Diario di bordo – G2 – Più leggero di un sughero

Diario di bordo – G2 – Più leggero di un sughero

La campagna della nave Aquarius al largo delle coste Libiche.

Ecco, navighiamo. Finalmente. Anche se il Mediterraneo, il nostro mare così pieno di grazia, ha talvolta un cattivo carattere. Ieri, quando la nostra nave, l’Aquarius, si è presentata davanti al porto di Lampedusa, il forte vento che soffiava verso ovest e spingeva onde schiumose, ha virato brutalmente verso sud – sud ovest. Non sarebbe di per sé nulla di problematico, se non fosse che il porto della nostra amata isola è rivolto esattamente in questa direzione.

 

Risultato: le ondate entrano nel bacino, urtando contro le banchine già vittime di altre mareggiate e lasciandole inermi come dopo un’esplosione di un bunker di dinamite. Sulla banchina imploravo l’immensa statua della Madonna dell’isola, che guardava però altrove.

 

La guarda costiera ha inviato il suo miglior Zodiac, rosso e potente, stragonfio. Niente da fare. Il mare giocava con lo Zodiac e la nostra nave di 1812 tonnellate, impedendogli ogni manovra di accostamento. E i volontari di Palermo, che dovevano sbarcare, si aggrappavano con tenacia alle loro valigie. Non restava altro che ritirarsi, ciò che l’Aquarius ha fatto saggiamente, per cercare un’insenatura al riparo dal vento, Cala Pisana, per effettuare il trasbordo.

 

Il Mediterraneo non è sostanzialmente cattivo. Voleva semplicemente ricordarci che cosa vivono i migranti che tentano la sorte su barconi a motore, malamente alimentati da nafta spesso mischiata ad acqua dagli scafisti – quelli non trascurano neanche il più piccolo guadagno.

 

I futuri naufraghi hanno appena lasciato le acque libiche che la loro carretta già salta sulla cima delle onde. Ammalati, infreddoliti, disidratati, spaventati, devastati dal mal di mare secondo la regola delle cinque F: Faim, Froid, Frousse, Fatigue, Foif, cioè Fame Freddo, Paura, Stanchezza, Sete.

 

Alcuni non hanno mai visto il mare nella loro vita, immensa distesa d’acqua che un rifugiato ha descritto come “cielo disteso in terra”. Eppure partono. Questa settimana tre barche sono giunte agli approdi di Lampedusa, 242 , 220 e 101 passeggeri africani, della Costa d’Avorio, Mali, Gambia e Senegal. Pochi nigeriani, nessun eritreo o siriano.

 

Poco prima di partire, l’equipaggio dell’Aquarius ha brindato con il prosecco sulla banchina, mangiato un dolce siciliano, e tutti si sono abbracciati con viva emozione, quelli che restavano a terra e quelli che si imbarcavano.

 

Adesso fluttuiamo ondeggiando, e io penso a questi folli migranti che si lanciano sul mare aggrappandosi alle loro zattere di fortuna. E a ciò che scrisse Rimbaud, premonitore: “La tempesta ha benedetto i miei risvegli marittimi. / Più leggero d’un sughero ho danzato sui flutti / che dicono eterni voltolatori di vittime.”

Aquarius, 26 Febbraio 2016

Jean-Paul Mari

fonte -> http://www.grands-reporters.com/J-2-Plus-leger-qu-un-bouchon.html

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