3 ottobre: “Quante parole scriveremo, ancora?”

3 ottobre: “Quante parole scriveremo, ancora?”

[CONTENUTI SENSIBILI] Questo testo descrive i ricordi di un naufragio con vittime.

La notte del 3 ottobre 2013, almeno 366 persone in fuga dalla Libia a bordo di un barcone di legno gremito, annegarono a poche centinaia di metri dall’isola di Lampedusa.

In reazione, la Marina italiana lanciò l’operazione di ricerca e salvataggio Mare Nostrum il 18 ottobre 2013, con l’intenzione di salvaguardare le vite umane nel Mediterraneo centrale. L’operazione è stata condotta nel pieno rispetto del “dovere di prestare assistenza a qualsiasi persona trovata in mare in pericolo di essere persa” (UNCLOS art. 98). Come risultato, più di 150.000 vite sono state salvate. Ma il 31 ottobre 2014, l’Italia ha interrotto l’operazione per mancanza di sostegno da parte dell’Unione europea. Mare Nostrum è stato sostituito dall’operazione europea di controllo delle frontiere Triton. L’attenzione si è spostata dal salvare vite umane al controllo delle frontiere. Questo ha portato a un minor numero di navi di soccorso, ma la gente ha continuato a cercare di fuggire dalla Libia. Da lì in poi, migliaia di uomini, donne e bambini sono morti in mare. Lisa, soccorritrice siciliana a bordo della Ocean Viking, si chiede: quante altre parole dovranno essere scritte prima che venga ristabilita un’operazione europea di ricerca e soccorso?

Mi chiamo Lisa, ho 28 anni, sono Siciliana e sono una soccorritrice.

La mia terra è circondata da un bellissimo mare, per alcuni rappresenta gioia e libertà, per altri una notte buia che non vedrà mai la luce del giorno.

Per troppo tempo ho sentito storie di naufragi che mi sembravano così lontani, nonostante accadessero a pochi chilometri da casa mia. Finché queste storie sono diventate realtà, dopo aver assistito a un naufragio di 130 persone . La vista di quei corpi inermi fra le onde, tenuti a galla da logore camera d’aria ha cambiato per sempre il mio modo di osservare il mare. È qualcosa che non dimenticherò mai. Non solo la vista dei cadaveri, ma anche il senso di impotenza e la consapevolezza che la gente continui a morire in mare e che la situazione nel Mediterraneo Centrale sia solo peggiorata dopo il tragico naufragio avvenuto vicino la costa di Lampedusa, 8 anni fa, dove circa 400 persone persero la loro vita.

Quante parole dovranno essere spese ? Quanto ancora dovremo scrivere su bambini, donne e uomini imprigionati in Libia , picchiati, vittime di violenze sessuali e fisiche, trattenuti contro la loro volontà?

Quante altre notizie dovremo pubblicare su tutti coloro che muoiono Nel mediterraneo centrale cercando di scappare da sofferenza e brutalità che, noi Europei, non possiamo neanche immaginare?

Di fronte a innumerevoli difficoltà, questa gente, trova il coraggio e la speranza di scappare, per poi svanire come stelle cadenti. Che il loro coraggio sia il nostro dovere di agire e che tutti gli stati Europei intervengano concretamente per ristabilire un efficace coordinamento Europeo di Ricerca e Soccorso nel Mediterraneo centrale.

Foto: Flavio Gasperini/SOS MEDITERRANEE

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