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SOS MEDITERRANEE garantisce la trasparenza di tutte le operazioni in mare e documenta ogni fase di ogni operazione di ricerca e salvataggio su un sito web open-source. Le comunicazioni con le autorità e le osservazioni dalla nave vengono registrate entro 48 ore e ulteriori informazioni sul quadro giuridico delle operazioni di ricerca e salvataggio in mare sono disponibili qui: onboard.sosmediterranee.org  

Inoltre, SOS MEDITERRANEE ha imbarcato oltre 250 giornalisti indipendenti dal 2016.   

Nota: questo articolo intende far luce sul quadro giuridico marittimo in cui SOS MEDITERRANEE conduce le proprie operazioni di Ricerca e Soccorso nel Mediterraneo centrale. Non intende essere esaustivo.  

 

Attività di salvataggio in mare: un obbligo e una tradizione marittima di lunga data  

Le nostre operazioni in mare si basano sul diritto marittimo e sulle convenzioni internazionali (quali SOLAS 1974, SAR 1979, UNCLOS 1982). La Convenzione delle Nazioni Unite sulla Legge del Mare del 10 novembre 1982 stabilisce che: “Ogni Stato impone al comandante di una nave battente la sua bandiera, nella misura in cui può farlo senza grave pericolo per la nave, l’equipaggio o i passeggeri: (a) di prestare assistenza a qualsiasi persona trovata in mare in pericolo di vita” [Articolo 98 (1)]. Il dovere di prestare assistenza in mare è una tradizione marittima di lunga data e una norma perentoria che è stata tradotta nel diritto internazionale.  

Coordinamento delle operazioni di Ricerca e Soccorso: un obbligo legale che si perde nel Mediterraneo centrale   

Durante le proprie attività in mare, SOS MEDITERRANEE cerca il coordinamento delle autorità marittime competenti in tutte le operazioni di ricerca e salvataggio e le tiene sempre informate in ogni fase.  

I centri di coordinamento del soccorso marittimo sono responsabili di stabilire con chi dobbiamo collaborare durante un’operazione di salvataggio, se e quando trasferire le persone salvate da altre navi e in quale porto sbarcarle. Dal 2018, dopo l’istituzione della regione libica di ricerca e soccorso, sotto la responsabilità del centro di Coordinamento dei Soccorsi di Tripoli, SOS MEDITERRANEE ha riscontrato una sempre crescente mancanza di coordinamento e di condivisione delle informazioni da parte delle autorità marittime.  

Dal momento che il Centro Congiunto di Coordinamento dei Soccorsi libico, formalmente incaricato di coordinare le operazioni di ricerca e soccorso nella Regione libica di ricerca e soccorso (SRR) non risponde alle richieste di coordinamento delle ONG SAR, il ponte della Ocean Viking tiene informate delle operazioni di ricerca e soccorso le autorità marittime che meglio sono in grado di fornire assistenza. Ovvero le autorità italiane e maltesi.   

La Ocean Viking è impegnata in operazioni di ricerca e soccorso non solo nell’area di Ricerca e Soccorso libica, ma in tutto il Mediterraneo centrale, parte del quale fa parte delle aree di ricerca e soccorso italiana e maltese. Sebbene in questi ultimi anni il coordinamento sia stato carente, anche ora ci sono comunque rari casi in cui la Ocean Viking riceve istruzioni dalle autorità marittime, tra cui la Guardia Costiera italiana, per attivarsi in una ricerca o procedere verso un’imbarcazione in pericolo o verso un porto di sbarco. 

 

Nessuna discriminazione nel soccorso in mare  

Come stabilito dalla Convenzione SOLAS, l’obbligo di fornire assistenza alle persone in pericolo “si applica indipendentemente dalla nazionalità o dallo status di tali persone o dalle circostanze in cui si trovano”. [Reg. 33 Convenzione SOLAS, 1974 (adottata il 20 maggio 2004)].   

SOS MEDITERRANEE soccorre le persone in pericolo in mare perché è un obbligo legale ma anche un imperativo morale.   

 

Assegnare rapidamente un Luogo Sicuro (di sbarco) per i sopravvissuti: un obbligo per gli Stati costieri  

Secondo le convenzioni marittime, un salvataggio è completo solo quando i sopravvissuti vengono sbarcati in un Luogo Sicuro (SOLAS / Capitolo 5 / Regola 33). La Convenzione SOLAS del 1974 e gli emendamenti alla Convenzione SAR del 2004 stabiliscono che “in ogni caso” un Luogo Sicuro deve essere “fornito entro un tempo ragionevole”. Inoltre, sono previsti “cooperazione e coordinamento” tra i governi contraenti per assicurare “che i sopravvissuti assistiti siano sbarcati dalla nave che li ha soccorsi e portati in un Luogo Sicuro”.  

Per Luogo Sicuro si intende “un luogo in cui la sicurezza della vita dei sopravvissuti non è più minacciata e in cui i loro bisogni umani fondamentali (come cibo, riparo e cure mediche) possono essere soddisfatti. (…)” [Allegato alla Convenzione SAR del 1979, 1.3.2.].   

 

La Libia non può essere considerata un Luogo Sicuro  

I criteri di cui sopra, necessari per definire un Luogo Sicuro, non si applicano alla Libia. Diversi rapporti di Human Rights Watch, della Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia e dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani mostrano che in Libia i migranti e i rifugiati sono esposti a violazioni dei diritti umani su larga scala, tra cui detenzione arbitraria, tortura, lavoro forzato e sfruttamento sessuale. Inoltre l’UNHCR ha ribadito più volte che la Libia non può essere considerata un luogo sicuro in cui sbarcare dopo un salvataggio in mare. 

 

La cooperazione tra Stati sancita da requisiti legali  

Le Convenzioni SAR e SOLAS impongono agli Stati l’obbligo di cooperare e coordinarsi per garantire che i comandanti delle navi possano sbarcare le persone soccorse in un Luogo Sicuro. Per raggiungere questo obiettivo, esse impongono obblighi interconnessi a tre categorie di Stati: gli Stati costieri, gli Stati di Ricerca e Soccorso (SAR) e tutti gli Stati interessati. Lo Stato SAR in cui si è verificato il salvataggio ha il compito di assicurare il coordinamento e la cooperazione tra le Parti contraenti, in modo che i marittimi che hanno prestato assistenza possano essere assistiti tempestivamente. Queste Convenzioni impongono quindi a tutte le Parti contraenti l’obbligo di coordinarsi e cooperare per garantire che i comandanti delle navi che prestano assistenza possano adempiere ai loro obblighi con una deviazione minima dall’itinerario previsto per la loro nave.    

Durante la ricerca di imbarcazioni segnalate in difficoltà, nonché durante le operazioni di soccorso, nonostante tutti i tentativi di ottenere un coordinamento, la Ocean Viking viene lasciata quasi sistematicamente senza risposta da parte delle autorità marittime libiche. Di fronte a questo silenzio, alla Ocean Viking non resta altra soluzione che chiedere assistenza ai Centri di Coordinamento del Soccorso Marittimo più capaci di fornire supporto, ovvero Italia e Malta.   

https://onboard.sosmediterranee.org/glossary/survivors/