Dal diario di bordo – Giov. 28.09.2016
La squadra Search and Rescue a bordo dell’Aquarius al momento è composta da 12 persone tra donne e uomini. Sono tutti qui con lo scopo di salvare vite e lavorano come volontari.
Abbiamo un fotografo che sta documentando tutte le attività e un addetto alla comunicazione che si occupa della stesura delle pubblicazioni di bordo; il lavoro effettivo di avvistamento e soccorso è svolto da 10 componenti motivati e professionali. Da alcune settimane abbiamo un team giovane e collaborativo, i cui componenti si danno forza condividendo le proprie esperienze precedenti, aiutandosi e imparando l’uno dall’altro. Cosí lavorano spalla a spalla durante ogni operazione di soccorso.
Oggi desidero presentarvi la più giovane componente del nostro team: Mary Finn, arriva dall’Inghilterra.
Mary, a soli 19 anni, ha alle spalle numerose missioni di ricerca e soccorso in Grecia e nel Mediterraneo, è una dei più giovani componenti dell’equipaggio. Si è unita di recente alla causa del team Worldwide Tribe in qualità di ambasciatrice e da tre settimane è a bordo dell’Aquarius nel mar Mediterraneo.
La dura realtà delle circostanze e il lavoro svolto da Mary e dagli altri soccorritori è difficile da comprendere. Alcune imbarcazioni a rischio di naufragio hanno a bordo gente calma e può essere piuttosto semplice per la squadra di soccorso aiutare le persone e portarle in sicurezza. Altre volte non è cosí.
Il compito di Mary è operare a sulla barca numero 2, che è la più piccola. Questa RHIB (Rigid Hull Inflatable Boat) è la prima che avvicina i gommoni in avaria. Completano il gruppo della RHIB2, insieme a Mary, il collega navigato Antoine e il mediatore Asma del nostro partner Médecins Sans Frontières. Durante le operazioni di soccorso calmano le persone da salvare, gli forniscono i giubbotti e stanno costantemente vicino al gommone per dare un po’ di senso di sicurezza alle persone durante il trasferimento.
I gommoni sono precari ed insicuri, se le persone cedono al panico la situazione degenera velocemente. Solo un piccolo spostamento può farli capovolgere, le persone cadono in acqua e, dato che molti non sanno nuotare, può essere un vero disastro.
“Abbiamo provato tutte queste procedure molte molte volte. Ho imparato tutto questo anche in una scuola in Inghilterra. Tra l’altro, è stata questa scuola che ha inventato le RHIB. Cosí, fin dai primi anni, sono venuta a contatto col mare, svolgendo attività di ricerca e di guida delle imbarcazioni di soccorso. Sono stata formata per guidare le RHIB e ho fatto esperienza come bagnina per diversi anni da me e per alcuni mesi sull’isola Greca di Lesbo” dice Mary.
Descriverei Mary tanto giovane quanto professionale. È bello vedere quanto sono diversi tra loro i membri della nostra squadra SAR e quante esperienze diverse portano con sé. Hanno tra 19 e 52 anni e tutti hanno l’obiettivo comune di lavorare per salvare vite portandole a bordo dell’Aquarius.
Durante un’operazione di soccorso nel Mediterraneo le nostre squadre fanno tutto il possibile per calmare gli animi, lavorare rapidamente e portare le persone in sicurezza, ma purtroppo non si riesce sempre a salvare tutti. Per tutti i momenti difficili, però, ci sono storie incredibili di resilienza e di sopravvivenza.
La storia del piccolo Newman, che è nato sulla nave Aquarius, solo un giorno dopo che sua madre e i suoi fratelli erano stati recuperati da un gommone. La storia di Victor, separato da moglie e figli sulla costa libica, quano gli scafisti avevano iniziato a sparare e tutti correvano per salire sui gommoni. L’uomo ha ritrovato poi sua moglie, Faith, e i loro due figli a bordo dell’Aquarius, 24 ore più tardi, dopo essere stato soccorso da una nave della marina. Fino a quel momento non sapeva se fossero ancora in vita.
L’associazione SOS MEDITERRANEE è interamente finanziata dalla popolazione solidale a livello globale, dall’appoggio della società civile europea!
Continuate a sostenerci! Abbiamo bisogno di tutti voi!