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Dopo undici giorni in mare, il 6 luglio la nostra nave Ocean Viking è stata finalmente autorizzata a sbarcare a Porto Empedocle i 180 sopravvissuti salvati in quattro operazioni il 25 e il 30 giugno. Lo sbarco notturno, iniziato alle 23:40, si è concluso alle 03.15 della notte. I sopravvissuti esausti per la lunga attesa hanno camminato fino alla Moby Zazà, un traghetto di linea noleggiato dalle autorità italiane, per iniziare, secondo quanto riportato dalla stampa, la quarantena. Il racconto di questi 11 giorni di attesa insopportabile.

Quattro salvataggi, nessuna risposta positiva alla richiesta di un porto sicuro

Il 22 giugno – l’Ocean Viking lascia Marsiglia dopo una rigorosa preparazione per operare in tempo di COVID-19 con una nuova squadra medica a bordo.

25 giugno – Due imbarcazioni in pericolo con rispettivamente 51 e 67 persone a bordo vengono soccorse dalle squadre di SOS MEDITERRANEE nelle acque internazionali nelle zone di ricerca e salvataggio maltese e italiana.

26 giugno – Una prima richiesta di assegnazione di un porto di sbarco «senza indugio» – come previsto dal diritto marittimo internazionale – è rivolta alle autorità marittime competenti. In seguito ci sono state in totale sette richieste e solo due risposte, negative, ricevute dai nostri team.

27 giugno – Intanto continuano le partenze dalla Libia. La Ocean Viking viene allertata di un’imbarcazione in difficoltà e la cerca per 12 ore. L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) annuncerà finalmente che la guardia costiera libica l’ha intercettata: 93 persone sono state riportate forzatamente in Libia, tra cui una donna che ha partorito a bordo dell’imbarcazione. Sei persone avrebbero perso la vita.

29 giugno – La tensione sale a bordo. Alcuni naufraghi minacciano di gettarsi in acqua . Un sopravvissuto – messo in isolamento dopo il salvataggio a causa di una febbre alta – viene evacuato via mare verso l’Italia perché il suo stato di salute sta peggiorando. Le analisi effettuate in Italia hanno dato esito negativo al test COVID-19.

30 giugno – La Ocean Viking porta soccorso ad altre due imbarcazioni in pericolo, portando a 180 il numero di superstiti a bordo. La prima, una imbarcazione in legno dove prendono posto 47 persone particolarmente disidratate e indebolite, va alla deriva da circa cinque giorni sotto il sole a picco. Poi, di notte, 16 persone perse in mare negli ultimi tre giorni vengono salvate da una minuscola barca in fibra di vetro.

L’ansia e la disperazione conquistano la nave

1º luglio – Per la quinta volta dal 25 giugno, le nostre squadre a bordo della Ocean Viking sollecitano un luogo sicuro di sbarco. Secondo il diritto marittimo, un soccorso si conclude quando i superstiti sbarcano in luogo sicuro. Alcuni attendono sulla nave già da sette giorni.

2 luglio – Due naufraghi disperati si gettano in mare. I nostri soccorritori li riportano a bordo sani e salvi. Altri cinque sopravvissuti parlano di intenzioni suicide. «Non solo la mancanza di capacità di ricerca e di salvataggio per salvare vite in mare è sempre lampante, ma l’Unione europea non riesce a garantire la sicurezza delle poche persone che sono state salvate da una nave umanitaria che cerca di colmare il vuoto in materia di ricerca e di soccorso» dichiara Frédéric Penard, direttore delle operazioni di SOS MEDITERRANEE in un comunicato pubblicato la mattina stessa.

3 luglio – A bordo, la situazione si degrada rapidamente. Un uomo passa all’atto cercando di impiccarsi. Due naufraghi avviano uno sciopero della fame. Sono segnalati scontri, disordini e minacce. Poiché la sicurezza dei sopravvissuti e dell’equipaggio non è più garantita, l’Ocean Viking decreta lo stato di emergenza a bordo. E’ richiesta l’evacuazione medica immediata di 44 naufraghi in stato di stress psicologico acuto. SOS MEDITERRANEE pubblica un nuovo comunicato.

4 luglio – Le autorità marittime italiane inviano un’equipe medica costituita da uno psichiatra e da un mediatore culturale per valutare la situazione a bordo. La loro relazione giunge alla conclusione di un importante «disagio psicologico e una situazione quasi incontrollabile» a bordo, ma non viene proposta alcuna soluzione di sbarco. «C’è qualcuno in Europa che ascolta il nostro appello e lo prende sul serio? (…) Bisogna aspettare che qualcuno muoia per essere autorizzato a sbarcare?” chiede Frédéric Penard in un nuovo comunicato.

5 luglio – Su richiesta delle autorità marittime italiane, otto membri di un team medico italiano si recano a bordo per effettuare uno screening test COVID-19 sui naufraghi. Hanno parlato anche con l’équipe medica di SOS MEDITERRANEE che spiega di aver controllato la temperatura degli occupanti della nave e il loro tasso di ossigenazione nel sangue due volte al giorno in aggiunta ai protocolli Covid adottati a bordo. In parallelo, la Ocean Viking riceve infine istruzioni da parte delle autorità italiane di recarsi a Porto Empedocle, in Sicilia, dopo sette richieste per un porto sicuro «senza indugio». A bordo, il sollievo è evidente.

6 luglio – ancorata all’esterno del porto della cittadina siciliana in attesa di precise direttive, la Ocean Viking riceve istruzioni dalla capitaneria di Porto Empedocle di attraccare e ormeggiare accanto alla Moby Zazà, il traghetto della Moby Lines noleggiato dall’Italia per isolare le persone salvate per diversi giorni nel quadro delle misure di prevenzione del COVID-19. Verso le 23:40, il primo sopravvissuto posa il piede sul suolo italiano e viene scortato verso la Moby Zazà.

7 luglio. Verso le 3:15 del mattino, ossia tre ore e mezza dopo l’inizio dello sbarco, i 180 sopravvissuti della Ocean Viking sono tutti a bordo della Moby Zazà e, secondo la stampa italiana, iniziano il loro isolamento preventivo che dovrebbe durare 14 giorni. I media italiani hanno tuttavia annunciato che i risultati dei test Covid-19 effettuati da una squadra medica a bordo della Ocean Viking si sono rivelati tutti negativi. La Ocean Viking non ha ricevuto alcuna informazione da parte delle autorità a questo proposito, ma ha ricevuto istruzioni di iniziare una quarantena per l’equipaggio a bordo. Le squadre della Ocean Viking dovranno di nuovo attendere almeno 14 giorni al largo di Porto Empedocle prima di ripartire a salvare vite nel Mediterraneo.

 

L’inutile ritardo di questo sbarco ha messo in pericolo delle vite. Negli ultimi giorni, l’Unione europea ha mantenuto il silenzio: non è stata annunciata alcuna iniziativa volta a rilanciare l’accordo di Malta per la ricollocazione dei naufraghi. Non c’è stato alcun segno di solidarietà con gli Stati costieri da parte degli altri Stati membri. Ancora una volta, l’Unione europea non è stata all’altezza della drammatica situazione nel Mediterraneo e dei valori di umanità e di solidarietà che l’hanno fondata. Da diversi anni chiediamo un sistema di sbarco coordinato, solidale e sostenibile nel Mediterraneo, perché è proprio questo genere di sistema che avrebbe evitato la sequenza drammatica che abbiamo appena attraversato.

 

Foto: Flavio Gasperini/SOS MEDITERRANEE