SGUARDO SUL MEDITERRANEO #61 – Quasi 1000 morti dall’inizio del 2023

SGUARDO SUL MEDITERRANEO #61 – Quasi 1000 morti dall’inizio del 2023

La seguente pubblicazione di SOS MEDITERRANEE vuole far luce sugli eventi che si sono verificati nel Mediterraneo centrale nelle ultime due settimane. «Sguardo sul Mediterraneo» non è inteso come un aggiornamento esaustivo, ma si propone di trattare le questioni relative alla ricerca e soccorso che si verificano nell’area in cui operiamo dal 2016, sulla base di rapporti di diverse ONG, organizzazioni internazionali e articoli dalla stampa internazionale.

[27.04 – 17.05.23]

Per la prima volta da anni le autorità marittime hanno coordinato le operazioni.  

Il 27 aprile, la Ocean Viking della ONG SOS MEDITERRANEE ha salvato 15 persone da una barca in vetroresina nella zona di Ricerca e Soccorso maltese (SRR). Il giorno successivo, la Ocean Viking ha effettuato altri tre salvataggi nella zona SAR maltese in 7 ore, tutti direttamente coordinati dal Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo (MRCC). Il porto di Civitavecchia, distante quattro giorni di navigazione, è stato poi designato come porto di sbarco. I 168 sopravvissuti a bordo sono sbarcati il 2 maggio.

Erano anni che l’MRCC italiano non coordinava un caso in cui noi siamo intervenuti. Tuttavia, il 29 aprile, secondo l’equipaggio del mercantile Grimstad, la stessa autorità avrebbe ordinato al mercantile di riportare in Libia i 30 naufraghi che aveva soccorso. Respingere i sopravvissuti e rimandarli in Libia è un atto illegale e in contrasto con il diritto marittimo internazionale.

Il 29 aprile, la Life Support della ONG Emergency ha soccorso 35 persone che hanno trascorso quattro giorni in mare prima del loro intervento. Tutti i sopravvissuti sono sbarcati nel lontano porto di Livorno il 3 maggio, distante quattro giorni di navigazione.

Il 28 aprile, il veliero Nadir della ONG ResQship ha soccorso un’imbarcazione con 54 persone a bordo, i quali testimoniano di aver trascorso tre giorni in mare senza ricevere alcun aiuto. Il soccorso è stato portato a termine dalla Guardia Costiera italiana. Il 1° maggio, l’equipaggio del veliero Nadir ha assistito un’altra imbarcazione con 35 persone a bordo, precedentemente avvistata dall’aereo Seabird della ONG Sea-Watch. Le operazioni di soccorso sono state completate dalla Guardia Costiera italiana che ha portato i sopravvissuti a Lampedusa. Il 5 maggio, Nadir ha salvato un totale di 234 persone da sei imbarcazioni in pericolo, nell’arco di 5 ore. Purtroppo, hanno riferito di un tentativo di soccorso in cui l’imbarcazione si era già ribaltata e mentre 38 persone sono state tirate fuori dall’acqua da tre pescherecci, 3 corpi sono stati trovati senza vita.

Il 1° maggio, la Geo Barents della ONG Medici Senza Frontiere (MSF) ha soccorso 300 persone a bordo di una grande barca di legno stracarica. L’operazione si è svolta nella zona SAR maltese e si è protratta per quattro ore. Il 2 maggio, l’equipaggio ha salvato 36 persone in pericolo da una barca in vetroresina con il supporto delle autorità italiane MRCC. Secondo Sea-Watch, il giorno prima l’autorità di coordinamento maltese avrebbe ordinato a una nave mercantile di non soccorrere 36 naufraghi, i quali hanno dovuto passare un’altra notte in mare aperto. Ai 336 sopravvissuti è stato assegnato il lontanissimo porto di La Spezia, dove sono finalmente sbarcati il 6 maggio, cinque giorni dopo il primo salvataggio.

Il 7 maggio, Nadir ha prestato assistenza a 130 persone trasportate su un’imbarcazione di legno alla deriva da tre giorni. Alcune persone si sono buttate in mare per cercare di raggiungere Nadir e la Guardia Costiera italiana quando sono arrivate sul posto. Sono stati recuperati e salvati tutti dalla Guardia Costiera italiana.

Il 16 maggio, la Louise Michel è finalmente tornata operativa, dopo aver dovuto presentare una certificazione aggiuntiva per l’equipaggio richiesta dallo Stato di bandiera tedesco, sotto il quale la Louise Michel è registrata.

Lo stesso giorno, la Geo Barents ha salvato 26 persone da un piccolo gommone in difficoltà nella regione SAR libica e ha ricevuto Brindisi come porto sicuro. Tutti i sopravvissuti sono sbarcati tre giorni dopo, il 19 maggio.

