La chiamata dal centro marittimo di Roma è arrivata molto presto questa mattina, verso le sei. Due Zodiac in difficoltà al largo delle coste libiche. Facciamo subito rotta verso il punto segnalato. Una mezzora ed eccoli, su uno Zodiac grigio che sobbalza su onde piuttosto forti e che comincia a riempirsi di acqua di mare. Si metteno in moto le operazioni di salvataggio. Tutto è pronto, le manovre sono state ripetute decine di volte. Per prima cosa, inviare una scialuppa per sapere qual è la situazione sull’imbarcazione, fare una stima del numero di migranti e distribuire loro i giubbotti di salvataggio.
Poi, la navetta può cominciare. Prima le donne, 13 in totale; alcune di loro sono molto stanche, gelate, già indebolite dal mal di mare. La scialuppa si avvicina a una scaletta d’imbarco, le sopravvissute si arrampicano una ad una ; di loro si prendono subito cura i medici di MDM, che le portano verso la clinica di bordo. Le si toglie il giubbotto di salvataggio, le si libera dei vestiti bagnati, si dà loro un po’ di conforto. Una coperta, dei vestiti asciutti, qualcosa da bere. Restano calme, si guardano attorno, fanno visibilmente fatica a realizzare che il loro calvario è finito. Alcune ripetono : << Grazie, grazie mille >>. Altre non dicono niente, paralizzate dal freddo.
Rapidamente, in due navette, sono una cinquantina i migranti a raggiungerle a bordo. E l’ultimo trasferimento, delicato, lo facciamo fianco a fianco allo Zodiac, su cui un uomo dell’Aquarius assicura le operazioni. Un uomo fa smorfie di dolore, è ferito ad un piede, viene portato in sala d’urgenza. Un altro è in stato di choc. Barcolla, sul punto di svenire. Viene sostenuto.
Parlano inglese o francese, vengono dal Gambia, dal Senegal, dal Mali. Il più giovane non ha neanche quindici anni. Sono partiti a mezzanotte da una spiaggia in Libia, su questo Zodiac che non è fatto per navigare. << A cosa serve costruire delle barche così fragili ? >>, chiede un marinaio guardando questo pseudo-Zodiac in plastica di cattiva qualità, che sta cominciando a rompersi proprio alla base. All’interno, qualche tanica di benzina e delle tavole inchiodate fungono da pavimento… con le punte dei lunghi chiodi girate verso l’alto, che rendono a chiunque impossibile sedersi senza ferirsi.
Quella bagnarola non sarebbe resistita a lungo in mare. In capo a sei ore, è già danneggiata e i suoi passeggeri indeboliti. Ma i trafficanti non si preoccupano della sicurezza dei migranti, sono là per spedire il loro pacco sul mare e intascare il denaro. Siamo arrivati in tempo.
Alle 8 :20, le operazioni sono concluse. Il primo salvataggio dell’Aquarius si è svolto bene. Abbiamo quello per cui siamo qui. Sul ponte, è il momento di assistere e dare conforto. Sulla passerella, il capitano scruta il mare e attende informazioni. Un secondo Zodiac è in difficoltà, perduto da qualche parte in mare.
Aquarius 7 Marzo 2016
Jean- Paul Mari
fonte: -> http://www.grands-reporters.com/Premier-sauvetage-de-l-Aquarius.html