Salvare vite ti cambia davvero la vita e, onestamente, non c’è un posto dove preferirei essere – Voci dal SAR team

Salvare vite ti cambia davvero la vita e, onestamente, non c’è un posto dove preferirei essere – Voci dal SAR team

“Non credo di essere in grado di scegliere un’esperienza che sia la migliore o la peggiore su l’Aquarius. Ognuna è stata così forte ed unica che è impossibile etichettarle. Salvare vite ti cambia davvero la vita e, onestamente, non vorrei essere da nessun’altra parte al mondo.”


Originario di Ginevra, Svizzera, Basile – 29 anni – è uno dei soccorritori del SAR team di SOS Méditerranée. Le sue prime esperienze nell’ambito del salvataggio risalgono alla sua adolescenza, trascorsa in Galles al United World College of the Atlantic, dove fu selezionato per lavorare con la Royal National Lifeboat Institution locale.

Fu solo anni a venire, dopo una laurea in Scienze Sociali e l’inizio di una carriera in Scienze dell’Ambiente, che Basile decise di mettere tutto in pausa ed usare le sue capacità nautiche per salvare la vita di migliaia di persone nel Mar Mediterraneo.
Mentre lavorava in Svizzera, infatti, Basile decise di utilizzare le sue ferie per raggiungere un suo amico della squadra di salvataggio dell’Atlantic College – ora diventato coordinatore delle ricerche e salvataggio per SOS Méditerranée – che stava lavorando come volontario per una ONG chiamata Refugee Rescue sull’isola di Lesbo, in Grecia. “Sapevo che c’erano dei rifugiati che rischiavano la vita per arrivare in Europa e avevo visto molte foto, ma non erano niente paragonate alla realtà. Vedere con i miei occhi le terribili condizioni dei gommoni con cui le persone attraversano il Mediterraneo e leggere la disperazione nei loro occhi, rese tutto improvvisamente molto reale.

Il tremore della voce di Basile quando parla della prima barca di migranti vista nella sua vita, non lascia alcun dubbio sull’intensità delle emozioni derivate da quell’esperienza, e diventa facile capire perché life-changing (cambia vita) è l’unico aggettivo che Basile usa per descrivere quell’esperienza. Già da subito dopo il primo salvataggio, Basile sapeva che avrebbe più potuto tornare a casa e sedersi dietro una scrivania, sapendo di avere le capacità e le tecniche necessarie per dare una mano in mare.

Nel Giugno 2017 Basile si è unito alla squadra di SOS come soccorritore, e da allora l’Aquarius è diventata la sua seconda casa. “Sono stato incredibilmente fortunato ad aver avuto la possibilità di essere sull’Aquarius. Qui non solo si ha la possibilità di salvare la vita a chi scappa dal terrore, ma lo si fa in compagnia di persone straordinarie che finiscono per diventare la tua famiglia.

Nonostante questa sia una cosa detta e ridetta all’infinito (in primis da me), al punto da farla quasi diventare un clichè, i legami che si creano a bordo dell’Aquarius sono anche più forti di quelli familiari. “Condividiamo esperienze che sono incredibilmente intense. Qui si ha a che fare con la vita e la morte, e questo mette tutto in prospettiva. Non c’è spazio per le ipocrisie. Ognuno di noi non può che essere vero a bordo, e questo è certamente quello che apprezzo di più. Veniamo tutti dai contesti più disparati ed occupiamo ruoli diversi in questa famiglia. La nostra vera forza sta nelle nostre differenze.
Il ruolo di Basile nella squadra SAR è quello di capitano di RHIB, i nostri gommoni di salvataggio. Insieme al coordinatore delle ricerche e salvataggio (SAR), ha il compito di prendere decisioni durante le operazioni in mare ed è responsabile del gommone che conduce e della vita dei suoi colleghi a bordo.

“Durante le operazioni non c’è tempo per le distrazioni. Devi rimanere concentrato sul tuo lavoro: salvare vite. Ogni vita conta, e il mio obbiettivo è salvarne il più possibile.”

C’è solo una volta in cui ricordo di essere stato particolarmente scosso durante un’operazione, cioè quando salvai una donna che aveva appena partorito sul gommone”. Quel giorno l’Aquarius aveva condotto diverse operazioni di soccorso ed era stato proprio il RHIB 2 – il gommone che lui conduce – ad arrivare per primo al gommone in cui il bebè era appena nato: “è stato incredibile. Sono rimasto colpito dalla forza di quella mamma mentre saliva la scaletta dell’Aquarius portando il suo bambino in braccio, ancora attaccato a lei.” Non c’è niente di più impressionante per me dell’idea di genitori che sono obbligati a prendere decisioni che mettono a rischio la vita dei loro bambini poiché quella è l’unica possibilità che hanno di sopravvivere. “E qualora sopravvivessero, è una decisione che in ogni caso li marcherà a vita.

Se durante le operazioni non c’è spazio per le emozioni, le ore che precedono il nostro arrivo in un porto sicuro rappresentano per Basile il momento ideale per portare gioia ai bambini a bordo. Una volta terminato il salvataggio, infatti, quando sa che tutti sono salvi a bordo, Basile torna ad essere il solito giocherellone di sempre, che fa scherzi ai colleghi e fa sorridere i bambini con i palloncini fatti di guanti di gomma o con i suoi fantastici spettacoli improvvisati fatti di posate di plastica e stetoscopi.
Quando, in una nota di chiusura, ho chiesto a Basile quali fossero i suoi piani per il futuro mi ha risposto forte e chiaro: “finchè ci saranno delle persone che rischiano la loro vita in mare, sarò qui pronto a salvarle.

Intervista e testi: Isabella Trombetta
Traduzione: Flavia Citrigno
Foto: Anthony Jean/SOS MEDITERRANEE

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