SGUARDO SUL MEDITERRANEO #32 – Ancora morti in mare e respingimenti record, fermi gli accordi di redistribuzione

SGUARDO SUL MEDITERRANEO #32 – Ancora morti in mare e respingimenti record, fermi gli accordi di redistribuzione

   

La seguente pubblicazione di SOS MEDITERRANEE vuole far luce sugli eventi che si sono verificati nel Mediterraneo centrale nelle ultime due settimane. «Sguardo sul Mediterraneo» non è inteso come un aggiornamento esaustivo, ma si propone di trattare le questioni relative alla ricerca e soccorso che si verificano nell’area in cui operiamo dal 2016, sulla base di rapporti di diverse ONG, organizzazioni internazionali e articoli dalla stampa internazionale.

 

      >Aggiornato 9 giugno 2021 

Ancora morti nel Mediterraneo centrale, almeno 675 quest’anno 

Il bilancio delle vittime nel Mediterraneo centrale è ulteriormente aumentato nelle ultime due settimane, portando a 675 il numero ufficiale di morti registrato quest’anno dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM) Missing Migrants 

La scorsa settimana, riporta Reuters, almeno 23 persone sono annegate in un naufragio al largo della Tunisia, secondo la Mezzaluna Rossa tunisina. La Marina di Tunisi ha soccorso 70 delle oltre 90 persone che erano partite dalla Libia. Lo stesso giorno, la Marina tunisina ha salvato 39 persone da un’altra barca che è affondata al largo della costa di Sfax, Tunisia, ha riferito Reuters. Solo pochi giorni prima, 7 corpi erano stati recuperati al largo dell’isola di Djerba 

Il 31 maggio 2021, l’UNICEF ha annunciato che i corpi di tre bambini sono stati portati a riva a Zuwara, in Libia, come riportato da InfoMigrants 

Secondo Alarm Phone, due persone sarebbero morte su una barca partita dalla Libia all’inizio di giugno. Secondo quanto riferito, la barca ha finito il carburante ed è andata alla deriva, ritornando verso la costa libica. Un parente dei sopravvissuti ha riferito ad Alarm Phone delle morti a bordo. Il 31 maggio 2021, sempre Alarm Phone ha riferito che un pescatore libico ha assistito una barca in difficoltà. Secondo il pescatore, fino a 16 persone sarebbero morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo.  

  

Il soccorso civile è contemporaneamente riconosciuto e criminalizzato: cinque navi delle ONG sono bloccate in Italia  

La Sea Eye 4 è sotto fermo amministrativo dal 4 giugno, dopo un Port State Control (controllo dello Stato di approdo) durato oltre 12 ore a Palermo. Più di 400 persone salvate in mare erano state precedentemente sbarcate a Pozzallo dalla stessa nave che aveva poi ottenuto di recarsi nel porto del capoluogo siciliano per svolgere la quarantena obbligatoria.  

Il blocco della Sea Eye 4 porta a cinque il numero di navi civili di Ricerca e soccorso attualmente in stato di fermo: la Sea Watch 3 e 4, la Open Arms e la Alan Kurdi sono anch’esse ancora bloccate. La Alan Kurdi è stata temporaneamente autorizzata a navigare per raggiungere un cantiere navale in Spagna.  

La settimana scorsa, all’Aita Mari è stato assegnato il Porto Sicuro di Augusta per far sbarcare i 50 naufraghi salvati quattro giorni prima. Lo sbarco è avvenuto lunedì, tutti i sopravvissuti e l’equipaggio sono risultati negativi al COVID-19. L’Aita Mari ha poi ottenuto il permesso di salpare per Burriana, Spagna, il giorno successivo, senza dover sottoporsi alla quarantena nel porto di Augusta.  

