La Testimonianza: “Non sapevo dove stavo andando. Volevo solo scappare da questa violenza”.

La Testimonianza: “Non sapevo dove stavo andando. Volevo solo scappare da questa violenza”.

“Non sapevo dove stavo andando. Volevo solo scappare da questa violenza.” 

Zainab (nome di fantasia), 30 anni, Guinea.

Zainab* è originaria della Guinea. Questa madre di famiglia di 30 anni è stata soccorsa il 26 agosto 2022 da una barca di legno sovraffollata insieme ad altri 56 sopravvissuti tra cui la figlia di 7 anni e il figlio di 2. Tutti avevano trascorso tre giorni in mare prima di essere trovati dalle nostre squadre.

Mia madre è morta quando avevo 7 anni. C’è ancora un buco nel mio cuore. Una madre sa quando il proprio figlio è ferito. Lei avrebbe saputo quanto sono stata ferita io. Sono stata costretta a sposarmi con un uomo di 40 anni quando ne avevo soltanto 16. Mi ha stuprato. Mi minacciava sempre per ottenere ciò che voleva.  Mi bruciava con le sigarette, guardate qui e qui [Zainab mostra le numerose cicatrici sulla sua pelle].  Mi tagliava anche le gambe prima di sdraiarsi su di me. Mi maltrattava giorno dopo giorno. Ho avuto dei figli con lui. Un giorno ho deciso che non potevo più sopportare tutto questo. Sapevo che mi avrebbe uccisa se vi avesse ritrovata. Ma sono partita con alcuni dei miei figli, non ho potuto portarli tutti con me…

Non sapevo dove stavo andando. Volevo solo scappare dalla violenza. Sono andata verso il Nord perché mi avevano detto che avrei potuto trovare lavoro come addetta alle pulizie. Al mio arrivo in Libia, sono stata rapita con i miei figli. Sono rimasta in una prigione a Beni Walid per 4 mesi. Dopo di questo, sono stata trasferita a Tripoli. Sono rimasta lì per 6 mesi. Sono stata violentata diverse volte, da molti uomini. Arrivavano di notte, sceglievano una di noi, e venivano uno dopo l’altro. Sanguinavo molto quando andavo al bagno. Ci picchiavano anche. Ci afferravano dai capelli e ci sbattevano la testa contro le pareti. Ho ancora dolori di schiena costanti e a volte vedo ancora sfocato. Una notte, è scoppiata una rissa nel centro ed è saltata la corrente, era notte e siamo scappati. Ci siamo nascosti per una settimana. Ho avuto la fortuna di conoscere una maliana che mi ha assunta come addetta alle pulizie. Ho lavorato per lei per un po’ di tempo. Quello che guadagnavo era appena sufficiente per sfamare i miei figli. Ma non c’era nessun futuro per loro in Libia. Non potevano andare a scuola.

Non avevo previsto di andare in Europa quando ho lasciato il mio paese. Dovevo solo scappare e in Libia sono dovuta scappare di nuovo. Il mare era l’unica via d’uscita. Ho avuto paura per i miei figli quando ho visto l’imbarcazione. Ma non avevo altra scelta. Faceva caldissimo sulla barca. Non avevamo né acqua né cibo in sufficienza. I miei figli piangevano. Eravamo tutti così stanchi. Ma poi siete arrivati voi.

Ogni mattina, mia figlia mi massaggia la schiena per alleviare il dolore con le sue manine e io verso dell’acqua calda sul mio stomaco e la mia schiena doloranti. E ora, sull’Ocean Viking, vengo curata da un’ostetrica per ma prima volta nella mia vita.

*Il nome è stato cambiato per garantire la sicurezza dei sopravvissuti.

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