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E’ stato presentato questa mattina il dossier immigrazione del 2025 da parte del centro studi e ricerche IDOS, che dal 1991 si occupa di formulare e pubblicare questo rapporto. Tra gli ospiti della tavola rotonda anche Valeria Taurino, direttrice generale di SOS MEDITERRANEE Italia, come unica rappresentante delle ONG del salvataggio in mare.

304 milioni di migranti in tutto il mondo, ovvero il 3,7% della popolazione totale: questo dato generale deve rappresentare il punto di partenza di ogni discussione su questo tema, perché mostra chiaramente il fatto che il fenomeno delle migrazioni è globale e inarrestabile, e come si legge nel rapporto, scaturisce da conflitti, carestie, esodi dovuti a cambiamenti climatici o altre problematiche come persecuzioni, disastri ambientali o violenze. Ridurre tutto questo a strumento di discussione politica non fa che disallineare la realtà dalla narrazione, rendendo il tema disumanizzato e incomprensibile nelle sue radici più profonde.

Anche riguardo l’attraversamento del Mediterraneo centrale è in atto uno stravolgimento della realtà: le persone scappano dalla Libia o dalla Tunisia per arrivare in Europa, e l’Italia non è neanche il paese che ne accoglie di più (in Germania nel 2024 ne sono stati accolti più di 250mila contro il 158mila dell’Italia, sempre secondo il rapporto). Nonostante questo, la politica italiana ha sempre utilizzato la tematica come strumento per raccogliere consenso, manipolando la questione fino a farla diventare priva di umanità, e criminalizzando chi come noi si trova nel Mediterraneo centrale con il solo scopo di salvare vite umane.

“In 10 anni di esperienza nel Mediterraneo centrale – ha spiegato Valeria Taurino durante il suo intervento – abbiamo visto tantissima umanità in mare, ma altrettanta disumanità nelle politiche. Dal 2023 al 2024 c’è stato un calo degli arrivi in Europa, come si legge dettagliatamente nel rapporto di IDOS. Però il dato va contestualizzato: a fronte di questa diminuzione che si attesta attorno al 37%, bisogna considerare innanzitutto l’apertura di nuove rotte come quella atlantica, molto pericolosa perché si tratta di oceano e dove non ci sono navi civili a presidiare, quindi non esistono dati (anche se secondo Caminando Fronteras, una ong spagnola, sono state più di 10mila le persone morte in quel tratto di mare). In più se gli arrivi sono diminuiti è invece costantemente cresciuto il tasso di mortalità: nel 2022 moriva 1 persona su 116 che partivano, oggi siamo a 1 su 73.  Inoltre, meno arrivi significa più respingimenti in Libia e Tunisia, alimentando un circolo vizioso di assenza e sfruttamento dei diritti umani. L’Europa conosce queste dinamiche, nonostante ciò continua a finanziare la Guardia costiera libica e donare loro attrezzature, come la motovedetta di classe Corrubia che ci ha sparato contro lo scorso 24 agosto. SOS MEDITERRANEE ha portato in salvo più di 40mila persone in 10 anni, perché è un’associazione nata per fare questo ed è attrezzata e preparata per farlo: con la prassi del porti lontani, il decreto Piantedosi e il decreto flussi ci stanno impedendo di soccorrere chi si trova in difficoltà. La tragedia in atto nel mediterraneo non è una catastrofe inevitabile, ma è l’esito di scelte politiche: per questo motivo può, e deve, essere fermata“.