In Danimarca, l’equipaggio della nave Mare Jonio di Mediterranea e l’equipaggio della petroliera Maersk Etienne hanno ricevuto il Maritime Prize da Danish Shipping, l’associazione danese degli armatori e delle società offshore. Gli equipaggi hanno ottenuto il riconoscimento per aver assistito 27 persone in difficoltà che hanno poi trascorso 38 giorni a bordo della Maersk Etienne la scorsa estate senza che fosse loro assegnato un Porto Sicuro, fino a quando l’equipaggio della Mare Jonio ha trasbordato i sopravvissuti ed è stato autorizzato a sbarcare in un porto italiano. Nel frattempo, per la stessa vicenda, continuano in Italia le indagini sull’equipaggio di Mediterranea con l’accusa di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” e “violazione delle norme del codice della navigazione”.  

  

Guardia costiera libica: record di respingimenti. In sei mesi eguagliato il 2020. 

Nel periodo 23-29 maggio e 30 maggio-5 giugno, un totale di 1.052 persone è stato intercettato in mare e respinto verso la Libia dalla guardia costiera libica. Questo porta il numero di persone respinte in Libia a più di 10.711 quest’anno. In confronto, il numero totale di persone respinte con la forza dalla Guardia Costiera libica nell’arco di tutto il 2020 era di poco inferiore a 12mila. Secondo Safa Msehli, portavoce dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), delle oltre 10mila persone intercettate quest’anno e riportate in detenzione, solo la metà rimane in questi centri. “Questo sistema corrotto è un abominio”, ha detto. Solo tra il 28 e il 31 maggio, almeno 822 persone sono state riportate a Tripoli dalla guardia costiera libica, secondo l’UNHCR. L’equipaggio di Geo Barents, nave di soccorso noleggiata e gestita da Medici senza frontiere (MSF), ha assistito a intercettazioni da parte della Guardia costiera libica sia il 31 maggio che il 1° giugno. L’8 giugno, 59 persone sono state riportate in Libia.  

Più di 260 persone sono state intercettate dalla Guardia Costiera tunisina e dalla Marina tunisina il 28 maggio, come riportato da InfoMigrants. Le persone erano partite dalla Libia e dalla Tunisia nel tentativo di raggiungere le coste europee.   

  

Il governo italiano incontra le ONG di Ricerca e soccorso, l’accordo di Malta rimane bloccato  

Il 28 maggio, i rappresentanti italiani delle ONG di ricerca e soccorso (SAR) Emergency, MSF, Mediterranea Saving Humans, Open Arms, ResQ-People saving People, Sea-Watch e SOS MEDITERRANEE hanno incontrato il Ministro dell’Interno italiano Luciana Lamorgese, chiedendo principalmente l’istituzione di un efficace meccanismo europeo di ricerca e soccorso, nonché la fine della criminalizzazione delle attività civili di Ricerca e soccorso. La ministra, a sua volta, ha insistito sulla necessità che i rispettivi Stati di bandiera dei mezzi SAR civili assistano nell’indicazione di porti sicuri per lo sbarco e nel trasferimento dei sopravvissuti dopo lo sbarco. Finora, gli appelli lanciati all’inizio di maggio agli Stati dell’UE per aiutare a trasferire le persone che raggiungono le coste italiane sono stati ascoltati solo da Irlanda e Lituania, che hanno accettato di trasferire 10 persone ciascuno. Anche il Lussemburgo si è offerto di aiutare.    

Nell’ultima settimana si sono tenuti diversi incontri bilaterali tra gli alti rappresentanti europei e i paesi terzi per discutere di migrazione e controlli alle frontiere in Tunisia, Libia, Italia e Francia. Il 31 maggio, durante un incontro con Abdelhamid Dabaiba – primo ministro del governo di unità nazionale della Libia – Mario Draghi, primo ministro italiano, ha detto che il suo paese continuerà a fare la sua parte in termini di risorse e capacità di formazione, ma è necessaria un’azione determinata e rapida dell’Unione europea” e ha annunciato che il tema della migrazione sarà affrontato di nuovo al Consiglio europeo di giugno. Da parte sua, il primo ministro Dabaiba ha ringraziato l’Italia e l’Ue “per tutti gli sforzi e per il grande sostegno che ci hanno dato, e il grande lavoro della Guardia Costiera italiana”.  

Il nostro “Sguardo” resta sul Mediterraneo. Per garantire testimonianza di quel che avviene nel Mediterraneo Centrale e per onorare i morti e i dispersi. Continuiamo a osservare e a raccontare.

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