Quasi 1.000 morti registrati nel Mediterraneo centrale in meno di 6 mesi quest’anno, un numero senza precedenti.

Il 28 aprile, la Guardia costiera tunisina ha riferito che almeno 210 corpi sono stati recuperati sulle spiagge in sole due settimane. Il 5 maggio, Flavio Di Giacomo, portavoce dell’OIM, ha riferito che sono stati recuperati altri due corpi: “Un’altra barca, un altro corpo. Il secondo questa mattina. Oggi è una giornata terribile a Lampedusa”.

L’8 maggio, le autorità tunisine hanno riferito di aver recuperato i corpi di 14 persone in 24 ore.

L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha registrato più di 30.000 morti sulle rotte marittime verso l’Europa dal 2014, tra questi 956 sono stati registrati solo quest’anno nel Mediterraneo centrale. Queste cifre sono quasi certamente una sottostima del reale numero di morti.

Flavio Di Giacomo ha spiegato che una delle ragioni che giustificano un numero così elevato di morti è la comparsa di nuove imbarcazioni metalliche utilizzate per la traversata, prodotte e vendute a basso costo e mal saldate tra loro. Queste imbarcazioni si rovesciano facilmente in caso di mareggiate e affondano immediatamente senza offrire appigli ai naufraghi. Secondo il direttore di Frontex Hans Leijtens, per le organizzazioni di trafficanti il nuovo metodo è molto redditizio: “Poiché le barche sono così economiche, possono offrire prezzi più bassi. Invece di 1500-2000 euro per il passaggio su una nave più grande, le persone pagano 500 euro per una traversata più rischiosa su una barca di latta”.

Continuano le intercettazioni forzate di imbarcazioni in pericolo, mentre gli arrivi dal Mediterraneo centrale hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi anni.

Tra il 23 aprile e il 13 maggio, secondo l’OIM, almeno 723 persone sono state respinte forzatamente in Libia, portando a 5.058 il numero di persone intercettate quest’anno dalla Guardia Costiera libica.

Secondo il Forum tunisino per i diritti economici e sociali, la Guardia Costiera tunisina ha riportato a riva un totale di 19.719 persone solo nel 2023.

Frontex ha riferito che gli arrivi in Europa attraverso la rotta del Mediterraneo centrale sono aumentati fino a quasi 42.200 tra gennaio e aprile del 2023, una cifra quadruplicata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, raggiungendo il livello più alto di arrivi da quando Frontex ha iniziato a raccogliere dati nel 2009. L’impennata delle partenze si spiega in parte con la situazione caotica della Tunisia, che quest’anno è diventata il primo Paese di partenza dopo la Libia.

Le autorità adottano misure restrittive per reprimere gli arrivi sulle coste europee.

In seguito ai recenti sbarchi in Italia, il 3 maggio le autorità italiane hanno approvato il decreto Cutro, che secondo il Consiglio Europeo per i Rifugiati e gli Esiliati (ECRE) è “l’ultimo tentativo dei partiti di estrema destra di eliminare gli status di protezione dalla legislazione nazionale”. Tra le altre misure, la legge “stabilisce che i permessi di soggiorno per alcune categorie di persone saranno più difficili da ottenere […] inoltre amplia la possibilità di trattenere alla frontiera i richiedenti soggetti alla procedura accelerata di asilo, limita la possibilità di presentare domande successive, introduce decisioni di rimpatrio dopo la scadenza del termine per il ricorso”.

Lo stesso giorno, il 3 maggio, il vice primo Ministro italiano e Ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, ha incontrato a Roma il capo dell’autoproclamato Esercito Nazionale Libico (LNA), il generale Khalifa Haftar. Secondo Agenzia Nova, uno dei temi trattati è stato quello di bloccare la partenza delle persone che lasciano le coste della Cirenaica.

Il 26 aprile, secondo quanto riportato da InfoMigrants, il Consiglio di Stato, la più alta corte amministrativa dei Paesi Bassi, ha stabilito che il rimpatrio di persone in Italia ai sensi del Regolamento di Dublino le metterebbe a rischio di maltrattamenti e violazioni dei diritti umani. Facendo riferimento a una lettera di funzionari italiani del dicembre 2022, il tribunale olandese ha osservato che: “Le stesse autorità italiane hanno indicato […] che i trasferimenti in Italia non sono possibili a causa della mancanza di strutture di accoglienza”.

Foto: Camille Martin Juan/SOS MEDITERRANEE

Il nostro “Sguardo” resta sul Mediterraneo. Per garantire testimonianza di quel che avviene nel Mediterraneo Centrale e per onorare i morti e i dispersi. Continuiamo a osservare e a raccontare.

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