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AQUARIUS ,  martedì 08/11/2016

Sul ponte, gli occhi fissi sul binocolo, Antoine Lefebvre, membro della squadra di salvataggio di SOS Méditerranée, scruta l’orizzonte. « E’ il posto che preferisco sulla Aquarius, qui sul ponte. Da qui si ha una visione completa delle operazioni, è qui che si ricevono tutte le informazioni e si ha una vista superba sul mare ». Il giovane marinaio normanno termina il suo turno di « watch » al largo delle coste libiche.

Per due ore, ha sorvegliato la zona di salvataggio in cerca di imbarcazioni di migranti in pericolo. « Delle traversate dei migranti avevo sentito parlare molto in TV, » racconta. «Ma una volta sulla nave, quando si riceve la prima segnalazione, quando si scorge da lontano un gommone bianco, e tutta l’operazione si mette in moto, allora solamente ci si rende veramente conto del dramma che si consuma qui !»

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Posa il binocolo, scoprendo uno sguardo dolce di un blu profondo, che ha conquistato tutto l’equipaggio. Antoine Lefebvre ha 25 anni, è il beniamino del SAR Team, ma ha già più esperienza di altri, è alla sua seconda missione a bordo della Aquarius. « Una volta messo piede sulla Aquarius, ci si affeziona presto. A bordo un legame molto forte unisce le squadre di SOS, di MSF e l’equipaggio della nave, è una nuova famiglia» confessa il giovane marinaio, che aveva già fatto una prima missione lo scorso aprile.

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Durante i salvataggi, Antoine è posizionato sul RHIB1, un dei due gommoni di salvataggio. Il suo compito : distribuire i giubbotti di salvataggio, quindi recuperare ad uno ad uno i passeggeri della imbarcazione in difficoltà. « La parte più difficile è all’inizio della operazione di salvataggio, quando si arriva vicino al gommone, i migranti, che sono in mare da ore, sono nello stesso tempo eccitati e terrorizzati » spiega. « bisogna tentare di riportare la calma, perché se uno di loro cade in acqua, è una tragedia, perché spesso non sanno nuotare ». Per fare fronte ad ogni eventualità, la squadra di soccorritori volontari di SOS Méditerranée si esercita regolarmente, in mare aperto o in porto. « Non si è mai completamente preparati emotivamente a ciò che si vede durante un salvataggio » spiega Antoine.

« Mi ricordo il mio primo salvataggio, abbiamo dovuto trasferire su una barella una persona che aveva perso i sensi. Vedere qualcuno che non reagisce, non sapere se la persona è viva o no…è molto impressionante ». Ci sono anche momenti più felici, come quando « i bambini, senza parole al momento del salvataggio, l’indomani si mettono a giocare sul ponte e restituiscono il sorriso a tutti ».

Antoine, come ogni marinaio, non ama stare in porto. Non si sente veramente bene se non quando la nave è in mare. Prima di impegnarsi con SOS Méditerranée, aveva già una esperienza di volontariato in mare per la protezione dell’ambiente. Con la associazione Sea Shepherd France è andato in missione alle isole Feroe per garantire la protezione delle balene pilota, poi nel Mediterraneo, per lottare contro l’inquinamento da rifiuti plastici, le reti fantasma e la pesca di frodo. « l’essere umano e l’ambiente, per me tutto è legato », spiega l’ambientalista della nave. A bordo, sorveglia che tutti rispettino la pulizia, raccoglie gli imballaggi di plastica dei biscotti energetici, conosciuti anche come PP5, distribuiti da MSF ai rifugiati al loro arrivo sulla nave.

Se c’è una cosa che Antoine non sopporta, è che si inquini il mare, così insegna agli ospiti della Aquarius a rispettare questo equilibrio.

Se intorno a lui non tutti capiscono sempre il suo impegno, Antoine sa che la sua esperienza a bordo della Aquarius ha cambiato la sua visione del mondo. « E’ necessario che i media trasmettano un messaggio differente. I migranti fuggono dai loro Paesi, non sono felici di abbandonare la loro famiglia, non vengono in Europa per rubare il lavoro. Vengono qui per sopravvivere. Bisogna smettere di demonizzare queste persone ! »

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Testo: Mathilde Auvillain

Traduzione: Barbara Amodeo

Photo credits: Andrea Kunkl/SOS MEDITERRANEE

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