SGUARDO SUL MEDITERRANEO #60 – Il trimestre più letale dal 2017 provoca la reazione delle Nazioni Unite

SGUARDO SUL MEDITERRANEO #60 – Il trimestre più letale dal 2017 provoca la reazione delle Nazioni Unite

   

La seguente pubblicazione di SOS MEDITERRANEE vuole far luce sugli eventi che si sono verificati nel Mediterraneo centrale nelle ultime due settimane. «Sguardo sul Mediterraneo» non è inteso come un aggiornamento esaustivo, ma si propone di trattare le questioni relative alla ricerca e soccorso che si verificano nell’area in cui operiamo dal 2016, sulla base di rapporti di diverse ONG, organizzazioni internazionali e articoli dalla stampa internazionale.

 

[17.04.23]  

Grande peschereccio con 400 persone in difficoltà salvato da una nave ONG   

Il 1° aprile, la Ocean Viking ha soccorso 92 naufraghi da un gommone in difficoltà nella zona libica di ricerca e soccorso. Poco dopo, le è stato assegnato Salerno come porto di destinazione. Tutti i sopravvissuti sono sbarcati il 4 aprile.   

Il 29 marzo, la nave Geo Barents della ONG Medici senza frontiere (MSF) ha lasciato il porto di Bari per dirigersi verso l’area delle operazioni. Il 4 aprile, l’equipaggio ha effettuato un’operazione di salvataggio di 11 ore su un grande peschereccio con 440 persone a bordo. I sopravvissuti hanno dichiarato di essere rimasti in mare per quattro giorni tra onde alte e forti venti, due giorni senza cibo né acqua, prima di essere infine  soccorsi dal team di Geo Barents. Poco dopo il salvataggio, una persona trovata priva di sensi sull’imbarcazione in difficoltà ha dovuto essere evacuata in elicottero. Riccardo Gatti, capo missione di Geo Barents, ha riferito che “è stato il salvataggio più difficile a cui abbia mai preso parte”. Ha inoltre spiegato che Geo Barents ha chiesto ripetutamente istruzioni alle autorità marittime competenti, ma non ne ha ricevute. Due navi mercantili si trovavano nelle vicinanze dell’imbarcazione in difficoltà, ma MSF ha spiegato che non erano preparate a svolgere un’operazione così complessa. Dopo l’arrivo dei naufraghi sulla Geo Barents, le autorità italiane hanno dato istruzioni a MSF di trasbordare 100 sopravvissuti su un mezzo navale italiano al largo della Sicilia, mentre i restanti 339 sopravvissuti sarebbero stati sbarcati a Brindisi, in Italia. I 100 sopravvissuti sono stati trasbordati il 5 aprile, mentre gli altri 339 sono sbarcati il 7 aprile.  

 

Il 7 aprile, Louise Michel ha presentato un ricorso contro il fermo della nave disposto dalle autorità italiane il 26 marzo.   

Il 6 aprile, il veliero Nadir della ONG ResQship è partito verso l’area delle operazioni. Il giorno successivo, l’equipaggio ha assistito un’imbarcazione in legno in pericolo, che era stata avvistata dal velivolo Seabird 2 della ONG Sea-Watch. I 60 naufraghi sono stati infine soccorsi dalla Guardia Costiera italiana. L’8 aprile, l’equipaggio di Nadir ha riferito di aver assistito sei imbarcazioni in difficoltà, con circa 220 naufraghi in totale a bordo. Purtroppo, una persona è morta durante una di queste operazioni. Tutte le persone su queste imbarcazioni sono state salvate dalla Guardia Costiera italiana. Il giorno dopo, il 9 aprile, Nadir ha condotto un soccorso molto critico: 25 persone erano in acqua all’arrivo del veliero sul posto. L’equipaggio è riuscito a recuperare dalle acque 22 persone e due cadaveri. I sopravvissuti hanno riferito che almeno altre 20 persone sono annegate.   

 

I mesi più letali nel Mediterraneo centrale dal 2017, l’ONU chiede il coordinamento degli Stati UE e la fine della criminalizzazione delle navi ONG   

Oltre alle persone decedute riportate da Nadir, la Pasqua è stata ancora una volta mortale nel Mediterraneo centrale. L’8 aprile, almeno 23 persone sono risultate disperse dopo l’affondamento di due imbarcazioni al largo delle coste tunisine. Quel giorno la Guardia costiera tunisina ha recuperato anche quattro corpi al largo di Sfax. Complessivamente, tra il 7 e il 10 aprile, almeno 38 persone sono annegate. Altre 18 persone risultano disperse. Il 12 aprile, 10 cadaveri sono stati recuperati dalla Guardia costiera tunisina, mentre 20-30 persone risultano ancora disperse.   

