
Foto: Narciso Contreras/SOS MEDITERRANEE
Traduzione: Mariagrazia Pastore
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