La Testimonianza: “Sapevo che sarebbe stato pericoloso salire su questa barca, ma quale altra scelta mi rimaneva?”

La Testimonianza: “Sapevo che sarebbe stato pericoloso salire su questa barca, ma quale altra scelta mi rimaneva?”

“Non sapevo dove stavo andando. Volevo solo scappare da questa violenza.” 

Zainab (nome di fantasia), 30 anni, Guinea.

Ada*, 20 anni, nigeriana, è stata salvata dall’Ocean Viking da un gommone sovraffollato in difficoltà il 7 gennaio. È tra i primi 37 sopravvissuti salvati da SOS MEDITERRANEE nel 2023. Il suo sorriso a bordo nasconde un mondo di dolore, dopo cinque anni trascorsi in Libia. Ecco la sua storia:

“Ho lasciato la Nigeria quando avevo 15 anni perché lì non avevo sicurezze. Ho una figlia nel mio Paese, ma non avevo le risorse per prendermi cura di lei. Entrambi i miei genitori sono morti. Sono rimasta ben presto intrappolata in Libia. Mi hanno rapito, ‘kalabush’ dicono. Ho trovato diversi lavori, principalmente come donna delle pulizie, ma la maggior parte delle volte non venivo pagata. Non vedevo un futuro in Libia, le persone non sono trattate bene lì. Ho provato a fuggire via mare per quattro volte, ma per ben tre volte sono stata intercettata e riportata in Libia. Fino ad oggi, quando ci avete salvati: “Dio vi benedica”.

Dopo le tre precedenti intercettazioni in mare mi hanno rinchiusa direttamente in prigione**. La prima volta sono stata detenuta un mese, la seconda tre mesi e l’ultima una settimana. Piangevo ogni giorno. Volevano un riscatto da me, ma non avevo nessuno a casa da chiamare. Ci davano solo un pezzo di pane al giorno e acqua salata da bere. Sono riuscita a scappare due volte e una volta mi hanno lasciata andare, dopo aver ottenuto quello che volevano da me. Sapevo che era pericoloso salire su questa barca, ma quale altra scelta mi rimaneva? Voglio essere libera; voglio avere una vita per me stessa, voglio costruire un futuro per mia figlia, non voglio più essere sola”.

*Il nome è stato cambiato per proteggere l’identità della sopravvissuta. 

** I sopravvissuti si riferiscono spesso a “prigioni” o “carceri” quando parlano di detenzioni arbitrarie in centri di detenzione informali.  

Crediti: Michael Bunel / SOS MEDITERRANEE

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