Sguardo sul Mediterraneo #26 – L’ONU allerta: “Tre morti al giorno in mare”

Sguardo sul Mediterraneo #26 – L’ONU allerta: “Tre morti al giorno in mare”

La seguente pubblicazione di SOS MEDITERRANEE vuole far luce sugli eventi che si sono verificati nel Mediterraneo centrale nelle ultime due settimane. «Sguardo sul Mediterraneo» non è inteso come un aggiornamento esaustivo, ma si propone di trattare le questioni relative alla ricerca e soccorso che si verificano nell’area in cui operiamo dal 2016, sulla base di rapporti di diverse ONG, organizzazioni internazionali e articoli dalla stampa internazionale.

>Aggiornato al 17 marzo 2021 

Situazione in mare 

Un duplice, terribile naufragio è avvenuto al largo della Tunisia il 9 marzo scorsoalmeno 39 persone sono morte dopo che due imbarcazioni si sono capovolte al largo di Sfax. Secondo una dichiarazione congiunta dellOIM e dellUNHCR rilasciata in seguito a questi tragici eventi, 134 superstiti del primo incidente sono stati portati a riva dalla guardia costiera tunisina e 70 dal secondo naufragio. In questa dichiarazione, le organizzazioni dellONU hanno richiestricerca e soccorso proattivi sulla rotta marittima più pericolosa del mondo e l’istituzione di un sistema di sbarco chiaro e sicuro per le persone salvate in mare. Hanno inoltre sottolineato il fatto che dall’inizio dell’anno sono morte nel Mediterraneo centrale tre persone al giorno in media. 

La guardia costiera italiana e la Guardia di Finanza hanno invece soccorso 187 persone da imbarcazioni al largo di Lampedusa il 9 marzoMentre il giorno prima, una barca a vela con 112 persone, in maggioranza profughi dall’Iran, Iraq e Siriasarebbe arrivata autonomamente dalla Turchia a Santa Maria di Leuca, in Puglia. 

Secondo l’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (OIM) in Libia, 3 corpi sono stati recuperati dal mare e riportati in Libia il 10 e 11 marzo. Nelle ultime due settimane, nessuna intercettazione o rimpatrio forzato è stato segnalato dalle organizzazioni internazionali presenti ai punti di sbarco in Libia. Mentre dallinizio dellanno, 232 persone sono morte o scomparse nel Mediterraneo centrale secondo il progetto Missing Migrants dellOIM. 

A seguito di uno scalo e di un periodo di auto-isolamento per l’equipaggio, la nostra Ocean Viking e le squadre di soccorso e assistenza medica ai sopravvissuti hanno lasciato il porto di Marsiglia il 10 marzo, alla volta del Mediterraneo centrale. Lungo il percorso, i nostri team conducono esercitazioni ogni giorno per assicurare sempre il massimo della tempestività e della preparazione negli interventi. Il 14 marzo, anche la nave Open Arms dell’ONG spagnola Proactiva-Open Arms è salpata da Barcellona in direzione del Mediterraneo centrale. 

 

“Chiamata di soccorso” dal Consiglio d’Europa, mentre le violazioni del diritto internazionale per procura e la criminalizzazione delle ONG da parte degli Stati membri dell’UE rimangono la norma 

“I paesi europei non stanno proteggendo i rifugiati e i migranti che cercano di raggiungere l’Europa attraversando il Mediterraneo. L’arretramento nella protezione della vita e dei diritti dei rifugiati e dei migranti si aggrava e causa ogni anno migliaia di morti che potrebbero essere evitate”, ha dichiarato il 9 marzo scorso Dunja Mijatović, Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, pubblicando un rapporto intitolato “Una richiesta di soccorso per i diritti umani. Le crescenti lacune nella protezione dei migranti nel Mediterraneo”. 

