La testimonianza: Samy, due anelli per ricordare

La testimonianza: Samy, due anelli per ricordare

Gennaio 2021 ha segnato la ripresa dei salvataggi da parte della Ocean Viking dopo 6 mesi di stop. Tra i 374 sopravvissuti saliti a bordo c’era anche Samy* un ragazzo giovanissimo che, però, ha già vissuto molte vite, molte disavventure. Ma attraverso tutto il suo calvario, attraverso l’inferno libico, è riuscito a conservare due cimeli di famiglia.

Samy*, 16 anni, dalla Nigeria/Camerun ha condiviso la sua storia dopo essere stato soccorso dalla Ocean Viking a gennaio 2021. È un minore non accompagnato ma, nonostante la sua giovane età, ha già attraversato molte difficoltà nel corso della sua vita. 

Mio padre è della Nigeria, mia madre del Camerun. Si sono separati quando ero ancora un bambino, sono rimasto con mia madre fino a quando avevo 4 anni. 

Poi mio padre volle che andassi a vivere con lui, così fui mandato in Nigeria, dove rimasi per quattro anni. Boko Haram era già attivo allorafu deciso che sarei dovuto fuggire dalla Nigeria di nuovo verso il Camerun, lontano da Boko Haram. 

Quando ho cercato di attraversare il confine con il Camerun, sono stato preso da uomini armati, non so chi fossero. Erano nigeriani, forse appartenevano a Boko Haram, forse no. Devo avere avuto circa otto anni allora, o nove, non capivo cosa stava succedendo. Mi hanno chiuso in una stanza e mi hanno tenuto lì per quattro giorni. Non volevano che attraversassi il confine con il Camerun. Ho ancora problemi a un orecchio a causa di quanto mi picchiaronoe da allora, sento un suono costante in quell’orecchio. 

Quando mi hanno lasciato andare, mi hanno scaricato da qualche parte, non sapevo dove fossi. In quel periodo, Boko Haram tagliava spesso la rete telefonica, quindi non riuscivo a contattare la mia famiglia. Ho vissuto sulla strada per 3 mesi. La gente mi dava cibo e riparo. 

Quando sono tornato al mio villaggio, non c’era più nessuno. La mia famiglia era sparita. Tutti erano fuggiti. Questo era vicino a Mubi. 

Sono riuscito poi ad arrivare Yola, e finalmente ad attraversare di nuovo la frontiera con il Camerun. Ho visto mia madre di nuovo nel 2013 – dopo non averla vista per 5 anni. Ma nel frattempo si era sposata, non potevo restare, non c’era nulla per me. 

Ho finalmente lasciato il Camerun nel 2016. Sono andato prima in Niger. Ad Agadez, e poi ad Arlit. Non avevo soldi per il viaggio, quindi dovevo lavorare ovunque andassi. Ad Agadez vendevo caramelle e altro cibo. A volte la gente mi dava soldi che ho risparmiato e messo da parte. 

Ad Arlit, sono stato catturato dall’esercito nigerino e mandato in prigione. Non so per quanto tempo sono rimasto in prigionia. È stato un uomo della polizia di frontiera che mi ha rilasciato. Ero così affamato e così piccolo, ha avuto pietà. Era pure un musulmano. 

Dal Niger ho attraversato il confine con lAlgeria. Ho lavorato anche lì, ho imparato a mescolare il cemento. Sono stato fortunato, sono riuscito a nascondermi nei cantieri per dormire. Quando ti prendono, possono rubarti tutto. 

In Libia, sono stato venduto due volte, la prima volta a Ghadames. Sono stato trasferito forzatamente a Zintan, dove sono stato rinchiuso in una casa, non mi era permesso di uscire. Ero affamato, mi hanno persino dato scariche elettriche e picchiato, mentre chiamavano la mia famiglia per chiedere un riscatto. Queste cose succedono, è l’Africa. 

Sono stato rivenduto una seconda volta a Zuwara, questa volta a Sabratha. 

Ho pagato 1000 euro a un contrabbandiere per attraversare il Mediterraneo. 

Durante tutto questo viaggio, sono stato in grado di custodire i miei due anelli. Uno era di mio nonno, il padre di mia madre, uno della mia nonnaEro molto vicino ad entrambi, soprattutto mio nonno. Mi amava così tanto”.

 

*Il nome è stato cambiato per motivi di protezione 

 Foto: Fabian Mondl/SOS MEDITERRANEE

   

No Comments

Sorry, the comment form is closed at this time.