NEWS – La precarietà mestruale nelle migrazioni: parla la coordinatrice del team medico di bordo della Ocean Viking

NEWS – La precarietà mestruale nelle migrazioni: parla la coordinatrice del team medico di bordo della Ocean Viking

Una questione tabù per la maggior parte delle donne e delle ragazze che vengono soccorse in mare, eppure le mestruazioni rappresentano un fattore di vulnerabilità che le “espone a violenze sessuali e di genere, così come a infezioni”, spiega Ayla, capo del team medico a bordo dell’Ocean Viking.

La precarieta mestruale accentua ulteriormente la vulnerabilità delle donne. Più in generale, possono avere esigenze igieniche che le mettono in una situazione di precarietà”, inizia Ayla, che coordina il team medico a bordo, composto da un’ostetrica, un medico e un’infermiera per garantire le cure alle persone salvate a bordo della nave. Tra di esse, il 14% sono donne, senza contare le ragazze.

Rischi di infezioni multiple

Per Marion Davit, ricercatrice presso l’Istituto di ricerca per lo sviluppo (IRD), “le disuguaglianze di cui sono vittime le donne sono ancora accentuate dalla precarietà mestruale”, soprattutto nei paesi in via di sviluppo,anche a causa dell’onere finanziario per procurarsi dispositivi per l’igiene mestruale.

Quando le donne si trovano sulle rotte migratorie, questa precarietà si accentua ulteriormente. “A volte, le donne non trovano articoli per igiene mestuale quando hanno le mestruazioni, o non dispongono di una quantità sufficiente di tali articoli, esponendosi così a infezioni”, spiega Ayla.

Così, durante il loro percorso migratorio o nei centri di detenzione libici, il semplice fatto di potersi isolare in un bagno quando una donna ha le mestruazioni o ha bisogno di sollievo può essere impossibile, per mancanza di strutture, o addirittura pericoloso in caso in cui ci sono bagni disponibili. Il capo del team medico menziona un’esposizione a “rischi di violenza sessuale e di genere maggiori, che possono anche spingere le donne a non recarsi in bagno quando ne hanno bisogno. E se si trattengono troppo a lungo, sono suscettibili di contrarre infezioni urinarie”.

Inoltre, durante la traversata del Mediterraneo, che può durare diversi giorni, donne, uomini e bambini sono ammassati a tal punto che è generalmente impossibile muoversi, e ancora meno alzarsi. In queste condizioni, i naufragati sono costretti a urinare e vomitare direttamente nell’imbarcazione, dove si mescolano acqua di mare e carburante, una combinazione altamente corrosiva. Oltre alle infezioni, le donne sono spesso le prime colpite dalle ustioni cutanee a causa della loro posizione al centro dell’imbarcazione, dove restano immerse in questa miscela liquida per tutta la traversata.

“Cerchiamo di creare una relazione di fiducia”

A bordo della Ocean Viking, Ayla e il suo team fanno tutto il possibile affinché le donne e le ragazze si sentano finalmente al sicuro e riacquistino la loro dignità. Gradualmente, guadagnano la loro fiducia e le incoraggiano a confidarsi per offrire loro un servizio adeguato. “Se infezioni, gravidanze indesiderate o altri problemi le preoccupano, cerchiamo di creare una relazione di fiducia tra loro e il personale medico e di protezione. Cerchiamo quanto più possibile di creare un ambiente sicuro in modo che le donne possano confidarci tutti i loro problemi. Mettiamo a disposizione di tutte articoli per l’igiene femminile e loro hanno accesso a un blocco sanitario riservato alle donne. Offriamo uno spazio tutto per loro, dove nessun uomo è autorizzato ad entrare.” Questo rifugio per le donne e i bambini sotto i dodici anni è gestito principalmente dall’ostetrica.

Nei pochi giorni che intercorrono tra il salvataggio e lo sbarco dei sopravvissuti in un porto sicuro, l’équipe medica gestisce le varie richieste di assistenza, dal mal di mare al test di gravidanza, passando per il trattamento delle malattie sessualmente trasmissimili e altre infezioni, le ustioni cutanee e le ferite inflitte in Libia o durante la traversata. “Rispondiamo a tutti i loro bisogni medici immediati e organizziamo quanto possibile gli opportuni rinvii e l’orientamento verso un servizio medico competente al momento dello sbarco a terra, che si tratti di salute mentale, fisica o di qualsiasi altro problema”.

Foto di: Tess Barthes / SOS-MEDITERRANEE

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