 Il 12 aprile, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) ha pubblicato un comunicato stampa in cui lancia l’allarme: il primo trimestre del 2023 è il più letale nel Mediterraneo centrale dal 2017. L’OIM sottolinea inoltre che “l’aumento delle perdite di vite umane nella traversata marittima più pericolosa del mondo arriva contestualmente alle segnalazioni di ritardi nelle risposte di soccorso da parte degli Stati e di ostacoli alle operazioni delle navi di ricerca e soccorso (SaR) delle ONG nel Mediterraneo centrale”. Le Nazioni Unite hanno documentato che in sei casi, i ritardi nei soccorsi condotti dagli Stati hanno causato la morte di almeno 127 persone, mentre la totale assenza di risposta a un settimo caso ha causato la morte di almeno 73 persone. Il comunicato stampa chiede inoltre agli Stati di sostenere “gli sforzi degli attori delle ONG per fornire assistenza salvavita” e di porre fine alla criminalizzazione del loro lavoro di salvataggio.  

 

 L’Italia ha dichiarato lo Stato di emergenza per l’improvviso aumento degli arrivi in mare  

Secondo Infomigrants, oltre 3.000 persone sono state soccorse dalla Guardia Costiera italiana durante il fine settimana di Pasqua. Pescherecci che trasportavano fino a 800 persone sono stati soccorsi dalle autorità marittime italiane. Alcune di queste imbarcazioni però sono rimaste in mare per giorni prima di essere soccorse. Secondo il network telefonico civile Alarm Phone, un’imbarcazione in difficoltà nella regione maltese di ricerca e soccorso con circa 400 persone a bordo è stata abbandonata dalle autorità maltesi, che non sono intervenute per aiutarla come richiesto dal diritto marittimo. L’imbarcazione è stata infine assistita dalla Guardia Costiera italiana.  

L’11 aprile, il governo italiano ha dichiarato lo stato di emergenza in risposta all’ondata di arrivi. Il ministro del Mare e della Protezione Civile Nello Musumeci ha dichiarato che il numero di arrivi è una “emergenza assoluta” che ha messo a rischio le infrastrutture italiane. “Stiamo parlando di un fenomeno mai visto in passato. Le isole da sole non possono far fronte a questo stato di emergenza”. La misura, che implica uno stanziamento di fondi per 5 milioni di euro, durerà 6 mesi.  

Nel frattempo, il 30 marzo, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per il “trattamento degradante” di quattro migranti sull’isola di Lampedusa, per la detenzione senza una chiara base legale e per l'”espulsione collettiva” senza valutazione individuale. Il 4 aprile, 15 persone sono state arrestate in Calabria per presunto traffico di esseri umani: è la prima applicazione del cosiddetto “decreto Cutro” presentato il 9 marzo dal governo Meloni, che introduce una pena detentiva da 20 a 30 anni per le persone accusate di traffico di esseri umani. Alla luce di ciò, l’avvocato Gianfranco Schiavone – membro dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) – ha spiegato che “spesso le persone arrestate come scafisti sono gli stessi migranti che hanno fatto il viaggio, che vengono messi al posto di guida anche sotto ricatto. È improbabile che coloro che organizzano il viaggio salgano a bordo. Così queste persone finiscono per essere accusate di reati molto gravi, mentre il vero scafista se la cava senza problemi”.  

 

Continuano le intercettazioni mentre il Consiglio d’Europa invita gli Stati europei a porre fine alle pratiche illegali di respingimento   

Secondo l’OIM, tra il 26 marzo e il 1° aprile, 344 persone sono state rimpatriate con la forza in Libia dalla Guardia costiera libica. Secondo la Guardia costiera tunisina, oltre 14mila persone sono state riportate in Tunisia dopo aver tentato di lasciare il Paese via mare, in 501 diverse operazioni. I dati sono “cinque volte superiori” rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. La maggior parte delle operazioni è avvenuta al largo di Sfax e Mahdia.  

Il 30 marzo, il Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT) del Consiglio d’Europa ha pubblicato un rapporto che invita “gli Stati europei a porre fine alle pratiche illegali di respingimento e ai maltrattamenti dei cittadini stranieri privati della libertà nel contesto degli allontanamenti forzati alle frontiere”. 

Foto: Jeremie Lusseau/SOS MEDITERRANEE

Il nostro “Sguardo” resta sul Mediterraneo. Per garantire testimonianza di quel che avviene nel Mediterraneo Centrale e per onorare i morti e i dispersi. Continuiamo a osservare e a raccontare.

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