La testimonianza: Aja, sopravvissuta, 22 anni

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La testimonianza: Aja, sopravvissuta, 22 anni

Aya (il nome è stato cambiato) ha 22 anni. È originaria della Costa d’Avorio ed è la madre di due gemelli di quattro anni. È stata salvata dalla Ocean Viking il 19 febbraio 2020, con il marito e la figlia, in acque internazionali al largo della Libia. La sua testimonianza – come la maggior parte di quelle raccolte a bordo – non è facile da ascoltare, ma deve essere rivelata per intero per dare un resoconto della condizione delle donne nere in Libia.

Puoi essere rapita, venduta, mandata in prigione, derubata o stuprata

«In Libia, sono stata rinchiusa tra quattro mura per la maggior parte del tempo. Non sono uscita molto. Ho vissuto per lo più a Zawiyah e Beni Walid. Laggiù, le donne africane con la pelle nera non escono molto. La gente ti dice che se non stai attenta, cioè se esci fuori, puoi essere rapita, venduta, mandata in prigione, derubata o stuprata. Possono anche venire a prenderti dove vivi. Anche gli uomini vengono derubati. Le donne non possono difendersi. Anche se sei un uomo sposato, se quel giorno Dio non è con te, ti deruberanno e violenteranno tua moglie. Ne sono stata quasi vittima, ma Dio mi ha salvato. Sì, sono stata quasi violentata.

Era un giovedì, volevamo andare al mercato. Quando escono, le donne escono solo il lunedì e il giovedì, nei giorni di mercato. Ho preso un taxi con due mie amiche. Di solito i nostri uomini venivano con noi, ma quel giorno non potevano. I giorni di mercato sono gli unici in cui le donne possono rilassarsi un po’. Uscire, vedere la città… Così abbiamo preso un taxi. Ma il tassista non ci ha portato al mercato dove gli avevamo chiesto di andare. Non conoscevo abbastanza bene il posto. È stata la mia amica a dire: “No, questa non è la strada giusta. Dove stai andando? ” L’autista ha detto che dovevamo fare silenzio, altrimenti ci avrebbe uccise. Così ha tirato fuori un’arma, una pistola, per spaventarci. Credo che la sua prima intenzione fosse quella di venderci. Ma Dio quel giorno non ha voluto: non ha potuto venderci. Così ha detto che voleva venire a letto con me. Ha detto in inglese: “Tu, io ti fotto”. Ho detto: “No, sono sposata!” Diceva che non importava, che poteva fare quello che voleva. Ho detto di nuovo “No!”. Ha detto che non c’era da discutere. Ho detto di nuovo “no, sono sposata, ho persino mia figlia con me”. Ha detto: “Anche se tua figlia è qui, faccio quello che voglio”. Ha detto che se avesse voluto prendermi, mi avrebbe preso, tutto qui. Ho cominciato a pregare, a pregare, a pregare. Tutti gli dèi che conosco, quel giorno li ho invocati tutti. Ho pregato che non mi succedesse. Non è stato facile. Ma una delle mie amiche, che era seduta dietro di lui, lo ha afferrato per il collo e poi io e lei gli abbiamo preso la pistola. Gli abbiamo puntato contro la sua pistola e gli abbiamo detto che se non ci avesse portato nel posto giusto, l’avremmo ucciso. Non è stato facile. Aveva parcheggiato in un boschetto; non conoscevamo nemmeno il posto, ma Dio ci ha permesso di minacciarlo, così ci ha riportato al punto di partenza.

Anche quando si lavora per le famiglie libiche, non è facile. Vedi la mia mano? Su ognuna delle mie dita c’è una ferita procurata in Libia. Lavoravo come cameriera. Se uno dei figli della famiglia vuole venire a letto con te – e spesso anche il padre vuole venire a letto con te – se non sei d’accordo, non ti pagano. Ci sono i tuoi soldi del mese in gioco. Ho lavorato per due famiglie. Ogni volta è successa la stessa cosa. Ho rifiutato ogni volta. Non è una questione di soldi, ma vogliono spaventarti.

Nelle prigioni, gli stupri sono un evento quotidiano

Mio marito lavorava nell’edilizia. Il suo capo era un brav’uomo. Gli ha dato un documento che gli permetteva di muoversi, andare al lavoro e tornare. Se la polizia lo avesse fermato, avrebbe mostrato il suo documento e la polizia lo avrebbe lasciato andare. Tuttavia, è stato rapito diverse volte. Il documento lo proteggeva dalla polizia, ma se vieni catturato dai banditi, sei finito.

Questo è il mio terzo tentativo di fuga via mare. Le prime due volte siamo stati catturati dai libici [la Guardia Costiera libica] e portati in prigione. Mia figlia aveva due anni e qualche mese.

In Libia si dice: occhio per occhio, dente per dente. Ognuno per sé.

In prigione le donne pagano di più per uscire. Sanno che le donne hanno paura e non possono scappare, soprattutto quando hanno un figlio. Gli uomini hanno più probabilità di fuggire.

Anche per lavarsi, sono gli uomini che lo fanno. Ti dicono di spogliarti, completamente nuda, prendono i tubi e ti lavano così. Portano le donne in un angolo, possono essere in due o anche in tre a violentare una donna. Poi ti gettano in una cella. Ho visto donne andare e tornare dopo. Immaginate in che stato erano. Erano distrutte, volevano uccidersi. Avevano perso la loro dignità. È molto, molto difficile da guardare. È molto, molto spaventoso. Nelle prigioni, gli stupri sono all’ordine del giorno. E molte volte vogliono rifarlo con la stessa donna… fare la stessa cosa che hanno fatto il giorno prima.

Hanno iniziato a versare la sabbia sul bambino, finché non lo hanno ricoperto fino alla testa

Un giorno hanno preso un bambino. Hanno colpito la madre. L’hanno picchiata, picchiata e picchiata!  Presumibilmente tutto quello che doveva fare era chiamare i suoi genitori per inviare il riscatto. Ma la sua famiglia non poteva pagare e lei non aveva un marito. Così un giorno hanno preso il suo bambino, hanno scavato una buca e ce lo hanno messo dentro. Hanno iniziato a versare sabbia sul bambino fino a coprirne la testa. Il bambino gridava, piangeva. Dopo dieci minuti, hanno tolto il bambino dalla buca e lo hanno restituito alla madre.

Un’altra volta, ero con una donna il cui viso era completamente bruciato. La sua mano, le sue braccia, tutto il suo corpo era ustionato. Anche lei aveva un bambino. Non hanno mostrato alcuna pietà. Se non hai soldi lì, muori.

Per uscire di prigione, io e mio marito abbiamo chiamato a casa i nostri padri e i fratelli maggiori. Il fratello di mio marito ha mandato i soldi per farci uscire. Ho pagato 650.000 franchi CFA [quasi 1.000 euro]. Le nostre famiglie si sono riunite per pagare il riscatto.

Grazie a Dio è finita. Grazie a Dio è finita! Grazie a Dio è finita... La Libia è un incubo.

Testimonianza raccolta da Laurence Bondard, Communication Officer a bordo della Ocean Viking

Foto: Anthony Jean/SOS MEDITERRANEE

   

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