Il rapporto stila un bilancio dell’attuazione, da parte degli Stati membri, della Raccomandazione 2019 della Commissaria, relativa al soccorso dei migranti in mare. Fornisce inoltre una serie di misure concrete che gli Stati europei devono prendere con urgenza per adottare un approccio rispettoso dei diritti umani sulle rotte migratorie del Mediterraneo 

Riteniamo essenziale condividere qua le importanti conclusioni generali di questo bilancio che prende atto della situazione attualepubblicate nel comunicato stampa che accompagna la relazione: “Questo rapporto sottolinea che, nonostante alcuni progressi limitati, la situazione dei diritti umani nel Mediterraneo rimane deplorevole. I naufragi continuano a verificarsi in modo allarmante, con oltre 2.400 morti registrate nel periodo considerato, un numero che potrebbe essere ben al di sotto di quello reale. Il crescente disimpegno delle capacità navali degli Stati dal Mediterraneo e gli ostacoli alle attività di soccorso delle ONG, nonché la decisione di ritardare lo sbarco e la mancata assegnazione di un porto sicuro, hanno minato l’integrità del sistema di ricerca e soccorso. Le attività di cooperazione con i paesi terzi sono state rafforzate nonostante le prove incontestabili di gravi violazioni dei diritti umani e senza l’attuazione di garanzie in materia di diritti umani, compresi i principi di trasparenza e responsabilità. Sulla rotta del Mediterraneo Centrale in particolare, molti sviluppi che sembrano essere mirati a liberare il campo per le intercettazioni da parte della Guardia Costiera libica sono diventati istituzionalizzati, portando a quasi 20.000 respingimenti accertati verso la Libia, dove le persone subiscono gravi violazioni dei diritti umani“, ha scritto la Commissaria. “La pandemia COVID-19 ha anche portato all’adozione di misure più restrittive, che hanno un impatto negativo diretto sui diritti umani dei migranti.” 

La Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa ha presentato questa relazione alla Commissione LIBE del Parlamento europeo (Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni) lunedì 15 marzo, nell’ambito di una discussione sulle “persone in pericolo in mare” nel Mediterraneo centrale. Questioni chiave affrontate nella relazione: il ruolo dell’UE nella formazione e nel sostegno alla guardia costiera libica, nonché la questione dei rimpatri forzati illegali e della mancanza di coordinamento di ricerca e soccorso nella regione libica di ricerca e salvataggio dalla sua creazione ufficiale nel 2018. In una precedente Commissione LIBE tenutasi all’inizio di questo mese (4 marzo), il direttore esecutivo di Frontex (Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera) ha dichiarato che gli aerei Frontex hanno l’obbligo legale di coordinarsi con le autorità libiche quando avvistano una barca in pericolo, pur ammettendo che non era “una soluzione ottimale” e che la situazione umanitaria in Libia “non è OK“. Nel frattempo, in un’intervista ad Euronews del 25 febbraio, Fabio Agostini, capo dellOperazione Irini che mira ad attuare lembargo delle Nazioni Unite sulle armi contro la Libia attraverso mezzi aerei e navali, ha affermato che la guardia costiera libica dovrebbe avere più autonomia attraverso una maggiore formazione al fine di “fermare l’immigrazione clandestina“.  

Come promemoria, solo nel 2021, oltre 4.000 persone (dati OIM) sono state intercettate in mare, in grande maggioranza dalla guardia costiera libica sostenuta dallUE, e forzatamente riportate in Libia, che non è un luogo sicuro dove fare sbarcare i sopravvissuti. 

Di recente, sono state chiuse varie indagini avviate quattro anni fa contro ONG e cittadini che conducono attività di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centraleaccusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. Simultaneamente, una nuova indagine è stata avviata contro la compagnia armatoriale proprietaria della Mare Jonio dell’organizzazione italiana Mediterranea Saving Humans. Mediterranea resta al momento esclusa dalle indagini nei confronti della società armatoriale. Lo scorso settembre, la nave Mare Jonio aveva posto fine alla più lunga situazione di stallo della recente storia marittima europea (di 37 giorni in acque maltesi, senza alcuna soluzione di sbarco in vista per 27 sopravvissuti a bordo della nave commerciale Maersk Etienne). In un comunicato, la compagnia marittima Maersk commenta le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina mosse contro la società armatoriale della Mare Jonio, negando che ci fosse stato alcun accordo commerciale e reitera che il contributo corrisposto successivamente a Mediterranea è stato di tipo volontario e per scopi umanitari. 

Il nostro “Sguardo” resta sul Mediterraneo. Per garantire testimonianza di quel che avviene nel Mediterraneo Centrale e per onorare i morti e i dispersi. Continuiamo a osservare e a raccontare.

   

Sguardo sul Mediterraneo

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