Sguardo sul Mediterraneo #12

Sguardo sul Mediterraneo #12

La seguente pubblicazione di SOS MEDITERRANEE intende far luce sugli eventi che si sono verificati nel Mediterraneo centrale nelle ultime due settimane. «Sguardo sul Mediterraneo» non è inteso come un aggiornamento esaustivo, ma si propone di trattare le questioni relative alla ricerca e soccorso che si verificano nell’area in cui operiamo dal 2016, sulla base di rapporti di diverse ONG, organizzazioni internazionali e articoli dalla stampa internazionale.

> Aggiornato al 2 settembre 2020

La società civile continua a mobilitarsi in tutti i modi, mentre gli Stati continuano a distogliere lo sguardo

 

Drammatico il bilancio delle vittime, centinaia le persone scomparse o forzatamente riportate in Libia

Anche quest’anno, il mese di agosto è stato particolarmente letale sulla rotta di migrazione marittima più pericolosa del mondo. Secondo i resoconti di diverse ONG che lavorano nel Mediterraneo centrale, ci sono state continue segnalazioni di imbarcazioni in pericolo non adatte alla navigazione, mentre le autorità marittime hanno raramente risposto alle richieste di soccorso, o solo con notevoli ritardi.

Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), ad agosto 69 persone sono morte o disperse nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale [1]. Nella sola settimana del 17 agosto, il centralino di Alarm Phone ha riferito di quattro naufragi e centinaia di persone scomparse e di cui si teme la morte. Particolarmente drammatico è stato il naufragio del 17 agosto, in cui hanno perso la vita 45 persone. Secondo Alarm Phone, che ha riferito di essere stata contattata più volte dai naufraghi quel giorno, l’imbarcazione era in realtà in mare dal 15 agosto. Da allora, corpi si arenano sulle coste libiche: il 23 Agosto la Croce Rossa libica ha annunciato il recupero di 22 cadaveri, al largo di Zuara.
Annunciando la morte di 45 persone il 17 agosto, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e l’OIM hanno chiesto un’azione urgente. Le circostanze di questo drammatico evento, in cui l’imbarcazione ha preso fuoco e molte persone sono rimaste ustionate, sono state oggetto di diverse testimonianze da parte di sopravvissuti riportati in Libia.

Il 28 agosto un gommone in pericolo è stato soccorso dalla nave di salvataggio Louise Michel, che ha tratto in salvo 130 persone e recuperato un defunto a bordo, poi trasferito a Lampedusa dalla Guardia Costiera italiana. Secondo i superstiti, durante la traversata sarebbero morte altre tre persone che al momento risultano disperse.

Al dramma dei morti e dei dispersi, si aggiunge, poi, quello delle persone intercettate in mare e riportate forzatamente in Libia, invece che tratte in salvo in un porto sicuro. Secondo l’OIM, nelle ultime due settimane di agosto, sono almeno 700 le persone ricondotte in Libia.

Le nuove navi civili di ricerca e soccorso

In questo drammatico susseguirsi di naufragi, la presenza delle navi di ricerca e soccorso è stata limitata, a causa delle condizioni di fermo imposte dalle autorità italiane. La Sea Watch 3 e la Ocean Viking di SOS MEDITERRANEE sono ancora trattenute dalle autorità italiane a Porto Empedocle, in Sicilia. La Alan Kurdi di Sea Eye e la Aita Mari di Salvamento Marítimo Humanitario (SMH) non sono ancora in grado di riprendere la loro missione di soccorso dopo le ispezioni condotte dalle autorità italiane in primavera.

Ciononostante, la società civile europea non si ferma e si mobilita sempre di più per garantire una presenza e capacità di ricerca e soccorso (SAR) nel Mediterraneo centrale. La seconda metà di agosto ha visto l’arrivo di due nuove navi SAR che, da sole, hanno già prestato assistenza a più di 400 persone in pericolo in mare:

Sea-Watch 4, una nave acquistata dall’organizzazione tedesca Sea-Watch e dalla coalizione United4rescue, guidata dalla Chiesa protestante in Germania. A bordo della Sea Watch 4, Medici Senza Frontiere (MSF) fornisce assistenza medica e umanitaria.
• la MV Louise Michel, un’imbarcazione acquistata con i proventi della vendita delle opere dello street artist Banksy.

Inoltre, entrambe le navi dell’ONG spagnola Proactiva-Open Arms, la Astral e la Open Arms, sono tornate nel Mediterraneo centrale dopo diversi mesi di assenza, dovuta alla realizzazione di necessari interventi tecnici.

Navi in stallo e sopravvissuti lasciati nel limbo in mare

Nell’ultimo mese, gli Stati hanno raggiunto nuovi record di inosservanza dei loro obblighi legali in materia di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale. Da oltre due anni si verificano situazioni di stallo in mare per le navi che effettuano salvataggi di persone in pericolo; questo riguarda sia le navi delle ONG che le navi mercantili. I sopravvissuti sono lasciati in un limbo in condizioni precarie, a bordo delle navi che li hanno soccorsi, senza ricevere indicazioni sull’assegnazione di un porto di sbarco per giorni e settimane. Una nave non può essere considerata un luogo sicuro per le persone soccorse, che devono invece essere condotte in un porto sicuro il più rapidamente possibile, secondo quanto previsto dal diritto marittimo internazionale.

Il 4 agosto scorso, la petroliera Maersk Etienne ha salvato 27 persone, rispondendo a una chiamata di soccorso da una piccola imbarcazione e su istruzioni del Centro di coordinamento di soccorso maltese (secondo quanto riportato dalla stessa compagnia di navigazione Maersk). Da allora la nave sta vivendo il più lungo stallo mai registrato fino ad oggi nel Mediterraneo centrale. Non è stata ancora fornita alcuna soluzione per lo sbarco delle persone salvate in un porto sicuro come previsto dalla legge marittima. Chiedendo lo sbarco immediato, il 29 agosto l’OIM e l’UNHCR hanno dichiarato che “è essenziale che [le navi commerciali] siano autorizzate a sbarcare tempestivamente i passeggeri soccorsi, in quanto senza tali procedure tempestive, i comandanti delle navi commerciali possono essere dissuasi dal partecipare alle richieste di soccorso per timore di rimanere bloccati in mare per settimane e settimane”.

[1] Dall’inizio dell’anno, gli ultimi dati di IOM Missing Migrants’ sulle morti registrate nel Mediterraneo centrale : https://missingmigrants.iom.int/region/mediterranean?migrant_route%5B%5D=1376

Photo credit: Yann Levy / SOS MEDITERRANEE

Il nostro “Sguardo” resta sul Mediterraneo. Per garantire testimonianza di quel che avviene nel Mediterraneo Centrale e per onorare i morti e i dispersi. Continuiamo a osservare e a raccontare.

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